Dal Vecchio Continente al Nuovo Mondo: Jp Morgan AM fa un roadshow ”globale”

EQUITY USA VS EUROPA – Si è tenuta ieri la tappa milanese del roadshow di Jp Morgan Asset Management, dedicato agli investimenti nel mercato azionario europeo e statunitense e intitolato “Dal Vecchio Continente al Nuovo Mondo”. Ne abbiamo parlato con Maria Paola Toschi (nella foto), market strategist della società, che ha analizzato i quattro temi principali trattati nel corso del ciclo di incontri.

Qual è il vostro contesto di riferimento?
Secondo noi il 2015 è ancora un anno positivo per i mercati azionari nonostante abbiano già espresso ottime performance nel passato. Di certo abbiamo un obiettivo più basso, visto la strada che è già stata fatta. Più in generale, comunque, nel roadshow abbiamo confrontato Europa e Stati Uniti facendo riferimento a quattro temi fondamentali.

Quali sono?

Il primo è legato al calo del prezzo del petrolio, il secondo all’effetto valutario, il terzo alla crescita degli utili, il quarto alle valutazioni dei mercati.

Partiamo dal primo. Il petrolio.

Stiamo ancora vivendo in un contesto di prezzo basso dell’oil che per l’Europa ha implicazioni molto positive. Sul fronte Usa, se da un lato alcune aziende hanno sofferto per il calo del prezzo del petrolio, dall’altro il calo ha un effetto netto molto positivo perché si riflette in un abbassamento del prezzo della benzina e questo significa un aumento dei consumi e del reddito disponibile degli americani. Ci aspettiamo che questa dinamica potrebbe far ripartire la crescita dell’economia nel II trimestre, considerando che nel I trimestre si è rivelata piuttosto moderata.

Poi c’è l’effetto valutario.

Secondo noi, ci sono ancora condizioni per vedere un dollaro relativamente forte e un euro relativamente debole soprattutto perché potrebbe diventare più forte il tema delle divergenze valutarie in scia alle prossime divergenze di politica monetaria delle banche centrali. La Fed prima o poi rialzerà i tassi e questo vorrà dire un’economia americana più solida. Anche questo evento, è positivo per i mercati europei che stanno godendo di una ripresa di competitività, in realtà non pensiamo sarà negativo per quelli americani, anche perché i nostri fondi azionari sono molto basati su un approccio di stock selection. Negli Stati Uniti, le aziende che hanno una forte dipendenza dal mercato interno sono preponderanti e stanno dando risultati molto positivi, l’abilità del gestore sarà nell’andare a cercare storie di aziende meno legate al rialzo del petrolio e più dipendenti, appunto, dalla domanda interna.

Il rialzo dei tassi della Fed potrebbe portare degli shock?

Sarà un processo lento e graduale e il mercato incorpora già questo scenario. Ci potrà essere qualche effetto sui mercati emergenti.

Torniamo ai temi fondamentali. Gli utili.
Ci sono ancora potenzialità di crescita in Europa nonostante nel I trimestre 2015 siano cresciuti del 12% rispetto allo stesso periodo del 2014. Gli Usa, invece, hanno visto un calo del 2,3%. Ma se noi scorporiamo i settori di energia e utility in realtà le altre aziende hanno visto la reddittività crescere del 9%. È importante sottolineare che nell’indice S&P 500 il 70% dei ricavi è fatto in Nord America ed è qui che vanno cercate le migliori opportunità. Siamo orientati a una strategia value che significa che si deve andare a cercare i campioni più orientati alla continuità, a un profilo di maggiore stabilità e con interessanti livelli di valutazione.

Ecco, parliamo di valutazioni. Questi non sono mercati diventati un po’ troppo cari?
In effetti gli investitori sono preoccupati di questo. Ma se valutiamo vari indicatori tra cui il p/e (prezzo/utili) si può notare che sono allineati o poco superiori alle medie storiche. Quello che ci interessa, oggi, sono le valutazioni relative. Rispetto al fixed income, l’equity continua a essere più interessante. Il rendimento degli utili dei mercati è più remunerativo in termini di performance sia delle obbligazioni corporate sia di quelle governative. I premi al rischio sono ancora elevati.

E i rischi?

Esistono dei rischi, uno è il rialzo tassi, che però è abbastanza calcolato. Il principale rischio è quello politico, legato alle recenti elezioni in Spagna e alla Grecia che potrebbe mettere in discussione il trend di rialzo dell’economia europea. Noi speriamo ancora in una risoluzione della vicenda anche se non si può escludere un default.

State puntando su qualche strategia in particolare?
Su due: il comparto Euroland Dynamic Fund che ci piace perché è un tema legato alle aziende posizionate nell’area euro e l’Us Value Fund, più improntato a cogliere le opportunità del mercato Usa di oggi, vale a dire sui titoli più esposti al rialzo dell’economia domestica.

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