Tenani (Schroders): “Pir? Nessuna bolla, multipli interessanti”

Il fondo Schroder ISF Italian Equity lanciato nel 1996 e che vanta una sovraperformance annua del 5,4% rispetto al FTSE Italia All Share da allora, dal 3 luglio è diventato formalmente un investimento idoneo per essere inserito in un Piano Individuale di Risparmio (PIR). La filosofia di gestione, già da tempo in linea con i criteri PIR, rimane sostanzialmente invariata e rispetta i vincoli imposti dalla normativa. “Rendere Schroder ISF Italian Equity PIR-compliant è stato per noi un passo naturale”, commenta Luca Tenani (nella foto), Country Head Italy – Asset Management, Schroders.

Ci può spiegare nel dettaglio quali sono le sue caratteristiche?
Con un solido track record di oltre 20 anni, Schroder ISF Italian Equity investe nel mercato azionario italiano con approccio stock picking. La strategia d’investimento punta a una selezione rigorosa dei singoli titoli, a prescindere dal settore di appartenenza: analizziamo i fondamentali, incontriamo periodicamente il management delle aziende e confrontiamo il potenziale dei titoli con le rispettive quotazioni, per concentrarci sui nomi che a nostro avviso presentano valore ancora inespresso. A tale proposito, quello delle aziende a piccola e media capitalizzazione è sempre stato un segmento cui attingere per noi molto interessante, ricco di quelli che chiamiamo “gioielli nascosti”: società di alta qualità ma in molti casi non valutate correttamente dal mercato. La filosofia di gestione è quindi già da tempo in linea con i criteri PIR e renderlo tale è stato per noi un passo naturale. Attualmente il portafoglio conta 40 titoli, con il 31,8% investito su nomi quotati al di fuori dell’indice FTSE MIB.

Non sono in pochi però a parlare di possibile bolla speculativa attorno ai Pir: cosa ne pensa?
Ci sembra prematuro parlare di bolla. I multipli restano interessanti e riteniamo che l’offerta abbia spazio per crescere. Mi aspetto che il successo dell’iniziativa faccia da volano alle altre PMI interessate alla quotazione in Borsa, che potranno vedere riconosciute dal mercato le proprie potenzialità. È quindi auspicabile che, insieme alla crescita della domanda, si assisterà a un incremento dell’universo investibile nei vari segmenti di mercato.

Il periodo estivo è spesso caratterizzato da bassi volumi di scambio e si assistono ad accelerazioni solitamente ribassiste: come affrontare al meglio questi mesi?
A nostro avviso i mercati azionari europei e dei Paesi Emergenti offrono ancora interessanti opportunità. In Europa infatti, nonostante l’apprezzamento dell’euro, gli utili sono nettamente migliorati, la politica monetaria resta espansiva e le valutazioni continuano ad apparire allettanti. Per quanto riguarda l’azionario emergente, dovrebbe beneficiare della ripresa a lungo termine dei settori ciclici e attualmente è sostenuto dalla debolezza del dollaro USA e da valutazioni favorevoli. Sul fronte obbligazionario, riteniamo che le opportunità vadano ricercate nei settori a spread, affidandosi a soluzioni che investono nel credito con un approccio attivo e selettivo. Detto questo, è naturale che il suggerimento di base sia quello di astrarsi possibilmente da logiche di breve periodo e di abbracciare orizzonti di più ampio respiro, affinché gli investimenti esprimano il loro potenziale.

A quali novità e progetti state lavorando per la seconda parte dell’anno?
A settembre ripartiamo con il nostro roadshow di 40 tappe sul territorio italiano per incontrare i consulenti finanziari e confrontarci su tematiche economiche e d’investimento. Con due round nel corso dell’anno, è ormai un appuntamento fisso nella nostra agenda e in quella dei nostri distributori. Nella prossima edizione, parleremo delle opportunità offerte dal credito e dai mercati emergenti e dedicheremo uno spazio a un investimento alternativo/tematico che punta sulle cosiddette “Global Cities”. Sono quelle che noi definiamo le “città del futuro”, perché motori di crescita economica, demografica, culturale e quindi più ambite dagli investitori Real Estate di tutto il mondo. Nei prossimi mesi intendiamo inoltre dare evidenza alle nostre capability nell’ambito ESG (Environmental, Social, Governance), criteri che riteniamo debbano essere integrati nel processo d’investimento in ogni asset class. Il principio alla base è che i cambiamenti ambientali, i trend demografici, le diseguaglianze sociali rappresentano delle sfide cruciali per tutti i tipi di aziende, a ogni latitudine. Solo le società che sanno strutturarsi per gestirle, adeguando di conseguenza i loro comportamenti e la loro governance, riusciranno a emergere e a generare valore nel lungo periodo per i loro investitori.

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