Bnp Paribas IP, ecco perché il taglio dei tassi non servirà a evitare la deflazione

LA MOSSA DELLA BCE – L’inflazione sorprendentemente bassa nell’area dell’euro ha alimentato sui mercati attese febbrili di un’imminente riduzione dei tassi di riferimento. Queste voci hanno poi trovato conferma con l’annuncio di Mario Draghi, presidente della Bce, che ha abbassato il tasso d’interesse allo 0,25%, record storico negativo. Come conseguenza, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners, l’euro ha segnato una netta flessione. “In prospettiva, una decisione di questo tipo aiuterebbe i Paesi periferici dell’Eurozona che presentano tassi d’interesse relativamente elevati, ma un ulteriore sostegno monetario da parte della Bce potrebbe avere effetti solo lievemente positivi sulle azioni europee”.

UNA POSIZIONE SHORT SULL’EURO – Al momento, ha precisato Tardino nella strategia settimanale sui mercati di Bnp Paribas IP, “deteniamo una posizione short sull’euro rispetto al dollaro, che dovrebbe rafforzarsi quando la banca centrale Usa inizierà a ridimensionare gli acquisti di attivi nell’ambito del QE3. Tenendo conto della debolezza dell’inflazione, a nostro avviso il deprezzamento dell’euro potrebbe rientrare nelle azioni necessarie per favorire la crescita, e una politica espansiva da parte della Bce potrebbe favorire tale andamento”.

ZONA EURO: INFLAZIONE BASSA – “Un’inflazione bassa non è un fenomeno raro nell’area dell’euro, come ad esempio è stato osservato nel 2009 quando i prezzi del greggio si sono dimezzati. Attualmente, l’economia è in ripresa, ma dopo due recessioni in quattro anni, vi è un notevole eccesso di capacità produttiva e la disoccupazione si colloca al livello record del 12,2%. Pertanto, il rischio di deflazione è ancora attuale, in particolare poiché i costi salariali nei Paesi periferici presentano margini per ulteriori aggiustamenti. La questione è se un taglio dei tassi possa contribuire a evitare la deflazione: i nostri analisti ne dubitano. Una riduzione del costo del denaro non avrebbe effetti rilevanti sull’economia né sarebbe in grado di indurre improvvisamente le banche a concedere prestiti. Al momento gli istituti di credito hanno altre preoccupazioni, e in particolare puntano a consolidare i propri bilanci in vista dell’ampia revisione della qualità degli attivi programmata dalla Bce. Detto questo, bisogna aggiungere che secondo l’ultima indagine condotta dalla Bce le banche che hanno inasprito i criteri per la concessione di prestiti sono poche e la domanda di credito non è in miglioramento. Questi fattori depongono a sfavore di un taglio dei tassi”.

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