Johnson (Invesco), ecco cosa cambia dopo la mossa della Bce

LE MOSSE DELLA BCE – Lo scorso giovedì la Bce ha annunciato una serie di misure pensate per ridurre i costi di finanziamento per le banche e migliorare quindi il flusso di credito verso l’economia nel suo complesso e in particolare verso le imprese delle economie periferiche i cui tassi di interesse risultano relativamente elevati. Degno di nota, osserva Lewis Aubrey Johnson, Head of Fixed income Products del team di Henley di Invesco, “è il fatto che la BCE non abbia escluso la possibilità di intervenire ulteriormente sulla politica monetaria qualora le circostanze lo richiedano.  In sintesi, la BCE ha annunciato tagli per tre dei suoi principali tassi di interesse, compreso un taglio del tasso sui depositi ridotti a -0,10%. Mario Draghi ha inoltre annunciato prestiti a basso costo per le banche della durata massima di quattro anni vincolandoli all’erogazione di credito alle aziende e la sospensione delle operazioni di sterilizzazione delle obbligazioni acquistate nell’ambito del programma di acquisto di titoli governativi (Securities Market Programme). Secondo il nostro capo economista, John Greenwood, l’insieme di queste misure potrebbe determinare un’espansione del bilancio della BCE di oltre 600 miliardi di euro entro dicembre.  L’impatto di questo annuncio è stato avvertito nettamente sui mercati dei titoli di Stato europei.

PRESSIONI DISINFLAZIONISTICHE – Di conseguenza, tra le 12 di giovedì 5 e le 12 di venerdì 6 giugno, il fondo Invesco Global Total Return (EUR) Bond è salito di 18 punti base, Invesco Euro Corporate Bond Fund è salito di 33 punti base e Invesco Pan European High Income Fund di 47 punti base, anche grazie alla positiva reazione del mercato azionario. Per quanto riguarda la situazione europea abbiamo pareri contrastanti. Naturalmente interpretiamo l’annuncio della BCE come una buona notizia che, a nostro parere, era attesa da tempo. Le ulteriori misure di allentamento sosterranno inoltre l’economia nel suo complesso in un momento in cui i bilanci delle società finanziarie, private e pubbliche sono stati ormai risanati. D’altro canto, sono evidenti le ragioni che inducono la BCE a impegnarsi, in primo luogo, in un allentamento monetario di tale portata, vale a dire la persistenza e persino l’intensificazione delle pressioni disinflazionistiche. Considerando il dato armonizzato secondo i parametri UE su base annua, quest’anno l’inflazione primaria è risultata negativa in Spagna, Portogallo e Grecia. Non ci resta quindi che aspettare di vedere se l’allentamento monetario e la ripresa ciclica saranno sufficienti ad arrestare le tendenze attualmente in corso. Tuttavia, indipendentemente dal fatto che l’Europa riesca a evitare il costante spettro di una profonda e diffusa deflazione, riteniamo che nel prossimo futuro l’inflazione dovrebbe quantomeno restare su livelli ridottissimi. A nostro parere non si tratta di un fenomeno temporaneo. La nostra strategia di investimento deve quindi tenere conto di tutti questi fattori con l’obiettivo di trovare, nell’ambito del mandato di ciascun singolo fondo e del valore in offerta, il giusto equilibrio tra rischio e rendimento.  Riteniamo che tramite il ricorso a una strategia di tipo “barbell” consenta di trovare da un lato il giusto equilibrio tra sicurezza e liquidità e dall’altro un valore relativo interessante in determinati settori e strumenti”.

LIQUIDITA’ ELEVATA – In generale, abbiamo intenzione di evitare un eccessivo rischio di credito aggregato visti gli attuali livelli di rendimento e spread. Intendiamo inoltre mantenere una liquidità elevata nel caso in cui cambino le condizioni di mercato o le preferenze degli investitori. È oltretutto risaputo che la liquidità del mercato secondario non è stabile e potrebbe deteriorarsi ulteriormente in presenza di un peggioramento del sentiment. Pertanto abbiamo aumentato all’interno della nostra gamma di fondi il livello di liquidità, i titoli di Stato e le obbligazioni a brevissima scadenza. Nel fondo Invesco Euro Corporate Bond, questa combinazione raggiunge il 18%, in Invesco Pan European High Income Fund quasi il 24% e in Invesco Global Total Return Bond Fund siamo al 49%.  D’altro canto, la strategia “barbell” si basa anche su un mix di temi settoriali e strumenti che offrono reddito e la prospettiva di un ulteriore apprezzamento delle quotazioni rispetto ai livelli attuali in caso non si arrestino i trend in corso.   Innanzitutto, ravvisiamo ancora un valore relativo nei titoli finanziari.  Nonostante l’entità della nostra esposizione si sia nel complesso un po’ ridotta rispetto ai massimi di pochi anni fa, i titoli finanziari rappresentano ancora una componente significativa all’interno dei nostri fondi.  

STRATEGIA – Evitiamo gli emittenti più deboli e le operazioni minori ove la liquidità può essere un problema, mentre preferiamo acquistare emittenti di elevata qualità il cui rischio di default risulta, a nostro parere, ridotto e che garantiscono una certa liquidità.  Il fondo Invesco Pan European High Income è composto per il 18% circa da azioni scelte in virtù di un rapporto rischio/rendimento più interessante rispetto a quello offerto in molti comparti dei mercati creditizi.  All’interno del fondo, il dividend yield aggregato generato dai titoli azionari è superiore al 3,5% con valutazioni che presentano per la maggior parte uno sconto significativo rispetto alle medie di lungo periodo. Infine abbiamo incrementato la duration dei nostri fondi (anche se di recente abbiamo ridotto quella del fondo Invesco Global Total Return Bond) a fronte delle prospettive dei tassi e in vista della positiva inclinazione assunta dalla curva.  In sintesi, il contesto per i nostri mercati appare davvero molto positivo.  Probabilmente i tassi di interesse europei resteranno su livelli eccezionalmente ridotti per un periodo prolungato,  il che dovrebbe rafforzare la solidità della domanda di tutte le tipologie di asset incluse nell’universo del reddito fisso data la ricerca di rendimento degli investitori.  Inoltre la riduzione dei costi di finanziamento nei paesi periferici dovrebbe sostenere la ripresa appena iniziata.  Importanti progressi sono stati registrati anche sul fronte bancario.  A fronte di tutti questi fattori positivi, persiste però il rischio di deflazione che, qualora dovesse concretizzarsi, potrebbe incidere sulla capacità dei governi europei di proseguire il processo di riduzione dei propri deficit.  E con i rendimenti ai minimi storici, la possibile remunerazione per i rischi assunti appare decisamente più limitata. 

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