Neuberger Berman, l’inflazione negli Usa torna protagonista

PARLA THANOS BARDAS – Negli anni recenti l’inflazione è stata fuori dal radar degli investitori dato che i mercati sviluppati, in modo particolare Europa e Giappone, hanno lottato tendenzialmente di più contro le minacce di crescita debole e deflazione. L’inflazione americana core – spiega Thanos Bardas, head of global rates and inflation strategies di Neuberger Berman – “è stata al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve per 33 mesi consecutivi fino ad aprile, non esattamente una minaccia al potere d’acquisto. Tuttavia ora stiamo notando segnali di un maggior interesse per l’inflazione Usa da parte degli investitori e riteniamo questa meriti di essere considerata all’interno dei portafogli obbligazionari”.

PSICOLOGIA DA REFLAZIONE – “Le cause scatenanti della psicologia da reflazione – il ritorno dei prezzi su livelli precedenti la deflazione -  sono molte e comprendono il recupero del prezzo del greggio (il prezzo del petrolio WTI ha riguadagnato il 40% dal minimo di 43 dollari toccato il 17 marzo), la politica monetaria più leggera e il miglioramento dei dati sull’occupazione. Un indicatore di una possibile inflazione dei salari arriva dall’indagine sulle piccole aziende condotta dalla Federazione nazionale del business indipendente che chiede agli imprenditori le loro prospettive sul salario orario. Mettere insieme questi risultati con l’indice del costo dell’occupazione (Eci) indica che potrebbero esserci degli aumenti salariali nel mese a venire. I costi unitari del lavoro in America sono già saliti dai minimi post-recessione, e per noi questo significa che anche l’indice dei prezzi al consumo (core Cpi) dovrebbe iniziare una tendenza al rialzo”.

IL PUNTO DI VISTA DEGLI INVESTITORI
– “Dal punto di vista degli investitori, il potenziale per un miglioramento nell’inflazione non è andato perso, come evidenziato dall’accresciuta domanda di Tips (Treasury inflation protected securities) quest’anno. Fino a questo punto dell’anno gli investitori hanno acquistato il 72% di tutti i Tips messi in asta, che corrisponde al livello più alto mai toccato dal 2003, mentre più flussi si sono mossi verso gli etf che investono in Tips (circa 611 milioni di dollari prima del report di aprile sull’indice dei prezzi al consumo). Queste tendenze sono state lette dal mercato come una grande scommessa su una sorpresa positiva dell’inflazione nei mesi a venire. Non sorprende quindi che i breakeven dei Tips siano cresciuti marcatamente dal loro minimo del 2014”.

TENER CONTO DELL’INFLAZIONE – “L’inflazione americana resta sicuramente moderata. Ma riteniamo che siano state poste le basi di un movimento al rialzo e che ulteriori cambiamenti nelle attese sull’inflazione, quando arriveranno, potrebbero sentirsi velocemente. In un contesto del genere, riteniamo che gli investitori dovrebbero considerare modalità per gestire l’inflazione nei loro portafogli, che sia tramite Tips o attraverso altre asset class come le materie prime, il debito a basso rating, master limited partnership, trust immobiliari o certi settori azionari che tendono a resistere meglio delle obbligazioni tradizionali in periodi inflazionistici”.

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