Wells (Fidelity): Dove trovare valore nel reddito fisso

ANDREW WELLS – Tapering e rallentamento della Cina sono minacce per l’obbligazionario? Cosa aspettarsi dall’Europa? Quali sono le prospettive delle classi obbligazionarie più dinamiche, come high yield e debito emergente? A fare chiarezza sul tema è Andrew Wells, Global Chief Investment Officer obbligazionario di Fidelity Wordwide Investment. Siamo in un contesto in cui con tutta probabilità persisteranno tassi particolarmente bassi e condizioni monetarie accomodanti.

Cosa vi aspettate?
Prosegue l’impegno delle banche centrali a supporto della crescita, in uno scenario di inflazione ancora modesta. Ci aspettiamo che la Bank of Japan prosegua nel suo imponente piano di quantitative e qualitative easing, mentre la Banca Centrale Europea, come emerso dalle parole dello stesso presidente Mario Draghi, dopo aver ulteriormente ritoccato i tassi al ribasso potrebbe ricorrere a misure non convenzionali qualora il contesto lo rendesse necessario.

E il reddito fisso?
Siamo in un contesto in cui le banche ridimensionano i bilanci, gli investitori sono in cerca di soluzioni basate sul reddito e le banche centrali continuano a ricorrere a politiche monetarie molto accomodanti. I rendimenti del reddito fisso dovrebbero quindi restare ridotti per un po’. Le obbligazioni paiono costose rispetto ai dati storici, ma il loro rifinanziamento è semplice e i mercati del reddito fisso hanno una stabilità a cui non assistevamo da tempo. Se l’inflazione resterà ridotta, i bond dovrebbero continuare a essere una buona fonte di reddito.

Quali segmenti del reddito fisso continueranno a registrare buone performance?
L’high yield continua a registrare buone performance e, a dispetto di occasionali periodi di volatilità, quest’asset class, grazie a una duration media contenuta, offre una protezione adeguata da eventuali incrementi dei tassi di interesse. In un contesto di costante ridimensionamento dei bilanci bancari, proseguiranno le emissioni di titoli high yield con un margine di ulteriore compressione degli spread. Una delle aree che riteniamo potrebbe riaccendere sempre più l’interesse degli investitori è quella delle obbligazioni dei mercati emergenti. Nonostante il forte deflusso registrato nel 2013 e a dispetto dei problemi strutturali a cui sono esposti alcuni mercati come la Russia, l’Ucraina e il Venezuela, altri mercati risultano interessanti. Alcuni Paesi del Sud Est asiatico offrono per esempio un buon valore e prospettive particolarmente attraenti.

Turbolenze in vista per il mercato obbligazionario?
La Federal Reserve ha dimostrato di aver compreso l’importanza della comunicazione e l’uscita dal quantitative easing sarà molto probabilmente gestita e comunicata al mercato con grande attenzione, in modo da evitare di generare turbolenze sui mercati. La fine del quantitative easing potrebbe essere imminente, ma per quanto riguarda l’incremento dei tassi di interesse è probabile che questo non avvenga prima della metà del 2015.

Come vede l’economia statunitense?

Ha ancora bisogno di appoggio per migliorare la situazione sul fronte occupazionale. La qualità dei posti di lavoro creati in questo ciclo non è eccelsa, con mansioni spesso part time e un tasso di attività ancora ridotto, mentre la scarsa forza del mercato del lavoro si riflette ancora negativamente sulla crescita del Pil. Di conseguenza il mantenimento del quantitative easing è ancora giustificato da elementi concreti. Ma si cominciano a ravvisare segnali di un possibile ritorno dell’inflazione, in quanto la domanda sta alimentando la crescita dei salari, soprattutto per le mansioni che richiedono maggiore specializzazione e competenza. L’inflazione è comunque ancora al di sotto del target della Fed. In sostanza, dato che la Fed si è concentrata sulla stabilizzazione del contesto lavorativo, è naturale che si assista in futuro a una ripresa dell’inflazione e questo è previsto per il 2015 e il 2016. L’aumento dei prezzi sarà quindi probabilmente gestito efficacemente con un aumento dei tassi.

C’è il rischio di bolla sulle obbligazioni ad alto rendimento europee?

A fronte dell’ondata di notizie negative riferite al mercato del lavoro, alla stagnazione dell’economia e all’inflazione ridotta, nel 2013 l’high yield europeo ha reso l’8%, mettendosi al primo posto nella classifica dei segmenti migliori del reddito fisso: ci attendiamo una conferma di questi rendimenti anche nel futuro. Oggi sono molti gli investitori alla ricerca di soluzioni basate sul reddito disposti a investire su tutta la curva e nei mercati creditizi. Agli occhi degli investitori obbligazionari la regione potrebbe non apparire molto appetibile in ragione degli attuali tassi ridotti. In attesa di poter valutare appieno gli effetti dei tagli dei tassi e delle misure di incentivazione alternative, non è infatti da escludere che in futuro si lanci un esteso programma di QE e acquisto di asset. Dunque l’avvio del quantitative easing sarebbe già di per sé una buona ragione per investire nel mercato obbligazionario.

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