Loomis Sayles: vincitori e vinti tra gli emergenti

VINCITORI E VINTI – Chi sono i vincitori e chi i vinti tra i mercati emergenti? Risponde indirettamente, in un suo commento, Jackie Lafferty, investment analyst sui mercati emergenti di Loomis Sayles. “Il 2015 ha avuto un inizio difficile per i mercati emergenti: rialzo dei tassi statunitensi ancora in sospeso, calo dei prezzi delle materie prime, misure di quantitative easing in Europa e rischi idiosincratici delle nazioni hanno tutti inasprito il sentiment degli investitori e causato la salita del dollaro americano. Ciò ha portato a una sostanziale debolezza del cambio valutario nei mercati emergenti, dando una batosta agli investitori basati negli Stati Uniti con esposizione in molti mercati obbligazionari in valuta locale”.

CONTESTO MACRO
– “Nonostante la difficoltà”, continua l’esperto, “il credito degli emergenti si è comportato bene e, insieme al debito sovrano degli stessi, ha registrato rendimenti positivi. Il debito dei mercati emergenti in valuta forte è ancora sostenuto dalla politica della banca centrale, la quale continua a essere nel complesso accomodante. Negli Stati Uniti, la politica accomodante della Fed è rimasta favorevole per gli emergenti, con i commenti di Janet Yellen che, nel mese di marzo, segnalavano un graduale restringimento della politica monetaria, il quale a sua volta ha incoraggiato la presa di rischio degli investitori”. In Europa, “l’aggressivo programma di quantitative easing con l’acquisto di titoli di Stato ha spinto verso il basso i rendimenti dell’eurozona, aumentando l’appealing del debito degli emergenti. Il contesto disinflazionistico globale, alimentato da una crescita scarsa e dal basso prezzo del petrolio, è stato anch’esso di sostegno al credito degli emergenti, consentendo alle banche centrali di tagliare i tassi o di ritardare i rialzi”.

PAGELLE E PREVISIONI – Fatta la premessa, questi i vincitori e i vinti. Sulla valuta, perdono Brasile e Turchia e vince la Russia, che si impone anche in altre due categorie, ovvero debito sovrano denominato in dollari statunitensi e debito societario emergente denominato sempre in usd. Nella prima delle due categorie si distingue anche la Nigeria, mentre perde l’Ucraina. Sul fronte azionario, bene la Cina. “Il resto del 2015”, conclude l’esperto, “si caratterizzerà probabilmente per la differenziazione nei mercati emergenti. Gli investitori temono il rialzo dei tassi Fed, la forza del dollaro statunitense e il basso costo del petrolio, che continueranno probabilmente a creare una dispersione dei rendimenti. Ma ricordatevi: gli andamenti dei mercati emergenti possono variare velocemente, i temi possono rovesciarsi e i vinti di ieri possono essere i vincitori di domani”.

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