Pictet AM: diversificare anche all’azionario internazionale

Gli investitori italiani dovrebbero diversificare di più, allargando il proprio orizzonte all’azionario internazionale. Parola di Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management, che ha parlato a soldi&bluerating degli scenari post voto che si aprono sul fronte degli investimenti in Italia.

Quando, e a quali condizioni, potrebbero presentarsi delle occasioni in questa fase delicata?
Malgrado le diverse connotazioni assunte nei Paesi dell’unione monetaria, una delle prime lezioni della crisi europea è che di fronte al rischio della disintegrazione dell’euro l’azionario e l’obbligazionario dei Paesi “periferici” (Giips) si comportano in modo analogo. Mentre in condizioni di normalità, diversificando tra azioni e bond, è possibile diminuire la volatilità complessiva del portafoglio. Nel regime attuale, Btp e azioni (italiane e non) si muovono spesso nella stessa direzione. Ciò detto, un governo stabile favorirà Borse europee, soprattutto quella italiana, e Btp.

Dunque, a suo avviso, cosa succederà in Italia?
Sono moderatamente ottimista e mi auguro che si possano evitare gli scenari più allarmanti, come nuove elezioni o uno stallo prolungato. La delusione per il “Parlamento bloccato” è già incorporata, e la ricerca di governabilità porterà a oscillazioni non solo negative, ma sarebbe estremamente negativa una situazione in cui la maggioranza o anche solo una parte si facesse portatrice di una spinta antieuropeista. L’Italia potrà discutere con i partner gli indirizzi di politica fiscale comune, ma guai se si percepirà un tentennamento in merito al progetto e agli impegni comunitari: la pressione su Btp, Borse europee ed euro si acuirebbe di molto.

Cosa fare con i propri soldi, in questo momento?

In generale, poiché il rischio di portafoglio proveniente da azioni e obbligazioni italiane si somma, in primis è necessario evitare una concentrazione eccessiva in queste due asset class. Gli italiani devono diversificare allargando il proprio orizzonte all’azionario internazionale. Dal lato del reddito fisso, ormai c’è poco valore nei cosiddetti “core bond”, ossia i titoli – Treasury o Bund – su cui si è riversata grande domanda degli investitori perché considerati sicuri. Nei prossimi anni riteniamo che il loro prezzo possa scendere del 10-15%. Anche i prodotti a spread sono diventati cari (esempio, i corporate bond con rating investment grade). Un po’ meglio gli high yield. Sul fronte americano è necessario fare un po’ più d’attenzione, data la maggiore compressione dei tassi sui Treasury. Quindi noi consigliamo high yield europeo e il debito dei Paesi emergenti (più in valuta locale che in valuta forte). Attenzione, però: per noi queste voci valgono tra il 15% e il 25% del portafoglio. Resta una quota significativa da investire in obbligazioni governative a breve termine o liquidità.

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