Consultinvest: Msci e azioni Cina, cosa cambia?

AZIONI CINESI NEGLI INDICI EMERGENTI – La settimana scorsa MSCI, dopo un lungo processo di consultazione con gli operatori, ha annunciato che a partire da maggio 2018, in due fasi, verranno incluse 222 azioni cinesi di classe A negli indici emergenti, spiega una nota di Consultinvest. Ricordiamo che le azioni di Classe A sono le azioni di società con sede legale in Cina che sono trattate sulla Borsa di Shenzhen o Shanghai e che quotano in renminbi (yuan cinese). Queste azioni possono essere acquistate anche da investitori stranieri che hanno ottenuto una quota (QFII o RQFII) di titoli trattabili o tramite il collegamento tra la borsa di Hong Kong e le borse domestiche cinesi (Stock Connect Program). Tutte le principali società di gestione avevano già ottenuto negli anni scorsi, prima che lo Stock Connect fosse attivo, una quota QFII. Le azioni di classe H sono invece quelle quotate a Hong Kong e denominate in Dollari di Hong Kong, mentre le red chip sono le azioni quotate sulla borsa di Hong Kong, con sede legale non in Cina, ma che sono controllate o che realizzano la maggior parte del fatturato in Cina.

EFFETTO MODESTO – L’effetto sugli indici sarà piuttosto modesto. Il peso della Cina nell’indice MSCI All Country World (tutti i paesi sviluppati e emergenti secondo MSCI) aumenterà di 0.1% a 3.2%, nell’indice dei mercati emergenti arriverà a circa 29.3% con un aumento di 0.7% e nell’indice MSCI Asia Pacifico a circa 33.5% con un aumento di 0.8%. Infine sull’indice MSCI China le azioni di classe A avranno un peso di 1.3% a regime. L’effetto pratico sui mercati a regime sarà probabilmente limitato per i gestori attivi, dato che molti già investivano sulle azioni di classe A che ritenevano più interessanti tramite la quota QFII o il link con la borsa di Hong Kong, anche se le azioni non erano incluse negli indici MSCI. Per quei fondi o gestori che non utilizzavano ancora le classi A, sarà necessario adeguare la documentazione di offerta o ampliare i mandati di gestione perché includano anche le azioni domestiche.  I prodotti a gestione passiva e gli ETF dovranno invece adeguare i loro investimenti (nel 2018) e per loro sarà una scelta obbligata e nuova, dato che hanno come obiettivo la replica dell’indice. Quindi all’avvicinarsi della data di inclusione ci potrebbero essere degli effetti positivi sulle azioni di Classe A per l’incremento di domanda. Un effetto invece che potrebbe essere di maggiore portata sarà una maggiore convergenza delle quotazioni delle diverse classi, nel caso una società cinese abbia più classi di azioni quotate. La decisione, di cui si parlava da tempo, è più che altro un riconoscimento del fatto che il mercato domestico cinese si sta gradualmente aprendo agli investitori internazionali. Ci vorranno ancora molti anni prima che il mercato domestico sia completamente aperto agli investitori esteri e adeguato agli standard internazionali, e di conseguenza sia incluso interamente nei vari indici. Per completezza di informazione nella revisione periodica degli indici, MSCI ha comunicato che avvierà una consultazione per valutare se includere l’Arabia Saudita tra i mercati emergenti e ha confermato che l’Argentina è nella lista di paesi che potrebbero entrare tra i mercati emergenti. Una decisione di cui si parla di meno, ma che potrebbe avere effetti ben più rilevanti, sarebbe ad esempio la “promozione” della Corea all’indice dei paesi sviluppati, da quello dei paesi emergenti dove pesa circa il 15%. Da questo si capisce come il semplice spostamento di un paese da un indice ad un altro o l’inclusione di un nuovo paese sono decisioni che possono avere degli impatti anche molto significativi sui mercati, data l’enorme massa di prodotti indicizzati passivamente agli indici e di prodotti a gestione attiva che si confrontano con gli stessi indici, conclude la nota di Consultinvest.

 

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