Prisma sgr, tutti i rilievi di Bankitalia

LE RAGIONI DELLA MULTA – Cosa ha contestato Banca d’Italia a Prisma sgr (qui la notizia), guidata da Alberto Carpani (nella foto a destra) e all’epoca dei fatti contestati controllata da Roberto Villa (ex presidente della Richard Ginori 1735, recentemente fallita) al 60% circa tramite la Jallerops? Dopo una lunga ispezione condotta fra maggio e agosto 2012, l’istituto centrale ha fatto pervenire agli organi esecutivi di Prisma sgr una serie di contestazioni formali che sono sfociate nella recente pesante sanzione, nonostante la società avesse fatto le sue controdeduzioni. Gli ispettori di Banca d’Italia hanno sollevato tutta una serie di criticità sulla governance della sgr che colpiscono in prima battuta l’operato dell’amministratore delegato, in seconda istanza quello del collegio sindacale e in parte quello dei componenti il consiglio d’amministrazione.

TUTTI I DETTAGLI
– La vigilanza ha rilevato anzitutto come “in un quadro di esaurimento delle gestioni in in delega, l’espansione nel settore degli oicr immobiliari con l’acquisizione di Zero sgr (dalla Fimit di Massimo Caputi, n.d.r.), perfezionata nel luglio 2011, non è stata affiancata a più di un anno dall’operazione dalla predisposizione di presidi organizzativi e di controllo adeguati alla mutata complessità dell’attività”, così come “carente” è anche la pianificazione strategica. Inoltre il patrimonio di vigilanza risulta “sensibilmente inferiore a quanto preventivato: 1,1 milioni di euro invece che di 5,4 a motivo dell’errata quantificazione dell’avviamento”, quindi “non risulta idoneo a garantire un sufficiente margine a fronte dei rischi aziendali”. Di più: “non sono state sufficientemente vagliate le problematiche connesse all’elevata esposizione creditoria (41% dell’attivo di bilancio 2011) per commissioni di gestione risalenti fino al 2009 nei confronti del Fondo Due, in situazione di grave difficoltà finanziaria”.

ALTRE CONTESTAZIONI
– Ma poi Banca d’Italia ha puntato soprattutto il dito contro il “contesto caratterizzato da significativi legami tra il titolare effettivo della società, Villa, ed esponenti aziendali, in considerazione delle cariche ricoperte da questi ultimi in altre società riconducibili al primo, la fisiologica dinamica di formazione della volontà sociale è risultata talora costituirsi al di fuori delle sedi preposte, ostacolando anche il pieno dispiegarsi del ruolo di indipendenza che va riconosciuto al presidente”. E Banca d’Italia, a proposito di tali anomali situazioni che evidenziano un conflitto d’interessi, fa in particolare riferimento “agli accordi stipulati per l’acquisizione di Zero sgr che hanno visto interventi di Villa, dell’a.d. e del coniuge di quest’ultimo, non debitamente comunicati al consiglio dagli esponenti coinvolti”. Fra le diverse operazioni nel mirino di Banca d’Italia quella effettuata dalla moglie di Carpani nel luglio 2011 comprando “con un significativo sconto sul prezzo” un credito per utili non distribuiti vantato da Feidos, holding di Caputi, nei confronti di Prisma quando questa era già proprietaria di Zero: l’operazione fu comunicata al cda di Prisma sgr solo nel giugno scorso. Oppure la consulenza prestata da Prisma sgr alla Lariano Srl, già Gdp sim di cui Villa era socio e Carpani amministratore delegato, sulla base di un contratto del luglio 2011 portato nel board di Prisma sgr solo un anno dopo.

RISCHI OPERATIVIBanca d’Italia ha poi rilevato in Prisma sgr come “l’assetto organizzativo è connotato da carenze sia nella macrostruttura sia negli aspetti procedurali, che espongono l’azienda a rischi operativi”, inoltre “l’efficacia dei presidi delle funzioni di controllo è risultata indebolita dalla revisione del loro assetto, finalizzata al contenimento dei costi” ma “la valutazione degli asset immobiliari operata dalla sgr non tiene conto della specificità dei fondi cui appartengono ed è scarsamente critica nei confronti delle metodologie utilizzate dagli esperti indipendenti”. Infine, “l’istituzione di nuovi fondi, anche nei casi in cui è stato avviato il periodo di sottoscrizione, non è stata accompagnata, come previsto dalla normativa interna, da verifiche di conformità e spesso dalla redazione del business plan” fino alle “procedure e prassi adottate” che “non sempre garantiscono una compiuta osservazione della normativa in materia di antiriciclaggio”.

Ecco il frontespizio del rapporto ispettivo.

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