Bnp Paribas IP, continuiamo ad apprezzare le azioni dei Paesi emergenti

LA PROSSIMA RIUNIONE DELLA FED – Malgrado la pubblicazione di dati economici complessivamente positivi, nel corso della settimana i mercati azionari hanno registrato una flessione. A nostro avviso, spiega Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP, tale andamento è riconducibile soprattutto al fatto che il rafforzamento dell’economia USA ha fatto salire la probabilità di una riduzione degli acquisti di attivi da parte della Federal Reserve. La prossima riunione del Comitato di politica monetaria della Federal Reserve è in programma per il 17 dicembre: non è affatto certo che in quella data verrà annunciato l’avvio della riduzione del QE e un’eventuale decisione dipenderà in parte dai dati del rapporto sul mercato del lavoro, attesi per il 6 dicembre. Le prospettive per la politica fiscale negli USA rappresentano un altro fattore in grado di influenzare questa decisione. Una commissione parlamentare dovrebbe presentare una bozza dei provvedimenti da adottare a metà dicembre, ma le notizie trapelate sui progressi della commissione sono state contrastanti. L’incertezza sull’esito dei lavori della commissione potrebbe sconsigliare alla Federal Reserve di annunciare il cosiddetto tapering (ovvero il ridimensionamento del QE). Già in settembre, infatti, questa è stata una delle ragioni che hanno indotto la banca centrale USA a desistere. I mercati potrebbero adottare un atteggiamento attendista, suscettibile di limitare i rialzi nel breve periodo e pertanto, l’allocazione degli attivi resta invariata. 

USA: MIGLIORANO GLI INDICATORI PROSPETTICI – L’indice manifatturiero USA dell’Institute of Supply Management’s (ISM) ha registrato un notevole miglioramento negli ultimi sei mesi. I progressi sono stati generalizzati, con rialzi in varie componenti dell’indice: produzione, nuovi ordinativi e occupazione. La componente relativa alle scorte non ha segnalato livelli eccessivamente elevati, placando i timori dei mercati sorti dopo che i dati sul PIL del terzo trimestre avevano mostrato forti incrementi. Nell’ambito del Leading Economic Index, varie componenti – ordinativi di beni capitali, fiducia del consumatori, nuove richieste di sussidio di disoccupazione, curva dei tassi e mercati azionari – hanno mostrato dati contrastanti. Negli ultimi tempi, i nuovi ordinativi sono stati deboli, ma le nuove inchieste di sussidio sono scese e i mercati azionari si sono comportati bene. Al contrario, l’indice ISM non manifatturiero ha registrato una flessione. Non abbiamo modificato le previsioni di un modesto rafforzamento della crescita per il 2014. La fiducia delle piccole imprese, infatti, si è indebolita e quella dei consumatori si attesta su livelli relativamente bassi. La riduzione del debito delle famiglie è andata avanti e il deficit di bilancio USA si è ridotto, ma non riteniamo che l’economia USA si trovi nell’imminenza di una nuova fase di forte crescita dell’indebitamento.

ZONA EURO: GLI INVESTIMENTI POTREBBERO TRAINARE LA CRESCITA NEL 2014 – Nell’area dell’euro, la scomposizione dei dati relativi al PIL del terzo trimestre mostra un peggioramento dell’interscambio netto: da positivo nel secondo trimestre a negativo nel terzo, con una frenata della crescita delle esportazioni e una tenuta dell’import. In prospettiva, ciò lascia pensare che sarà più difficile ottenere un miglioramento dell’avanzo commerciale. Fatta questa premessa, dobbiamo aggiungere che un deprezzamento dell’euro – atteso dai mercati – potrebbe contribuire positivamente. La domanda interna è in miglioramento, soprattutto grazie alla crescita più sostenuta degli investimenti societari. Tale andamento potrebbe segnalare l’avvio di una tendenza al rialzo che tuttavia, tenendo contro della debolezza dell’economia, potrebbe rivelarsi di modesta entità. Ad ogni modo, riteniamo che gli investimenti potrebbero rappresentare una fonte di crescita economica nel 2014. Anche gli altri dati sono stati contrastati: i consumi sono saliti per il secondo trimestre consecutivo, ma paiono ancora abbastanza deboli. La disoccupazione è scesa per la prima volta dall’aprile del 2011, ma rimane elevata. Negli ultimi tempi poi, il rafforzamento della fiducia dei consumatori ha ristagnato e la crescita dei redditi è stata appena sufficiente a compensare l’inflazione. I consumi, quindi, sono ancora in ritardo nella ripresa dell’Eurozona.

PMI GLOBALI: MIGLIORAMENTO GENERALE – Gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) hanno seguito una tendenza positiva a livello globale, con la sola eccezione di Francia e Spagna. Questa flessione è stata compensata dal miglioramento in Germania e dalla sorpresa positiva dell’Italia. Da notare, inoltre, la persistente solidità dei Paesi Bassi malgrado la debolezza del mercato dell’edilizia residenziale. L’agenzia di valutazione Standard & Poor’s di recente ha declassato il rating dei titoli di Stato olandesi – da AAA a AA+ – soprattutto a causa della fiacca crescita economica del Paese. L’ultimo PMI manifatturiero del Paesi Bassi è risultato il più elevato di tutti i Paesi dell’area dell’euro, ma in generale i PMI dell’area non segnalano una forte crescita. Il PMI manifatturiero globale è si attestato sui livelli più alti registrati dall’inizio del 2011: i rialzi sono guidati dal Regno Unito, ma vi sono stati miglioramenti in India, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Sudafrica e Turchia.  In base a questi dati siamo arrivati a due conclusioni. La prima è che la crescita globale sta migliorando ma non è ancora robusta. La seconda è che i timori dei mercati di un brusco rallentamento dei Paesi emergenti sono eccessivi, dato che per vari trimestri hanno fatto segnare in media un’espansione del 5%. Su base relativa, la crescita dei Paesi avanzati è in ripresa, ma le economie emergenti dovrebbero ancora registrare tassi di espansione più elevati e offrire margini più ampi di rialzo dei profitti e dei multipli di marcato. Continuiamo a valutare positivamente le azioni dei Paesi emergenti.

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