Assogestioni, ecco l’identikit del sottoscrittore di fondi comuni

UN SETTORE CHE INVECCHIA – Continua a salire l’età media del sottoscrittore tipo di fondi comuni di investimento di diritto italiano, che dal 2002 al 2012 è passata da 52 a 57 anni. Mentre le donne si stanno lentamente facendo strada nel settore degli investimenti e del risparmio gestito, arrivando a rappresentare alla fine dello scorso anno circa il 44% dei sottoscrittori. È quanto emerge dall’ultimo “Quaderno Assogestioni” dedicato ai sottoscrittori dei fondi comuni italiani 2002-2012, che mostra nel corso del decennio un dimezzamento dell’incidenza del numero dei sottoscrittori sulla popolazione residente, passato dal 16% all’8,4%.

LA CONCENTRAZIONE DEL PATRIMONIO – In particolare, oltre la metà del patrimonio complessivo investito in fondi di diritto italiano risultava detenuto a fine 2012 solo da 500mila sottoscrittori, il 10% dei 5,1 milioni di soggetti titolari di almeno un fondo comune in portafoglio. Non solo. Secondo lo studio firmato da Alessandro Rota e Riccardo Morassut, dell’ufficio studi Assogestioni, oggi meno del 6% degli individui di età compresa tra i 26 e i 35 anni investe in fondi, valore che sale sopra il 9% tra i 36 e i 45 anni e poi al 12% nella fascia compresa fra i 46 e i 55 anni, per attestarsi sopra il 13% fino ai 75 anni, età oltre la quale il valore tende a ridursi leggermente.

IL RECENTE BOOM DEGLI OBBLIGAZIONARI
– Ma cosa scelgono questi investitori? Anche il quaderno sui sottoscrittori conferma il buon momento dei prodotti obbligazionari, oggi molto presenti nelle scelte degli investitori italiani, che “hanno subito un’ulteriore impennata nell’ultimo anno, grazie soprattutto al crescente successo riscosso dai fondi obbligazionari a cedola/target date”. Da segnalare poi l’erosione subita dagli investimenti azionari e da quelli bilanciati, che a fine 2012 contavano rispettivamente meno del 15% e del 5% nei portafogli dei sottoscrittori. Discorso diverso, infine, per i fondi flessibili, che a partire dal 2006 si sono rapidamente diffusi come prodotti di asset allocation “completi” e a fine 2012 rappresentavano la scelta principale per il 20% dei sottoscrittori.

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