Columbia Threadneedle, il caso Grecia rappresenta il fallimento della democrazia

GRECIA E CINA SOTTO I RIFLETTORI – Grecia e Cina hanno letteralmente dominato i mercati nelle ultime settimane. Per quanto riguarda la Grecia – ha detto Mark Burgess, chief investment officer emea e responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments – “riteniamo che un accordo sia forse meglio di niente a breve termine e che elimini il rischio immediato di un’uscita del paese dall’area euro. I mercati hanno accolto la notizia con favore e il senso di inquietudine che ha aleggiato tanto a lungo si è leggermente attenuato”.

FALLIMENTO DELLA DEMOCRAZIA – Ma le conseguenze a lungo termine del fallimento greco e dell’accordo con l’Eurogruppo sono molto meno favorevoli. “Occorre riconoscere che il piano di salvataggio rappresenta il fallimento della democrazia e l’erosione della sovranità, dal momento che i greci avevano già respinto un piano di riforme economiche molto meno oneroso mediante un referendum”, ha detto Burgess. “L’aspetto più negativo della crisi e i cui effetti si propagano ben oltre la Grecia è che probabilmente nessuno degli altri Stati membri dell’area euro si fiderà più delle intenzioni della Germania in futuro. Sarà inoltre interessante vedere in che modo il trattamento riservato alla Grecia dall’Eurogruppo influenzerà gli elettori britannici nel prossimo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue”.

DEBITO NON PIU’ SOSTENIBILE – Indipendentemente dai punti di vista, ha proseguito l’esperto, “la verità irrefutabile è che ora il debito della Grecia non è più sostenibile di quanto non fosse in precedenza. E a nostro avviso, affinché diventi sostenibile, è essenziale una forma di ristrutturazione. Persino l’FMI, uno dei maggiori creditori del paese, ha sollecitato un alleggerimento del debito “nettamente superiore al livello finora considerato”. Tuttavia, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha più volte affermato che un condono del debito è semplicemente fuori discussione”.

ASIA
– In Asia intanto, “le borse della Cina continentale hanno subito un crollo nel secondo trimestre. Le autorità hanno reagito con una serie di misure volte a stabilizzare il mercato, tra cui tagli dei tassi d’interesse e dei coefficienti di riserva obbligatoria, la sospensione delle IPO (che riducono la liquidità del mercato), il divieto ai maggiori azionisti di vendere i loro investimenti per sei mesi, l’imposizione di limitazioni alle vendite allo scoperto e l’incoraggiamento a banche, società di intermediazione e compagnie assicurative ad acquistare azioni. Anche le regole relative alle operazioni di marginazione (“margin lending”) e ai collaterali sono state allentate. Tuttavia, l’intervento più deciso è giunto dalla banca centrale cinese, che si è impegnata a fornire “abbondante liquidità” e a proteggere il paese dai rischi sistemici e regionali”.

IMPATTO LIMITATO
– “Anche se probabilmente il mercato azionario cinese rimarrà volatile nel breve periodo, riteniamo che l’impatto sull’economia reale del paese sarà limitato, poiché la debolezza delle borse si sta verificando in un contesto di aumento della liquidità. Vale la pena di ricordare che il finanziamento con capitale di rischio ha iniziato ad assumere maggiore rilievo in Cina solo di recente: le banche e i mercati obbligazionari rimangono la principale fonte di finanziamento per le società. La durata del boom dei mercati azionari e ora il suo fallimento sono stati troppo brevi per poter avere effetti significativi sul benessere finanziario del paese (e da inizio anno la borsa è ancora in rialzo per il 2015), anche se l’incipiente ripresa del mercato immobiliare può risentire delle recenti dinamiche”.

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