Bini Smaghi (Arca sgr): l’investimento? Strategico e lungo

“L’anno è iniziato bene, con un rinnovato interesse su tutti i fondi della gamma Arca, in particolare per i fondi Arca Cedola, i fondi a rischio controllato e i fondi obbligazionari”. A dirlo è Simone Bini Smaghi, vice direttore generale e responsabile della direzione sviluppo e marketing di Arca sgr.

In generale, dal vostro punto di vista, quali segnali stanno arrivando dal mercato? Che cosa state percependo?
I risparmiatori chiedono soluzioni di investimento efficaci e consolidate. L’offerta di fondi comuni e di servizi deve permettere un’elevata ed efficace diversificazione degli asset dei portafogli dei clienti.

Quali sono le principali sfide e i cambiamenti che l’industria del risparmio dovrà affrontare nei prossimi mesi? Voi, su questo, che idea vi siete fatti?
Il risparmio gestito acquisirà nel corso dei prossimi anni un ruolo sempre più preponderante nella gestione dei patrimoni dei risparmiatori, con particolare attenzione al lungo termine. Una delle sfide maggiori per il futuro dell’industria del risparmio gestito è riuscire a dare una risposta al problema della mancanza di finanziamenti al sistema produttivo. L’investimento di lungo periodo deve ritornare a essere strategico per il Paese, con una particolare enfasi sul fronte alla previdenza complementare, e permettere al sistema produttivo di ricevere fonti di finanziamento che in questo momento il sistema bancario non riesce e non potrà soddisfare per via dei vincoli sempre più stringenti.

A proposito del nostro Paese. Il voto del 24 e del 25 febbraio ha consegnato all’Italia una situazione di stallo, con una sensazione di incertezza sempre più diffusa a tutti i livelli e in tutti i campi. Il blocco sul fronte politico italiano vi preoccupa?
Il Paese ha la necessità di prendere rapide decisioni in campo economico e istituzionale per superare sia la fase di stallo politico sia quella di forte difficoltà economica.

Quindi?
Quindi è necessario uscire dalla fase di incertezza per prendere quei provvedimenti urgenti che il sistema produttivo sta aspettando da troppo tempo, ma anche avviare le riforme istituzionali per permettere al sistema politico di funzionare e le riforme economiche per permettere all’economia di tornare su un sentiero di crescita economica di medio-lungo periodo più sostenuta di quella degli ultimi dieci-quindici anni, senza la quale non ci sarà crescita dell’occupazione e della ricchezza delle famiglie.

Anche alla luce dei più recenti dati macroeconomici, voi come vedete l’Italia nella cornice della crisi europea? Quali sono le vostre previsioni, in questo momento?

La crescita economica dell’Italia è stata negli ultimi dieci anni nettamente inferiore alla media europea e rimarrà tale fino a quando non si faranno quegli interventi strutturali sul sistema produttivo al fine di renderlo più flessibile ed efficace, in modo che possa rispondere alle richieste di chi vuole investire nell’attività d’impresa.

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