Bnp Paribas IP, il clima resta positivo per i mercati azionari

CLIMA POSITIVO PER I MERCATI AZIONARI – Gli indici azionari sono rimasti complessivamente stabili nei paesi avanzati, mentre hanno perso terreno nelle aree emergenti. Per la maggior parte, i dati economici pubblicati non si sono rivelati abbastanza solidi da incoraggiare gli investitori, intimoriti anche dal protrarsi delle tensioni tra Ucraina e Russia. I rendimenti obbligazionari dei paesi periferici dell’area dell’euro sono scesi ancora, sulla scia della domanda elevata per le emissioni di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. In effetti, i rendimenti della Spagna sono scesi ai minimi record dall’introduzione dell’euro. “A nostro avviso”, commenta Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP, “il rafforzamento della crescita economica, i miglioramenti nei paesi periferici dell’area dell’euro e le politiche monetarie espansive contribuiscono a creare un clima positivo per i mercati azionari, sui quali, dunque, abbiamo mantenuto una posizione sovrappesata”.

UTILI SOCIETARI: QUADRO CONTRASTATO
– Circa il 40% delle società statunitensi ha pubblicato i risultati reddituali del primo trimestre, e nel 74% dei casi hanno ottenuto utili per azione superiori alle stime. Naturalmente le previsioni degli analisti erano state corrette al ribasso a causa delle pessime condizioni meteorologiche di quest’inverno ed alle indicazioni prospettiche più prudenti pubblicate dalle imprese. La crescita degli utili effettivi sinora si attesta a circa il 3% su base annua. Tale dato potrebbe migliorare, ma la crescita dell’occupazione e i primi segnali di un aumento dei salari non lasciano prevedere un forte incremento degli utili per quest’anno.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: NESSUNA MODIFICA –
Il nervosismo del mercato per la situazione in Ucraina non si è attenuato. Avevamo già modificato le posizioni di portafoglio più sensibili alle tensioni geopolitiche in Europa orientale e dunque abbiamo lasciato invariata l’allocazione degli attivi.  Al momento, non riteniamo che gli ultimi sviluppi della situazione avranno effetti negativi sugli indici azionari internazionali, e pertanto abbiamo mantenuto una posizione sovrappesata in questo settore di mercato. Le tensioni in Ucraina non hanno provocato un notevole ampliamento degli spread, e dunque manteniamo una posizione sovrappesata anche nel segmento high-yield delle obbligazioni societarie europee, tenendo conto del miglioramento della crescita nell’area, del numero d’insolvenze relativamente basso e di un carry ragionevolmente positivo.

USA & EUROPA: DATI CONTRASTANTI MA LA CRESCITA CONTINUA – Negli Usa, gli ordinativi e le spedizioni di beni capitali non hanno segnalato una robusta crescita degli investimenti societari nel corso del primo trimestre. In effetti, nei primi tre mesi dell’anno il PIL è cresciuto solo dello 0,1% su base annua, facendo segnare l’incremento trimestrale più debole degli ultimi tre anni. Tuttavia la fiducia dei consumatori tende ancora a consolidarsi, e dovrebbe essere sostenuta anche dalla maggiore stabilità dei prezzi delle case e dal calo della disoccupazione. La crescita pare destinata a rafforzarsi nel secondo trimestre, poiché le assunzioni, gli acquisti e gli investimenti delle società rimandati a causa del maltempo dovrebbero essere effettuati nel corso della primavera. La principale conseguenza di tale andamento è che molto probabilmente la Federal Reserve non modificherà il ritmo della riduzione degli stimoli monetari. Nell’area dell’euro, l’Economic Sentiment Index è lievemente arretrato dopo 11 mesi di rialzo consecutivi. La crescita dell’offerta di moneta è stata ancora debole e il credito al settore privato ha registrato un’ulteriore contrazione: la riduzione dell’indebitamento sta ancora penalizzando la domanda. Inoltre, è probabile che la domanda di credito rimanga debole, soprattutto nei paesi periferici dell’UE, anche se le banche fossero più disponibili a concedere prestiti. L’indice Ifo in Germania ha quasi recuperato le perdite di marzo, mentre la fiducia delle imprese francesi si è indebolita.

ASIA: FRENA IL GIAPPONE, IN RIPRESA LA CINA, STABILE LA COREA DEL SUD – In Giappone, un’inflazione più veloce rispetto alla crescita nominale dei redditi e l’inasprimento dell’IVA, lasciano prevedere un crollo delle vendite al dettaglio e della fiducia dei consumatori. Inoltre, l’indice PMI manifatturiero è sceso sotto quota 50 per la prima volta dal febbraio dell’anno scorso. Questa flessione, tuttavia, dovrebbe essere temporanea, consentendo una ripresa della crescita dopo il secondo trimestre. Gli effetti degli aumenti dei salari negoziati di recente devono ancora fare sentire i propri effetti sui dati ufficiali. Al momento, la Banca del Giappone prevede per il 2015 una crescita economica superiore a quella potenziale e un’inflazione (al netto degli effetti dell’aumento dell’IVA) in linea con l’obiettivo fissato al 2%, pertanto le attese di un’accentuazione dell’allentamento quantitativo potrebbero essere premature.

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