D’Acunti (Invesco): il risparmiatore che non rischia gode solo a metà

RENDIMENTI NULLI PER I RISCHI PIU’ BASSI – Nel 2015, con i rendimenti quasi nulli degli investimenti cosiddetti sicuri, ogni risparmiatore dovrà chiedersi quanto rischio è disposto a sopportare, tenendo conto che, se la sua soglia di sopportazione sarà troppo bassa, potrebbe anche chiudere l’anno con un rendimento reale negativo. Per esempio, osserva Giuliano D’Acunti, head of sales di Invesco, “chi decidesse di investire nel Bund tedesco, a fine anno potrebbe avere l’amara sorpresa di non essere riuscito neanche a difendere il proprio capitale da un eventuale rialzo dei prezzi al dettaglio”.

PETROLIO
– Tuttavia, prosegue il manager, non mancano i settori in cui il rapporto rischio-rendimento è più che accettabile, come ad esempio il comparto petrolifero. “Gli affari migliori si fanno quando tutto crolla, come sta accadendo al prezzo del greggio: la debolezza potrebbe protrarsi ancora per un paio di mesi, ma il petrolio è una commodity con buone probabilità di rimbalzo nel corso del 2015”.

TITOLI ATTRAENTI – Secondo D’Acunti, anche nel comparto obbligazionario si possono trovare titoli attraenti, come per esempio le emissioni bancarie subordinate e i corporate bond dei Paesi emergenti. “Le emissioni degli istituti di credito che prevedono garanzie minori rispetto ai titoli senior hanno rendimenti che arrivano fino al 6% e garantiscono così un buon extrarendimento rispetto al classico investimento in Btp: chi decide di adottare questa strategia, dovrebbe tuttavia comprare soltanto i bond dei principali gruppi europei, come Intesa Sanpaolo e UniCredit in Italia, Lloyds e Barclays in Gran Bretagna, SocGen e Credite Agricole in Francia”. D’Acunti precisa che le minori garanzie fornite dalle emissioni junior sono più che compensate dalla solidità patrimoniale che contraddistingue il settore bancario europeo: “II rafforzamenti di capitale richiesti da Basilea e dai regolatori hanno comportato la patrimonializzazione dell’intero settore e i pochi fallimenti registrati negli ultimi anni, che hanno riguardato soltanto istituti minori, sono stati gestiti bene, senza ripercussioni sulla fiducia degli investitori”.

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