Euro: il mercato voleva qualcosa in più

IL MEETING BCE DEL 6 FEBBRAIO – Dal meeting della Bce del 6 febbraio non sono emerse molte notizie. Nel corso della riunione non è stato deciso alcun cambiamento del tasso refi (0,25%) o del tasso di deposito (0%) e nella seguente conferenza stampa di Draghi non sono emerse nuove informazioni. L’euro è salito sulla scia dei titoli che affermavano “nessun cambiamento”, indicando che il mercato si aspettava una risposta più definitiva al contesto di bassa inflazione dell’Eurozona.

IL COMMENTO DI SARA YATES – Commenta Sara Yates, Vice President – Global FX Strategist di J.P. Morgan Private Bank: “Continuiamo a ritenere che la bassa inflazione non richiederà una risposta da parte della BCE. Infatti, in assenza di cambiamenti dei tassi di cambio, la bassa inflazione fa parte dell’adeguamento necessario per ripristinare la competitività dell’Eurozona. Di conseguenza, riteniamo che la BCE agirà solo se la tendenza al ribasso dell’inflazione venisse ristabilita. Riteniamo però che questo sia poco probabile finché le PMI dell’Eurozona continuano a mostrare buoni risultati”. E aggiunge: “Un inasprimento ingiustificato delle condizioni di mercato monetario resta, a nostro parere, il più probabile motivo per cui la BCE potrebbe allentare ulteriormente la politica. Finora, abbiamo visto il taglio del tasso refi come lo strumento preferito dalla BCE per allentare la politica. Riteniamo che ciò potrebbe essere negativo per l’EURO nel breve termine. Tuttavia, il recente fallimento della Bundesbank nel negare le indiscrezioni stampa secondo cui sarebbe favorevole a interrompere la sterilizzazione del portafoglio di obbligazioni governative in mano alla Bce, indica che questo potrebbe anche essere una possibilità praticabile per la BCE. Se venisse messa in pratica, questa possibilità aumenterebbe il surplus di liquidità nell’Eurozona e avrebbe un più duraturo impatto sull’EURO. Restiamo moderatamente ribassisti sul cambio EUR/USD, con target dell’1,33 in un anno”.

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