De Ruijter (Ing): se ben usati, i bond hanno il loro perché

SYLVAIN DE RUIJTER – “Alla fine degli anni Novanta, era opinione comune che il rendimento dei governativi giapponesi a 10 anni, intorno all’1,75%, fosse eccessivamente basso, tanto che i gestori dell’epoca erano soliti mantenere posizioni short o neutrali rispetto a questi titoli. Dal 2000, il rendimento medio a 10 anni in Giappone è sceso fino all’1,25%. L’attuale situazione dei titoli di Stato europei e americani è molto simile”. A dirlo è Sylvain De Ruijter (nella foto), gestore di Ing (L) Renta Fund Global Bond Opportunities.

Cosa glielo fa pensare?
L’andamento dei salari e dei prezzi, unitamente alla fragilità della ripresa economica, ci lasciano prevedere una politica monetaria ancora accomodante per il prossimo futuro. Ciò implica che la “ricerca di rendimento” non è terminata. In conclusione, l’investimento in obbligazioni potrebbe sorprendere ancora, regalando rendimenti migliori delle attese.

Qualcosa è cambiato, dopo l’annuncio del tapering da parte della Fed.
Dopo diversi anni di quantitative easing, i mercati obbligazionari sono molto sensibili a qualsiasi notizia che possa indicarne la fine. Questo spiega gran parte del sell off di titoli di Stato avvenuto tra maggio e agosto 2013. Discorso a parte meritano le obbligazioni dei mercati emergenti. In parte a causa dei forti disavanzi dei bilanci di alcuni paesi sviluppati, il debito emergente è stato visto spesso come investimento “sicuro”. Ciò ha contribuito a generare forti afflussi sul debito emergente locale. Dopo l’annuncio di tapering, i mercati hanno iniziato a temere difficoltà finanziarie e il debito emergente ne ha sofferto.

Dove vede opportunità di rendimento interessanti?
I rendimenti dei Paesi con elevato merito creditizio sono estremamente bassi. Sebbene non ci si attenda un loro sostanziale rialzo, questi titoli appaiono poco interessanti dato il limitato potenziale di discesa dei tassi. La situazione è diversa per i periferici europei, dove vediamo spazio per una diminuzione degli spread. Al di fuori dei titoli di Stato, vediamo valore nei titoli corporate e dei paesi emergenti. Le aspettative di bassa inflazione porteranno le banche centrali ad agire per stimolare l’economia. Shock inattesi, come eventi geopolitici o rapidi inasprimenti della politica monetaria della Fed, a nostro avviso, rappresentano i principali rischi dell’asset class.

Qual è l’approccio del suo comparto, dunque?
Il comparto Ing (L) Renta Fund Global Bond Opportunities – ex Ing (L) Renta Fund World – adotta una strategia flessibile, globale, total return che massimizza il rendimento del portafoglio sfruttando tatticamente valute, tassi d’interesse e merito creditizio a livello globale. Crediamo che le dinamiche del mercato del reddito fisso globale forniscano molteplici opportunità per conseguire interessanti rendimenti nel tempo attraverso un posizionamento attivo. L’adozione di una strategia Total Return consente di costruire un portafoglio liquido, globale e fortemente improntato alla ricerca di alpha. Obiettivo del comparto è generare un rendimento lordo annuo pari a 350 punti base sopra il benchmark (Barclays Global Aggregate) su un ciclo economico di tre anni con una volatilità attesa tra il 5 e il 10%. Attualmente, crediamo che la divergenza in termini di politica monetaria condurrà a differenziali di crescita e di inflazione tra Stati Uniti, Regno Unito ed eurolandia. Ci aspettiamo che le obbligazioni di Stati Uniti e Regno Unito generino performance inferiori rispetto a quelle dell’area euro e che la Fed e la Bank of England siano più prossime a mettere in atto un inasprimento della politica monetaria rispetto alla Banca centrale europea. Crediamo che il tema della ricerca di rendimento sia ancora attuale: restiamo quindi sovrappesati sui titoli investment grade e sul debito dei mercati emergenti in valuta forte (Emd Hc) e abbiamo rafforzato la nostra posizione in obbligazioni high yield.

Che tipo di asset class state favorendo?

Premetto che non credo che ci si trovi in un contesto di aumento dei tassi globali. La crescita è ancora molto moderata, in Europa l’occupazione è debole e le aspettative di inflazione continuano a diminuire. Potrebbe esserci qualche moderata correzione al rialzo rispetto ai livelli attuali (storicamente bassi), ma non sarebbe una ragione sufficiente per fare cambiamenti nella nostra allocazione. In un contesto di bassi rendimenti, seppure in graduale aumento, è da preferire un portafoglio diversificato in obbligazioni a spread e in titoli di Stato periferici.

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