Bnp Paribas IP, la crescita dell’area euro ha deluso le attese

LA FLESSIONE DEI RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI – Sino a questo punto dell’anno, la sorpresa da segnalare è rappresentata dalla flessione dei rendimenti obbligazionari, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas IP, nella strategia settimanale diffusa dalla società. “I nostri esperti, tuttavia, avevano a lungo sostenuto che i rendimenti sarebbero comunque rimasti su livelli bassi. In generale, negli ultimi tempi i dati economici sono stati leggermente inferiori alle attese, e riteniamo che tale andamento sia più preoccupante per l’area dell’euro che per gli Usa. Malgrado ciò manteniamo la posizione sovrappesata nei seguenti comparti del mercato europeo: azioni, obbligazioni high-yield, settore immobiliare e titoli indicizzati all’inflazione”.

ZONA EURO: CRESCITA INFERIORE ALLE STIME – La crescita nel primo trimestre, pari allo 0,2% sul trimestre precedente è risultata nettamente inferiore alle attese, poiché l’attività economica non ha accelerato rispetto ai ritmi modesti del quarto trimestre dell’anno scorso. I dati positivi sono stati registrati per la maggior parte in Germania. La crescita in Francia è stata stagnante, mentre l’economia italiana ha registrato una modesta contrazione, come in Portogallo e Olanda, dove la flessione è stata persino più accentuata. La contrazione dell’attività economica registrata in Olanda (-1,4%) è da ricondurre alle temperature miti di quest’ inverno che hanno determinato un calo della produzione e del consumo di gas naturale, tuttavia questo andamento dovrebbe rivelarsi temporaneo. L’incremento degli investimenti societari, e la forte crescita dei principali partner commerciali dell’Olanda – come la Germania e il Regno Unito – dovrebbero sostenerne la crescita in prospettiva.  Inoltre, l’inverno mite in Europa ha appiattito anche la crescita in Germania. Le nostre stime restano relativamente favorevoli per la crescita complessiva di quest’anno, in particolare tenendo conto dei segnali in arrivo dagli indicatori prospettici e del calo della pressione fiscale rispetto all’anno scorso. Inoltre, i paesi periferici dell’area dell’euro hanno migliorato la competitività. Tuttavia, il vigore dell’euro comporta anche rischi di ribasso: la bilancia commerciale ha ristagnato negli ultimi tempi, non fornendo una spinta apprezzabile alla crescita del PIL.

USA: DATI NUOVAMENTE IN CHIAROSCURO – La flessione della produzione manifatturiera e industriale non era stata prevista dagli analisti. Tuttavia vi sono vari motivi per non abbandonarsi al pessimismo: il settore industriale, infatti, ha perso vigore dopo due mesi in forte rialzo, e le ultime rilevazioni del clima di fiducia delle imprese segnalano un rafforzamento della crescita. La fiducia delle imprese di costruzione ha ripiegato, ma le licenze edilizie e le aperture di nuovi cantieri sono salite a livelli che non venivano registrati dal 2008. Tuttavia, i miglioramenti hanno riguardato in particolare il segmento delle case multifamiliari, che è tradizionalmente instabile, e quindi vi sono motivi per essere cauti sulle reali condizioni del mercato immobiliare. Pare che negli Stati Uniti si stiano accumulando delle pressioni inflazionistiche – i prezzi all’importazione stanno scendendo più lentamente e i prezzi alla produzione sono saliti – ma i nostri esperti tendono ad escludere che tale andamento possa indurre la Federal Reserve ad alzare i tassi: infatti, la misura dell’inalazione preferita dalla banca centrale è lievemente inferiore rispetto all’indice dei prezzi al consumo, la retribuzione oraria media è stabile e l’indice del costo del lavoro (Employment Cost Index)  è inferiore al 2%.

MERCATI FINANZIARI: RENDIMENTI BASSI E AZIONI IN DIFFICOLTÀ – I rendimenti dei titoli decennali USA hanno ceduto quasi 50 punti base attestandosi al 2,5% mentre quelli delle obbligazioni della Germania sono scesi sino a sfiorare l’1,3%, trascinati verso il basso da crescita e inflazione modeste a livello globale. L’inflazione complessiva in Europa è stata inferiore all’1% dall’ottobre dell’anno scorso. Il calo dei rendimenti di USA e Germania ha avuto ripercussioni anche su altri mercati: infatti, gli interessi pagati dai titoli degli Stati periferici dell’UE hanno registrato una notevole flessione. Inoltre, anche i rendimenti sulle obbligazioni societarie hanno beneficiato della crescita modesta e dell’inflazione bassa.

Sinora, le pressioni al ribasso sui rendimenti obbligazionari possono essere ricondotte in particolare ai seguenti fattori:
•    le dichiarazioni delle banche centrali che hanno      ribadito la permanenza dei rendimenti su bassi livelli;
•    la maggiore inclinazione delle curve dei rendimenti;
•    le attese di rialzo dei rendimenti all’inizio dell’anno che hanno indotto gli investitori a liquidare delle posizioni;
•    la modesta offerta di nuove emissioni;
•    la forte domanda da parte degli investitori istituzionali;
•    i flussi di capitali verso titoli rifugio riconducibili alle tensioni geopolitiche.

I mercati azionari hanno arrancato: quest’anno gli indici dei paesi avanzati hanno guadagnato solo l’1,5% (in USD), mentre le azioni giapponesi hanno accusato notevoli ribassi. I listini dei paesi emergenti, invece, hanno recuperato lo svantaggio iniziale registrando una performance superiore rispetto ai paesi avanzati. Ad ogni modo, i mercati azionari godono di prospettive favorevoli grazie al perdurare di vari fattori di traino: politiche monetarie espansive, miglioramento della situazione economica e crescita dei profitti societari. Per quanto riguarda il mercato delle obbligazioni corporate, la solidità dei fondamentali delle società e i tassi di insolvenza modesti a nostro avviso rendono interessante il carry di questi titoli.

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