Axa IM: ecco a che punto siamo un anno dopo il discorso di Draghi

DOVE ERAVAMO E DOVE SIAMO – Quasi un anno fa, faceva il giro del mondo il discorso tenuto dal presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, durante una conferenza a Londra, in cui affermava che avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l’euro. “Quella dichiarazione ha segnato il picco dei premi al rischio sui mercati dei titoli di Stato dell’area euro e il momento di massima frenesia nell’acquisto di titoli sovrani di alta qualità, considerati un ‘porto sicuro’, dall’esterno dell’eurozona”. Lo dice nel commento settimanale sul mercato obbligazionario Chris Iggo, cio fixed income di Axa Investment Managers. A un anno dal discorso di Draghi, i rendimenti dei titoli sovrani periferici sono molto più bassi.

I TITOLI DI STATO – “Quelli dei titoli di Stato core sono saliti ma meno rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito. Il bilancio della Banca centrale europea ha già iniziato a ridursi perché buona parte dei finanziamenti Ltro è stata ripagata dalle banche europee, che a loro volta hanno rafforzato i loro bilanci. Questa ‘strategia di uscita’ non sta causando uno stress eccessivo sui mercati europei, dal momento che le banche hanno tantissimo tempo per restituire i finanziamenti ricevuti dalla Banca centrale europea. Nel frattempo, la Federal Reserve ha cercato di comunicare i suoi piani per chiudere il quantitative easing, operazione non semplice fino ad oggi poiché i rendimenti dei Treasury sono saliti drasticamente da maggio. È probabile che la Fed inizi a ridurre il quantitative easing nel secondo semestre dell’anno, così che il bilancio smetterà gradualmente di espandersi”.

IL DISCORSO DI BERNANKE – Mercoledì, intanto, nella testimonianza semestrale di fronte alla commissione bancaria del Congresso, il numero uno della banca centrale americana Ben Bernanke ha spiegato che la Federal Reserve resta del parere che le misure straordinarie di stimolo disegnate per il rilancio della crescita e a sostegno della liquidità Usa debbano essere rimosse. Intende quindi cominciare a ridurre l’importo del programma di quantitative easing nel corso dell’anno e porvi termine entro metà 2014, garantendo però la massima flessibilità, dal momento che modi e tempi della cosiddetta “exit strategy” dipendono dalle evoluzioni sulla scena economica e finanziaria.

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