Raiffeisen Capital Management, un’analisi a tutto tondo sui mercati emergenti

IL PANORAMA GLOBALE – Le perdite di azioni e obbligazioni a maggio sono state soltanto il preludio di un rapido movimento verso il basso a giugno. Lo scrivono gli esperti di Raiffeisen Capital Management nel report di luglio dedicato, appunto, ai mercati emergenti. L’indice Msci-Emerging Markets ha perso oltre il 6% e dall’inizio dell’anno ha già perso il 10% circa, ricordano gli esperti. Fattori scatenanti sono stati, in generale, le dichiarazioni della Federal Reserve e le sempre maggiori preoccupazioni sulla congiuntura cinese. Se le condizioni del mercato dovessero rimanere invariate, la Federal Reserve ha promesso un ridimensionamento anticipato degli ingenti acquisti di bond, che attualmente ammontano a 85 miliardi di dollari americani ogni mese.

GRADUALE MIGLIORAMENTO
– Finora i dati congiunturali e gli indicatori anticipatori segnalano un graduale miglioramento della situazione economica mondiale e questo, prima o poi, avrà un effetto positivo anche sulle economie dei mercati emergenti. “È vero che ci aspettiamo un rallentamento economico anche per la Cina“, scrivono gli esperti, “ma certamente non un crollo dell’economia ed eventuali problemi all’interno del sistema finanziario dovrebbero, dal punto di vista odierno, essere assolutamente gestibili per il Paese. Un aumento dei tassi dei titoli di Stato americani a lunga scadenza e la paura che anche i tassi sui bond a breve possano forse salire prima delle attese hanno spinto molti investitori a liquidare le posizioni nei mercati emergenti, che negli anni passati erano state finanziate con prestiti a breve in dollari americani. I conseguenti flussi di capitale – fuori dalle valute dei mercati emergenti e dentro al dollaro – hanno messo sotto pressione le valute locali, cosa che in parte ha comportato ulteriori vendite da parte degli investitori. Al momento non ci aspettiamo però che da ciò nasca una crisi valutaria. La maggior parte dei Paesi emergenti dispone oggi di riserve in valuta estera notevolmente superiori al passato e dovrebbero essere in grado di contrastare svalutazioni incontrollate”.

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