M&G: ragionare sui rimborsi degli obbligazionari emergenti

EMERGENTI – Il mercato emergente farà un tonfo oppure no? Se lo chiede nella sua recente analisi Mike Riddell di M&G Investments. “Venerdì 21 giugno dai fondi obbligazionari dei mercati emergenti sono usciti 1,27 miliardi di dollari, come non accadeva dai drammatici giorni del settembre 2011, quando il passatempo preferito dei Paesi periferici dell’eurozona e della Banca centrale europea era il bungee jumping. Il lunedì successivo, il 24 giugno, questo triste primato è stato addirittura superato, con un’emorragia di 1,44 miliardi. Il record giornaliero del 24 giugno non sorprende poi molto: i mercati erano burrascosi, anche per gli standard recenti, e alcune obbligazioni bancarie turche hanno toccato un minimo intraday del 10%”.

LE RAGIONI
– “È andata un po’ meglio il giorno seguente, con un esodo di 1,07 miliardi (ultimo dato disponibile), ma nel complesso i fondi obbligazionari emergenti hanno dovuto rimborsare 3,78 miliardi in appena tre giorni. Molto probabilmente la recente flessione del debito emergente non ha a che fare solo con le dichiarazioni della Federal Reserve“, continua Riddell. “L’asset class è stata fra le più colpite dal grande carry sell-off degli ultimi due mesi e sicuramente contano anche le dinamiche in atto in Giappone e Cina. Il debito emergente offre oggi valutazioni più interessanti di qualche mese fa, il che giustifica un atteggiamento più benevolo verso un’asset class che abbiamo a lungo ritenuto prigioniera di una bolla. Benevolo, non ottimista”.


LE ATTESE
– “Probabilmente è stata solo una scossa, non il Big One. Per quello probabilmente ci vorrà un’accelerazione della crescita e dell’inflazione statunitense ben superiore alle attese o viceversa un rallentamento della Cina molto più marcato del previsto. In tal caso, il debito emergente potrebbe davvero fare un tonfo, e i mercati non sembrano scontare affatto un’eventualità simile. Prima di assumere un atteggiamento veramente ottimista sul debito e sulle valute dei mercati emergenti voglio vedere un sell-off di tutt’altra portata, e in particolare un’impennata dei rendimenti reali. I mercati sviluppati e soprattutto gli asset in dollari Usa hanno maggiori probabilità di rialzo”, conclude Riddell, “e la mente va all’infausto binomio spesso osservato in passato fra le fasi di vigore del biglietto verde (1978-1985, 1995-2002) e le crisi dei mercati emergenti”.

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