Verdecanna (State Street GA): così la voluntary farà bene al gestito

UN VANTAGGIO PER IL SETTORE – “In linea di massima, qualsiasi tipo di iniziativa che porti sul mercato italiano maggiori risorse finanziarie e asset da gestire rappresenta un vantaggio per noi”. Lo sottolinea Danilo Verdecanna, managing director di State Street GA (qui il video) commentando la voluntary disclosure recentemente approvata dal Senato (vai qui per la notizia). “Faccio un altro esempio: anche quando il presidente della Bce Mario Draghi parla del quantitative easing crea un vantaggio per i gestori. Perché, ovviamente, che cosa vuol dire quantitative easing? Vuol dire andare a comprare titoli di Stato, government bond, corporate bond, a fronte di liquidità. La quale va parzialmente a finire all’economia e parzialmente va agli istituzionali o ai privati, che ovviamente chiedono agli asset manager di poterli gestire. Quindi, qualsiasi tipo di iniziativa che porti maggiore liquidità all’interno del mercato italiano fa sì che il nostro settore ne risulti avvantaggiato”.

ESIGENZA GESTIONALE
– Dunque, prosegue Verdecanna, anche la voluntary disclosure, se fa riemergere o rientrare dei capitali, può avere un effetto positivo sull’industria del risparmio. “A fronte dei capitali che riemergono o rientrano”, prosegue il manager, “ci sarà sicuramente un’esigenza gestionale. Tuttavia, non so esattamente quello che potrà essere l’impatto sul mercato del risparmio gestito italiano. I primi a beneficiarne direttamente saranno le private bank o le banche commerciali. Sicuramente ci sarà un effetto indiretto sui gestori di portafogli, proprio perché queste risorse finanziarie andranno poi parzialmente a sostenere l’acquisto dei prodotti di risparmio gestito“.

PERIODO POSITIVO PER IL GESTITO
– “Sicuramente”, aggiunge Verdecanna, “per il risparmio gestito è un periodo molto positivo per tutte queste azioni combinate. Un po’ per le operazioni di rientro dei capitali che ci sono state anche in passato, un po’ per la grande liquidità che c’è sul mercato, un po’ per un altro trend a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni, in scia al quale i prodotti di risparmio gestito adesso vengono considerati dalle banche come prodotti core da vendere, mentre tre o quattro anni fa, quando avevano bisogno di liquidità, le banche mettevano sul mercato le loro obbligazioni, quindi facevano sì che allo sportello si vendessero le loro obbligazioni presso i clienti retail. Adesso questo stress sulle banche non c’è più, in linea di massima la situazione sembra un po’ più tranquilla rispetto al passato e i fondi di investimento, che sono tra l’altro prodotti più diversificati, più trasparenti e che danno maggiore soddisfazione agli investitori, ne hanno beneficiato”. Non a caso, a fine ottobre il patrimonio ha fatto numeri da record (qui la notizia precedente).

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