Consultinvest, la crisi greca spinge verso una valuta più debole

NON SI PUO’ ESCLUDERE ALCUNO SCENARIO – “Il destino della Grecia sarà deciso nelle prossime ore, sulla base di considerazioni esclusivamente politiche che al momento rimangono difficilmente prevedibili. Quel che è certo, osservano gli esperti di Consultinvest, è che ormai non si può più escludere nessuno scenario: né quello di un mancato accordo che porti al default tecnico verso la Bce (la deadline in questo caso è il 20 luglio prossimo) e quindi ad una uscita più o meno veloce di Atene dall’euro; né quello di un accordo ormai stiracchiato che potrebbe essere trovato nei prossimi giorni”.

FRAGILITA’ E CONTRADDIZIONI DELLA ZONA EURO – Tuttavia, mettono in guardia gli esperti, “un accordo che sia incapace di prevedere un significativo taglio del debito greco (palesemente insostenibile per la piccola economia ellenica), anche se accettato obtorto collo da Atene, riproporrà in un futuro non lontano e in forme aggravate i problemi odierni”. Ciò che però dovrebbe importare maggiormente all’investitore, spiega Consultinvest, “è che questa crisi, sia per i temi toccati che per i modi in cui si è dipanata, ha palesato e aggravato la fragilità e le contraddizioni congenite del progetto europeo della moneta unica, contraddizioni che le riforme avviate dal 2012 in poi non sono riuscite a correggere. In buona sostanza, il caso della Grecia ha “evidenziato la lontananza dell’idea di una Europa politica più integrata e solidale e rafforzato quella di una Europa burocratica, disfunzionale, poco flessibile democratica”.

UN PERICOLOSO PRECEDENTE – Si tratta di considerazioni da non sottovalutare accampando il peso limitato dell’economia greca, avverte Consultinvest. “Questa vicenda ha indebolito lo standing e le prospettive economiche dell’euro zona nel medio e lungo periodo. Se ci sarà una Grexit o anche solo una ristrutturazione concordata del debito greco si sarà creato un pericoloso precedente in grado di indebolire il valore dell’euro come valuta di riserva internazionale. Vuoi perché sarà possibile immaginare e speculare altre uscite di Paesi altamente indebitati, vuoi perché una riduzione del debito greco rivitalizzerà l’esistenza di quel rischio sovrano che la Bce ha cercato di allontanare dal 2012 con il “whatever it takes” di Draghi”.

EURO SEMPRE PIU’ DEBOLE – “Al tempo stesso lo scontro politico tra le istituzioni Europee e il Governo di Atene, alla luce del voto referendario, “dà animo alla sinistra europea, ai partiti euroscettici ed indipendentisti, rischiando di farli diventare protagonisti delle prossime tornate elettorali e mettendoli in grado di contestare quel rigore fiscale che nell’attuale contesto istituzionale europeo è l’unica àncora di stabilità per l’euro. Ecco allora che l’investitore deve considerare la diversificazione valutaria come un’interessante prospettiva, anche agli attuali livelli di euro. Solo un euro ancora più debole può offrire un po’ di sollievo all’economia europea e aiutarla a stabilizzarsi. Siamo propensi a ritenere che, quale che sia l’esito della crisi greca, l’euro si indebolirà, soprattutto contro il dollaro.  Degenerando la crisi, l’euro perderebbe ulteriore smalto ed importanza internazionale e il suo deprezzamento sarebbe sospinto dal QE della Bce. Se invece la crisi dovesse risolversi, nel breve termine i mercati potrebbero stabilizzarsi e la Fed avrebbe poche scuse per ritardare la normalizzazione della sua Politica Monetaria. Il dollaro riprenderebbe a correre e l’Euro continuerebbe ad essere visto come il prodotto di una Unione strutturalmente debole ed instabile, potenzialmente pronta a riportare alla ribalta una nuova crisi nella sua Periferia, economicamente e strutturalmente debole e gravata da un debito pubblico molto elevato”.

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