Bnp Paribas IP, la Bce ha deluso le attese dei mercati

USA E EUROPA – La scorsa settimana i mercati hanno tenuto a fatica, mentre questa settimana hanno perso terreno, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP. I dati economici USA sono migliorati ma la decisione della BCE di mantenere invariata la politica monetaria della zona euro ha deluso le attese dei mercati. Il nuovo obiettivo di crescita della Cina (7,5%) potrebbe risultare incompatibile con alcune politiche del governo, mentre in Giappone l’imminente aumento dell’IVA si sta già riflettendo sugli indici di fiducia. Oltretutto, anche la situazione in Ucraina pare più tesa.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI – L’aumento delle tensioni in Ucraina – con la crescente possibilità di sanzioni – ci ha indotto ad abbandonare la posizione sovrappesata nelle azioni europee rispetto a quelle USA. A nostro avviso, i multipli di mercato sono ancora interessanti in Europa: l’economia infatti sta migliorando, i margini bassi e il modesto incremento dei costi dovrebbero consentire un aumento dei profitti societari quest’anno, ma questa posizione ha toccato la perdita massima accettabile. Un’altra posizione che pare vulnerabile all’acuirsi delle tensioni internazionali è la duration corta sui Bund della Germania. Tuttavia, a nostro avviso, questa posizione potrebbe beneficiare del rafforzamento della crescita e dell’assenza di misure della BCE per contrastare le minacce di deflazione. Per il momento, la performance di questa posizione è notevolmente superiore al livello di “stop-loss” malgrado le pressioni al ribasso sui rendimenti dei Bund riconducibili alla richiesta di investimenti rifugio favorita dallo stallo della situazione in Ucraina. Ad ogni modo, abbiamo mantenuto la posizione sovrappesata nel comparto azionario a livello globale. Riteniamo infatti, che la situazione internazionale non sia talmente deteriorata da avere conseguenze rilevanti. Il clima di mercato (prospettive positive per l’area dell’euro, alcuni miglioramenti negli Stati Uniti, tassi d’interesse bassi e l’inflazione modesta) è ancora complessivamente favorevole alle azioni.

USA: LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL? – Un inverno particolarmente rigido e lungo ha frenato l’economia USA, tuttavia la flessione registrata a inizio marzo dalle nuove richieste di sussidio di disoccupazione è stata incoraggiante. Inoltre, i dati rilevati dal rapporto sul mercato del lavoro di febbraio sono risultati superiori alle attese e la crescita dell’occupazione in dicembre e gennaio è stata corretta al rialzo (sebbene solo in lieve misura). L’impatto delle cattive condizioni meteorologiche si è fatto sentire: oltre 600.000 persone non sono state in grado di recarsi al lavoro a causa del freddo e del ghiaccio. Nonostante il discreto aumento del numero degli occupati, la disoccupazione (rilevata da un’indagine presso le famiglie) è salita al 6,7%, tuttavia il tasso di partecipazione al mercato del lavoro si è stabilizzato dopo le recenti flessioni. Il calo di questo indicatore era riconducibile parzialmente a fattori ciclici, come i cosiddetti “lavoratori scoraggiati” (ovvero coloro che non cercano più un’occupazione), ma la flessione era dovuta anche all’invecchiamento della popolazione e quindi il mercato del lavoro si è gradualmente ristretto negli ultimi anni.

IL MERCATO DEL LAVORO – Recentemente, le retribuzioni orarie hanno registrato un aumento relativamente robusto. I lavoratori con le paghe più basse sono stati penalizzati in misura maggiore dal cattivo tempo rispetto a quelli pagati meglio, e ciò farà alzare la media delle retribuzioni, mentre altri indicatori del costo del lavoro non hanno mostrato una tendenza al rialzo. Pertanto è troppo presto per prevedere pressioni inflattive, che tuttavia non possono essere escluse. La fiducia nel settore delle piccole imprese è rimasta debole e questo indicatore ristagna dalla metà del 2013 – quando il cosiddetto shutdown (ovvero il blocco delle attività statali non essenziali) e poi il varo del nuovo sistema di assistenza sanitaria hanno perturbato il clima di mercato. L’indice, tuttavia, dovrebbe essere tenuto d’occhio, poiché le piccole imprese sono importanti per la creazione di nuovi posti di lavoro. Gli ultimi dati non ci hanno indotto a modificare le nostre stime: l’economia USA registrerà una ripresa, che tuttavia non sarà particolarmente vigorosa, e la Federal Reserve continuerà il graduale ritiro degli stimoli monetari al ritmo di 10 miliardi di dollari ad ogni riunione dell’FOMC (l’organismo responsabile della politica monetaria).

BCE: NESSUN INTERVENTO A BREVE – Analizzando le componenti della crescita del PIL della zona euro del quarto trimestre dell’anno scorso, l’incremento degli investimenti societari ha rappresentato una piacevole sorpresa. In effetti, le nostre stime di crescita per il 2014 sono più alte rispetto all’1,2% previsto dalla BCE. Le ultime previsioni della BCE – un graduale miglioramento in crescita e di conseguenza dell’inflazione fino al 2016 – segnalano che la banca centrale molto probabilmente non adotterà alcun provvedimento di stimolo. I rischi al rialzo ed al ribasso dell’inflazione sono minimi, e pertanto pare che non vi sia bisogno di misure straordinarie. Tuttavia la forza dell’euro ha contribuito a frenare l’inflazione e potrebbe indurre la BCE ad intervenire per evitare un’eventuale deflazione. Concordiamo con la BCE nel rilevare dei rischi di ribasso per la crescita: i pericoli principali sono la crisi in Ucraina e la performance modesta di numerose economie emergenti.

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