Rapporto Mediobanca, i rendimenti dei fondi sono ancora insoddisfacenti

RACCOLTA POSITIVA PER LA PRIMA VOLTA DAL 2003 – La raccolta dei fondi di investimento italiani è tornata in terreno positivo nel 2013 dopo nove anni in rosso, con sottoscrizioni nette per 17 miliardi di euro e il patrimonio aggregato si è attestato a 225 miliardi di euro, dei quali 144 miliardi relativi a fondi comuni aperti.

L’INDUSTRIA CONTINUA A DISTRUGGERE RICCHEZZA – Ma i rendimenti, in un’ottica di lungo periodo, sono ancora insoddisfacenti rispetto a quelli degli impieghi alternativi. E’ il quadro che emerge dall’ultimo rapporto Mediobanca sui fondi di investimento di diritto italiano, che considera 972 prodotti facenti capo agli operatori più importanti per patrimonio gestito: secondo l’indagine, giunta alla sua 23esima edizione, chi avesse tenuto un portafoglio con tutti i fondi disponibili negli ultimi 30 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in BOT a 12 mesi, una perdita di patrimonio di una volta il patrimonio iniziale – aumentato nel periodo di sole 3,9 volte contro le 4,9 dei BOT -. L’industria dei fondi dunque, continua a rappresentare un apporto distruttivo di ricchezza per l’economia del Paese: “se in una prospettiva di 5 anni si può calcolare un surplus di rendimento rispetto ad impieghi risk-free nell’ordine dei 6 miliardi di euro”, si legge nel rapporto, “in un contesto decennale si verifica invece una distruzione di ricchezza intorno ai 7 miliardi, che diviene di ben 86 miliardi sui 15 anni”.

ITALIA IN QUATTORDICESIMA POSIZIONE – Per quanto riguarda il confronto con le altre realtà europee, escludendo Lussemburgo e Irlanda che godono di un regime fiscale agevolato, l’Italia mantiene la quattordicesima posizione dopo un quadriennio di perdita di quota in graduatoria, collocandosi dopo Stati Uniti, Australia, Francia, Brasile, Regno Unito, Canada, Giappone, Cina, Germania, Svizzera, Corea, Spagna e Svezia. Il primo paese a seguire, il Sudafrica, gestisce masse di circa un terzo inferiori. Nel 2004 – anno nel quale, secondo le statistiche Efama, il patrimonio gestito dai fondi armonizzati italiani toccò il massimo storico di 376 miliardi di euro – l’industria italiana era al 4° posto, alle spalle solo di Usa, Francia e Australia, segnala ancora Mediobanca.

I PATRIMONI GESTITI INCIDONI SEMPRE MENO SUL PIL –  Il progressivo ridimensionamento dell’industria si è tradotto in un’incidenza dei patrimoni gestiti sul Pil pari al 9% contro il 42% nel 1999; l’Italia appare in forte controtendenza rispetto all’Europa, dove l’incidenza nello stesso periodo è salita dal 48% al 75%. Limitandosi ai fondi aperti armonizzati, il rapporto si è attestato a fine 2013 al 9,3% dopo aver toccato il massimo del 42,2% nel 1999.

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