Massimo Greco (Jp Morgan AM): ci vorrà tempo prima che i fondi si sostituiscano alle banche

SHADOW BANKING – “Ce ne vorrà di tempo prima che i fondi si sostituiscano alle banche”. È questo il parere di Massimo Greco, head of european funds management di Jp Morgan Asset Management intervistato a Londra durante lo European Media Tour 2014. Il riferimento va allo shadow banking, altrimenti detto sistema bancario ombra, costituito da soggetti e pratiche finanziarie che sfuggono ai controlli cui sono soggette tipicamente le banche tradizionali. In pratica, grazie a questo sistema, è cambiata la fonte principale del funding (ossia della fonte di finanziamento) degli operatori finanziari. Invece di limitarsi ad attingere alle fonti tradizionali, come i depositi dei risparmiatori o l’emissione di bond, questi hanno iniziato a trovare risorse in maniera crescente nel mercato dei capitali. E questo ha portato a grandi guadagni nei tempi buoni e a grandi perdite in quelli cattivi. Continua: “Il problema dello shadow banking è che nel passato c’è stata parecchia disintermediazione e questo ha creato un legame diretto tra chi ha bisogno di fondi per investire e chi è nelle condizioni di poterlo prestare. Ma l’appetito per un fondo deve limitarsi all’interesse per la natura del fondo stesso. Per esempio, se si decide di comprarsi un high yield, lo si faccia perché si pensa che avrà un potenziale di crescita che possa fare bene al portafoglio. Fintanto che c’è trasparenza, una riorganizzazione dei flussi finanziari funziona. Viceversa, no. Il problema è quando ci sono mancanza di chiarezza e di percezione degli effettivi rischi”.

MERCATO ITALIANO VS MERCATO UK – Inoltre, a un anno di distanza dall’entrata in vigore della Rdr (Retail Distribution Review) in Inghilterra, uno dei cambiamenti fondamentali nell’architettura regolatoria che è andata a incidere sulla distribuzione dei prodotti retail ai clienti finali, si accenna un bilancio. Considerando che in Inghilterra, al netto di una certa razionalizzazione del settore, sta funzionando. Questo ha portato a chiedersi come l’iniziativa potrebbe tradursi anche in Italia. Precisa Greco: “Il mercato UK è particolare perché la distribuzione dei prodotti di risparmio è dominata dai financial advisor indipendenti. È difficile fare un confronto perché il mercato italiano è molto diverso dato che il sistema è verticale e captive (appartenente a grandi gruppi bancari e assicurativi, ndr). E questi sono due aspetti totalmente alieni al mercato britannico”.

IL REFERENDUM IN SCOZIA – Infine, a poche ore dal voto sul referendum per l’indipendenza della Scozia (al via alle sette del mattino di domani 18 settembre) Westminster si mostra piuttosto preoccupata. Conclude il manager: “Se la Scozia fosse indipendente, la capitalizzazione delle sue banche rappresenterebbe il 1200% circa dell’intero Pil del Paese. Capite bene che per uno stato neonato, con ogni probabilità costretto ad emettere una nuova valuta, sarebbe un peso difficilmente sostenibile”. Ci si chiede, quindi, di quanto dovrebbe indebitarsi il Paese per intervenire a fronte di una svalutazione della moneta. A quel punto, non basterebbero gli introiti del petrolio.

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