Bnp Paribas IP, i mercati europei sono ancora in ritardo rispetto agli Usa

LIEVE RECUPERO PER LE AZIONI EUROPEE – Negli Usa gli indici azionari S&P500 e Dow Jones hanno raggiunto i massimi storici, ricorda Matthieu David, responsabile della distribuzione esterna per l’Italia di Bnp Paribas Investment Partners. “Le azioni europee hanno fatto segnare un lieve recupero, soprattutto per i titoli bancari (penalizzati da un’ondata di vendite dopo il salvataggio di Cipro). Tuttavia, i mercati europei hanno registrato un ritardo rispetto agli Stati Uniti e devono ancora recuperare le recenti perdite. L’allocazione degli attivi resta sostanzialmente invariata”.

L’EFFETTO CIPRO – I mercati finanziari, ha spiegato ancora David, “non hanno sofferto a lungo per la crisi di Cipro o per i timori di eventuali effetti negativi del pacchetto di salvataggio sugli altri Paesi in difficoltà. Al momento però è troppo presto per capire se le misure adottate per Cipro abbiano provocato una fuga dei depositi dagli Stati membri periferici della zona euro”.  Nell’insieme dell’area euro, continua l’esperto, “il credito bancario ha registrato una flessione per il settimo mese consecutivo, mentre la recessione in diversi Stati membri e l’inasprimento delle condizioni creditizie non lasciano prevedere un imminente miglioramento. Il tasso di disoccupazione registrato a febbraio (12%) mette in evidenza i problemi per la crescita della zona euro. Inoltre l’aumento del numero dei senza lavoro potrebbe far diminuire i consensi dell’opinione pubblica nell’accettare le misure di austerità, senza contare che la perdita di competenze professionali potrebbe indebolire il potenziale di crescita”.

USA, I DATI CONFERMANO UNA CRESCITA MODESTA – Nel complesso l’economia Usa ha mostrato una dinamica più solida del previsto, con le vendite al dettaglio che hanno tenuto relativamente bene  e una fiducia dei consumatori tutto sommato robusta. Tuttavia, ha osservato David, “continuiamo a dubitare che questa fase positiva possa continuare: il tasso di risparmio è in flessione sin dalla metà del 2010, e tale andamento è stato favorito dal miglioramento del mercato immobiliare e dall’aumento del patrimonio netto delle famiglie”.

GIAPPONE: L’INDICE PMI IN PRIMO PIANO – In Giappone, l’indice Pmi per il settore manifatturiero ha seguito la tendenza degli altri indicatori prospettici ed è salito oltre quota 50 per la prima volta dal maggio dell’anno scorso. Ma i dati relativi all’inflazione hanno mostrato che la banca centrale del Giappone deve ancora fare molto per raggiungere il nuovo obiettivo del 2%. “Qualora i rendimenti obbligazionari cominciassero a salire al traino dell’inflazione, ciò aggraverebbe i problemi di indebitamento del Giappone. Mentre, nel caso in cui le attese sull’inflazione salissero più dei rendimenti, la banca centrale avrebbe la possibilità di far scendere i tassi reali su livelli negativi rallentando l’aumento del debito. Tuttavia tale esito favorevole è tutt’altro che sicuro”.

CINA: MIGLIORA LIEVEMENTE L’ECONOMIA
– In Cina, i quattro indici pmi sono migliorati e segnalano un’attività economica più vivace rispetto all’estate dell’anno scorso. Questi dati si collocano per lo più su livelli inferiori alle medie di lungo periodo: “continuiamo a credere che la crescita cinese per il momento si sia attestata su un ritmo più lento”.

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