Bnp Paribas IP, manteniamo una posizione neutra sui mercati azionari internazionali

ACQUE AGITATE – Negli ultimi giorni, i mercati azionari hanno dovuto fare i conti con alcuni fattori negativi, alcuni dei quali potrebbero rivelarsi però di breve durata, osserva Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas Investment Partners, nella strategia mensile diffusa dalla società. “Tuttavia, alla luce delle valutazioni dei nostri analisti – crescita economica modesta in prospettiva, quotazioni elevate in alcune aree, e politica monetaria lievemente meno accomodante – abbiamo preferito mantenere una posizione neutra sui mercati azionari internazionali”.  I fattori che hanno influenzato i mercati non sono stati omogenei: l’indice S&P500 ha toccato un massimo storico il 18 settembre prima di registrare un lieve calo, l’indice European MSCI al momento si attesta appena al di sotto del massimo di quest’anno registrato in giugno, mentre le azioni emergenti hanno perso il 6,2% rispetto al picco di inizio mese. I fattori che hanno inciso sui mercati a nostro avviso sono i seguenti:

•    I rendimenti decennali USA sono saliti oltre il 2,6% il 17 settembre prima di registrare un lieve calo. I rendimenti obbligazionari della Germania e USA hanno seguito un andamento analogo;
•    l’adesione deludente alle Targeted Long-Term Refinancing Operations (liquidità banche condizionata alla concessione di prestiti all’economia reale).  Ciò potrebbe rendere più difficile per il presidente Draghi espandere il bilancio della BCE sino al livello del 2012, per sostenere la crescita e stimolare l’inflazione;
•    le preoccupazioni relative alla crescita in Cina. Le autorità cinesi paiono restie a sostenere l’economia con interventi fiscali o monetari, limitandosi a misure di stimolo poco incisive, e ultimamente gli analisti hanno ipotizzato un abbassamento degli obiettivi crescita; 
•    l’inasprimento nelle norme USA sulla cosiddetta inversione fiscale. La normativa più severa potrebbe avere effetti negativi sulle società USA che hanno beneficiato di tale meccanismo per pagare meno tasse come pure sulle imprese straniere possibili obiettivi di acquisizione;
•    la situazione geopolitica. I bombardamenti aerei da parte degli USA e degli alleati arabi sul cosiddetto Stato islamico hanno fatto entrare il conflitto in una nuova fase. Riteniamo che, al momento, il premio per il rischio geopolitico sul greggio non sia sufficiente e ciò – assieme ad altri fattori – ci spinge a prevedere un rincaro del petrolio.

Tali andamenti hanno pesato in misura maggiore sui mercati emergenti rispetto a quelli dei paesi avanzati. Le attese di un rialzo dei tassi negli USA e di una frenata della crescita in Cina potrebbero penalizzare le prospettive dei paesi emergenti e delle rispettive valute. Negli ultimi tempi, infatti, anche la lira turca, il real brasiliano e il rand sudafricano hanno incontrato delle difficoltà. La rupia, tuttavia, ha tenuto meglio, poiché l’India ha ridotto il deficit corrente, ha nominato un governatore credibile per la banca centrale ed è guidata da un primo ministro riformista (sebbene sinora le sue politiche abbiano deluso).

USA: SEGNALI IN PREVALENZA POSITIVI
– Gran parte degli indicatori prospettici continua a fornire segnali positivi per la crescita: il Conference Board’s Leading Economic Index è salito ai massimi dal settembre 2007, mentre il Chicago Fed National Activity Index prevede un incremento del PIL del 2,1% su base annua nei prossimi trimestri. Gli indicatori di fiducia delle imprese a livello regionale si collocano vicino ai massimi storici da parecchi anni a questa parte. Gli ultimi dati in arrivo dal mercato del lavoro sono stati deludenti, ma i nostri analisti non sono eccessivamente preoccupati. Il peggioramento, infatti, arriva dopo parecchi mesi positivi. Il mercato del lavoro nel complesso sta andando bene e la ricchezza netta delle famiglie è salita al massimo storico in termini assoluti nel secondo trimestre.

ZONA EURO: ANCORA IN DIFFICOLTÀ – Nell’area dell’euro gli indicatori prospettici si sono rivelati nuovamente inferiori alle attese, e in particolare il PMI composito sta segnalando una perdita di slancio dell’economia. In Germania, il PMI manifatturiero è sceso e in Francia il PMI relativo al settore dei servizi ha perso terreno. L’indice tedesco Ifo ha accusato una flessione superiore alle attese. La componente relativa alle prospettive economiche è scesa sotto quota 100 per la prima volta dal dicembre del 2012 – portando l’indice Ifo in territorio negativo – mentre le tendenze positive – rafforzamento della fiducia dei consumatori e delle vendite al dettaglio – si sono indebolite.

POSIZIONI CORE -Abbiamo mantenuto una posizione neutra nel comparto azionario internazionale. Dopo il no all’indipendenza da parte della Scozia, ha ripreso corpo l’ipotesi di un rialzo dei tassi nel Regno Unito, mentre i messaggi della Federal Reserve negli ultimi tempi paiono orientati in senso lievemente più restrittivo. Tuttavia, l’approccio saldamente espansivo della Bce e della Banca del Giappone, cui si aggiungono le misure di allentamento della banca centrale cinese, fanno ritenere che la politica monetaria resti favorevole ai mercati azionari. I nostri analisti ritengono che le prospettive economiche siano negative, ma i multipli di mercato sono neutri. Pertanto, il gestore ha adottato posizioni neutre nella maggior parte delle aree geografiche. Manteniamo una posizione neutra nelle azioni emergenti rispetto ai titoli dei paesi avanzati, poiché prevediamo che la crescita nelle aree in via di sviluppo resterà invariata nel breve termine. Tuttavia, alla luce degli sviluppi positivi della crisi in Ucraina e del cambiamento della dinamica elettorale in Brasile, dove il candidato più favorevole alle riforme ha la possibilità di sconfiggere il presidente in carica, abbiamo abbandonato la posizione sottopesata nei mercati azionari emergenti. Deteniamo un lieve sovrappeso nelle obbligazioni societarie high-yield europee a causa del carry favorevole, e valutiamo positivamente anche il carry offerto dai titoli dei paesi emergenti denominati in valuta locale.

POSIZIONI FLESSIBILI MULTI ASSET – Abbiamo realizzato i profitti maturati sulla posizione di duration breve sui titoli di Stato USA. L’ultima riunione dell’organismo di politica monetaria della Fed è stata pienamente scontata dai mercati obbligazionari, e i nostri esperti non hanno rilevato catalizzatori in grado di favorire un rialzo dei rendimenti nel breve periodo. In previsione alla prevalenza del “no” nel referendum sull’indipendenza scozzese, il gestore aveva venduto delle opzioni put sulla sterlina contro il dollaro, puntando su una ripresa della valuta britannica in caso di fallimento del referendum (questa posizione verrà mantenuta sino alla scadenza delle opzioni). Nel segmento delle materie prime deteniamo una posizione lunga sul greggio e short sui metalli industriali. Il recente ribasso dei corsi petroliferi dovrebbe risultare temporaneo visto il potere dell’OPEC di determinare i prezzi, la maggiore sensibilità del mercato alla riduzione delle scorte e un premio insufficiente per il rischio geopolitico.

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