Bnp Paribas IP, i rendimenti obbligazionari tornano a salire

MERCATI FINANZIARI PIU’ STABILI – Dopo aver perso costantemente terreno da inizio anno, questa settimana i mercati finanziari si sono stabilizzati, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners. “Intanto, Janet Yellen, nella sua prima audizione davanti al Congresso degli Stati Uniti come presidente della Federal Reserve ha ribadito la continuità della politica monetaria: ovvero la riduzione degli stimoli monetari continuerà. I rendimenti obbligazionari stanno registrando un graduale rialzo, ma abbiamo mantenuto la posizione globalmente sovrappesata nei mercati azionari internazionali, nel segmento delle obbligazioni societarie high-yield e nel debito emergente denominato in dollari”.

LA SITUAZIONE REALE – All’inizio dell’anno le nostre previsioni erano abbastanza positive, sostenute dall’evoluzione favorevole dell’economia USA e dalla graduale ripresa dell’area dell’euro. C’erano alcune preoccupazioni relative ai mercati emergenti, che tuttavia presentavano valutazioni azionarie interessanti. Al momento l’economia pare ancora in miglioramento, soprattutto in base ai dati incoraggianti rilevati dalle indagini PMI a livello globale. Tuttavia, le cifre del rapporto sul mercato del lavoro di gennaio si sono rivelate inferiori alle attese, poiché nel primo mese dell’anno sono stati creati solo 113.000 nuovi posti di lavoro (rispetto ai 180.000 previsti). Altri dati tuttavia sono risultati incoraggianti: ad esempio in gennaio il tasso di disoccupazione è sceso al 6,6% e le retribuzioni orarie hanno registrato l’incremento mensile più consistente dal giugno dell’anno passato. Nel complesso, dunque, queste cifre non inducono a ritenere che il mercato del lavoro USA abbia imboccato una direzione negativa. Negli ultimi tempi i dati reali nell’area dell’euro sono stati fiacchi: le vendite al dettaglio di dicembre si sono rivelate deludenti (-1,6% rispetto al mese precedente) spingendo il dato del quarto trimestre in territorio negativo (-0,7% su base trimestrale) malgrado tre trimestri consecutivi di rialzo. In Giappone, l’euforia innescata dalla cosiddetta Abenomics (ovvero l’insieme di misure economiche volute dal primo ministro Abe) ha lasciato il passo ad un maggiore realismo. Siamo cauti sulle prospettive dell’economia giapponese. Infatti, malgrado il settore manifatturiero si stia comportando bene (con una forte crescita della produzione industriale) e il PMI si attesti ai livelli più elevati al mondo, i consumatori devono fare i conti con un’inflazione che corre più velocemente dei salari. Stiamo seguendo da vicino la situazione sui mercati emergenti per capire se le recenti turbolenze avranno effetti sulla crescita. Un rapido deprezzamento della moneta potrebbe rivelarsi dannoso, e pertanto è positivo che i cambi si siano stabilizzati. Nel quarto trimestre dell’anno passato i paesi emergenti e le aree avanzate hanno registrato una crescita praticamente analoga, con un differenziale troppo modesto per costituire un segnale positivo per le economie in via di sviluppo. Nel complesso, la verifica dei dati reali non ci ha indotto a cambiare le nostre previsioni moderatamente positive.

CONTINUITÀ DELLA POLITICA MONETARIA – La prima audizione di Janet Yellen davanti al Congresso degli Stati Uniti non ha riservato sorprese, con l’impegno a proseguire il tapering (ovvero il ridimensionamento del QE). A nostro avviso gli ostacoli che si frappongono ad un rallentamento del ritmo attuale del tapering (di 10 miliardi di USD ad ogni riunione dell’FOMC) sono abbastanza consistenti, poiché un’eventuale frenata creerebbe ulteriori incertezze. Inoltre, la Yellen ha accantonato la soglia del 6,5% della disoccupazione, dichiarando che i tassi resteranno bassi anche dopo che questo livello sarà raggiunto. Nell’area dell’euro la BCE ha deluso i mercati, non adottando nessun intervento dopo la riunione del Consiglio direttivo di febbraio. Invece il presidente Mario Draghi, ha parlato della complessità della situazione e della necessità di raccogliere nuove informazioni prima che il Consiglio direttivo possa assumere una decisione: pare, insomma, che la BCE stia cercando di guadagnare tempo.  In occasione della riunione del 22 gennaio la Banca del Giappone non ha rivelato alcun dettaglio sulla possibilità di adottare nuove misure di allentamento quantitativo. Il 6 febbraio, il vice-governatore Iwata ha confermato che sarà difficile raggiungere l’obiettivo del 2% d’inflazione, ma che la banca centrale resta pronta ad adeguare la propria politica monetaria. Il vice-governatore tuttavia, non ha menzionato alcun intervento specifico in tempi brevi, e pertanto riteniamo che le attese di un ulteriore allentamento monetario già in aprile siano premature. Malgrado le attese di nuove misure di stimolo monetario, in particolare da parte della BCE e della Banca del Giappone, l’assenza di novità di rilievo negli annunci di queste istituzioni non ha scosso i mercati. A nostro avviso, si tratta di un segnale favorevole.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: NESSUNA VARIAZIONE – Nel quadro di una distribuzione degli attivi basata sulla previsione di un rialzo dei mercati finanziari, deteniamo una posizione sovrappesata nel comparto azionario. A nostro avviso, infatti, le azioni dovrebbero beneficiare di un rafforzamento della crescita e degli utili societari. Abbiamo optato per una ponderazione neutra nel comparto azionario dei paesi emergenti e sul mercato del Giappone, mentre abbiamo adottato una posizione sovrappesata in Europa rispetto agli USA. Nel comparto obbligazionario, abbiamo adottato una posizione di duration corta sui Bund della Germania. L’inflazione bassa potrebbe evitare forti rialzi dei tassi d’interesse, ma riteniamo che sinora i rendimenti obbligazionari siano scesi su livelli eccessivi. La riluttanza della BCE a varare interventi risoluti per stimolare l’inflazione dovrebbe rivelarsi favorevole a questa posizione in portafoglio.  Manteniamo un sovrappeso nel segmento delle obbligazioni high-yield europee e nel debito societario dei paesi emergenti. Per quanto riguarda i titoli high-yield riteniamo che i fondamentali delle imprese siano complessivamente sani. Il debito dei paesi emergenti ha sofferto, ma considerando l’intensità delle tensioni sui mercati azionari e valutari di queste aree, il rialzo dei rendimenti in realtà è modesto. Manteniamo delle ponderazioni neutre rispetto ai nostri benchmark per quanto riguarda le obbligazioni indicizzate all’inflazione, i titoli convertibili, le materie prime e la liquidità. Nel settore immobiliare, deteniamo una posizione sovrappesata a livello globale, riconducibile alla sovraesposizione verso gli Stati Uniti ed alle posizioni neutre in Europa e in Asia. Deteniamo, infine, una posizione corta in euro rispetto al dollaro. Nelle ultime settimane, infatti, l’euro si è deprezzato, in un contesto caratterizzato dal calo dell’inflazione (che rende probabile un intervento della BCE prima o poi). Dato che la divergenza tra le politiche monetarie di zona euro e USA resta probabile, a nostro avviso vi sono margini per un ulteriore indebolimento dell’euro rispetto al dollaro.

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