Alex Johnson (Bnp Paribas IP): puntare sul debito, ma diversificando

DIVERSIFICARE L’ESPOSIZIONE – Puntare sul debito può dare i suoi frutti. A certe condizioni: essere dinamici, diversificare l’esposizione in base alla tipologia delle obbligazioni, delle scadenze, degli emittenti e investire sui mercati mondiali. Alex Johnson (nella foto), head of absolute return fixed income strategies Fftw-Bnp Paribas Investment Partners e gestore del Parvest V350 (Bnp Paribas IP) racconta a BLUERATING le opportunità di investimento attuali e commenta lo scenario macroeconomico. Il fondo absolute return in oggetto, che ha masse in gestione pari a 240 milioni di euro, ha la volatilità obiettivo fissata in una banda di 350 punti base misurati in base alla deviazione standard annualizzata della performance.

Negli Stati Uniti l’ipotesi di default si fa realistica se non ci riuscirà a mettersi d’accordo sul fatto di innalzare il tetto del debito entro il 17 ottobre. Nello scenario più drammatico, si avrebbero tassi di interesse in crescita, il crollo del dollaro, il Paese declassato dalle agenzie di rating e i mercati del globo al collasso con una crisi finanziaria anche peggiore di quella del 2008. Quanto è realistico questo scenario?
È molto improbabile un vero e proprio default americano. Alla fine, la conclusione più probabile sarà un accordo tra le parti. È da notare che il governo federale non finirà i fondi il 17 ottobre. Il Tesoro non perde la propria capacità di emettere maggiore debito rinnovando le emissioni esistenti mano a mano che giungono a scadenza. Il tetto del debito (debt ceiling) è stato raggiunto, il problema principale è che non può essere aumentata la soglia. Mentre negli Usa esiste un deficit strutturale, gli esperti prevedono che il 30 ottobre sia la data in cui il Tesoro non sarà più in grado di soddisfare tutti gli obblighi. Tuttavia, è chiaro che tutti gli sforzi andranno nella direzione di pagare in primis gli obblighi di debito e le obbligazioni degli Usa non hanno la clausola di cross-default. Probabilmente, questo complica la situazione, perché in questo caso il 18 ottobre non sembra molto diverso dal 17 ottobre come data ultima, lasciando i legislatori senza la “tensione” necessaria per trovare la risoluzione entro due settimane. Ma vogliamo far notare che questo non sarà lo scenario più probabile. Anche se lo scenario peggiore dovesse avverarsi cioè il “default tecnico”, non è detto che i tassi d’interesse aumenteranno e che il dollaro perda di valore, perché probabilmente gli Usa beneficeranno ancora dello status di porto sicuro.

Cosa sta già accadendo nel mercato dei titoli di Stato americani?
Che i titoli che scadono il 17 e il 24 ottobre hanno delle valutazioni a sconto di 10 punti base rispetto a quelli che scadono un mese dopo. Il motivo principale consiste nel fatto che gli investitori vorrebbero evitare di possedere titoli che presentano un rischio elevato. I titoli Usa con scadenze post 17 e 24 ottobre presentano valutazioni più alte perché beneficiano ancora dello status di porto sicuro, con un rischio molto ridotto di avere a che fare con situazioni di mancati pagamenti delle cedole. In sintesi è molto evidente la dinamicità del concetto di flight to safety, ovvero fuga verso i titoli e le scadenze più sicure. Ciò è anche evidente nel calo dei rendimenti. Il dollaro Usa continua a essere debole ma questo è collegato alla decisione della Fed di non aver iniziato ancora il cosiddetto tapering, e gli investitori continuano a sfruttare questa situazione. Per concludere, è molto difficile che si avveri lo scenario descritto, ma se dovesse succedere, non è detto che il risultato sia per forza negativo nel breve termine per chi investe nelle obbligazioni Usa.

I tassi ufficiali Usa saliranno nel 2014?
È poco probabile. Ma prima o poi succederà e gli investitori dovranno accettare di essere molto flessibili e dare la possibilità, a chi gli gestisce il portafoglio, di sfruttare al meglio i range di duration, e perfino andare short. Detto questo, un contesto di tassi di interesse in rialzo, sulla base di dati macroeconomici attesi in miglioramento, è tradizionalmente favorevole ai cosiddetti asset rischiosi (al contrario di attività prive di rischio, come i titoli di Stato), come il debito societario. La sfida, sul breve termine, è gestire il periodo di doppia incertezza: già è complesso identificare quando e come la Federal Reserve cambierà politica. Ora si è aggiunto pure il macroscopico punto di domanda sulla questione fiscale. È un luogo comune ma i mercati odiano l’incertezza.

Dal punto di vista dell’investitore, a cosa conviene guardare sul fronte del reddito fisso?
All’interno di reddito fisso, piuttosto che cercare di selezionare un settore in particolare, riteniamo gli investitori dovrebbero essere alla ricerca di uno stile. Le strategie di carry trade dovrebbero offrire buone performance ma il rischio idiosincratico (il cosiddetto “stock-specific” risk) probabilmente sarà più alto nel 2014 rispetto a quanto è stato di recente. Ecco perché, a nostro avviso, mentre ha avuto efficacia negli ultimi anni considerare l’asset class solamente sulla base di un approccio top-down, potrebbe non averne altrettanta nel futuro. Ci sono molte opportunità sul fronte del credito, degli high yield, dei mercati emergenti, degli Us mortgage, del cambio, e sì, dei tassi di interesse e dell’inflazione. Oggi, anziché cercare di scegliere uno o due dei temi sopra indicati, è tempo di puntare sulla flessibilità.

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