A Piazza Affari cautela sui titoli del risparmio gestito (eccetto Fineco)

LA SCELTA DI ALLIANZ GI – Sono le storie di consolidamento e di ristrutturazione – in ambito telecom, utilities, banche popolari e aziende industriali – quelle a cui guarda con maggiore interesse il fondo Allianz Azioni Italia All Stars, gestito da Stefano Ghiro (nella foto), senior portfolio manager di Allianz Global Investors. Che, parlando con bluerating.com, ha invece espresso cautela sui titoli del risparmio gestito, per via del nodo, che prima o poi dovrà venire al pettine, delle performance fees. Unica eccezione, nel comparto, è Fineco.
 
Di recente nel nostro Paese sono usciti i dati su Pil, disoccupazione e consumi. Voi come vedete l’Italia, oggi?
Lo scenario generale è abbastanza favorevole, e questo forse spiega la maggioranza dei dati leggermente positivi che abbiamo visto. Anche da parte del governo tendenzialmente mi sembra che la strada sia quella giusta. La nostra visione sull’Italia rimane nel complesso positiva. All’inizio dell’anno forse avevamo aspettative lievemente più alte, poi c’è stato un po’ di raffreddamento dovuto non solo a fattori italiani ma anche più generali. Il contesto generale da inizio anno, con i dati sul rallentamento della Cina, ha avuto un impatto, però forse più a livello di sentiment, perché alla fine che in Cina ci fossero segnali di rallentamento si era già percepito e se ne parlava già. Forse il mercato ha messo meglio a fuoco questo tema e forse ci vorrà un po’ di tempo perché recuperi fiducia. D’altro canto, ci aspettavamo un po’ di più lato consumi domestici. L’aspettativa era che il Pil nel 2015 potesse avere un tasso di crescita un po’ più sostenuto. Però nel complesso per noi la visione rimane positiva. Vedremo numeri che rappresentano un buon punto di partenza per dati più positivi nel corso dei prossimi anni. E comunque, ci sono diversi fattori positivi.

Quali?
Innanzitutto, in termini di utili aziendali siamo ancora al di sotto dei livelli che avevamo visto nel 2008. Rispetto ad altri mercati, l’Italia ha un grosso margine di miglioramento. Se si concretizzasse, a livello di valutazioni avremmo multipli più bassi in Italia rispetto al resto d’Europa. Poi, le riforme strutturali continueranno. Infine, vediamo in molti settori processi di ristrutturazione, di consolidamento, di cambiamento che fanno ben sperare. Dalle banche popolari alle municipalizzate fino alle telecom, ci sono tante aree con un driver interno specifico che tutto sommato può essere sganciato dal contesto globale.

 
Quindi, guardando all’azionario italiano, qual è oggi la vostra idea, soprattutto dopo l’estate calda che abbiamo vissuto?
Non ci aspettiamo grandi performance dal mercato, ma che comunque l’indice chiuda l’anno con il segno più a livello di ritorni, tenendo conto del dividend yield del mercato. Quindi, ancora uno scenario positivo. Stiamo puntando sui temi legati, come accennavo, ai processi di consolidamento e di ristrutturazione sia su settori e aree particolari sia su nomi specifici, come Finmeccanica o altre storie di ristrutturazione che possono avere ancora un grosso margine di miglioramento. E questo nel complesso è un punto importante per l’Italia, ma anche per l’Europa, dove c’è ancora grossissimo margine per ristrutturare e per migliorare i margini operativi di molte aziende, di molti settori, cosa che magari negli Stati Uniti è già avvenuta. In questa fase saremo più focalizzati su settori e titoli più legati alla domanda interna europea e punteremo meno sulle aziende legate al ciclo globale o alla domanda dei mercati emergenti. Più a lungo termine quel tipo di trend riprenderà, è solo un fattore temporaneo.
 
Quali sono i settori per voi più interessanti in Italia e perché?
A noi piacciono le telecomunicazioni, dove è cambiato un po’ lo scenario: sicuramente c’è più voglia di investire, anche perché a livello di regolatore europeo è cambiata la prospettiva. Ci piace ancora il settore delle utilities locali – Acea, Iren, Hera – proprio perché anche lì c’è un processo di consolidamento che sicuramente andrà avanti. Il settore finanziario non ci dispiace, il processo di consolidamento delle popolari dovrà accelerare nei prossimi mesi e il mercato tornerà a guardare a questi titoli. In ambito industriale, andiamo in maniera molto specifica su temi o storie che hanno grosse potenzialità di crescita o margini di ristrutturazione abbastanza elevati. Per esempio citavo Finmeccanica, dove il processo di ristrutturazione è ancora nella prima fase: vedremo arrivare ancora dati positivi da queste storie.
 
Come vedete il settore del risparmio gestito, alla luce dei dati positivi che continuano ad arrivare sul fronte della raccolta?
Al momento non è tra i settori che stiamo puntando. Secondo noi un po’ di cautela in questo ambito ha senso: le valutazioni sicuramente non sono regalate e c’è sempre il rischio che a livello europeo il regolatore sia un po’ meno benigno sul metodo di calcolo delle performance fees operato dalle aziende del comparto. Se prendiamo l’ammontare degli utili generati, le performance fees costituiscono un aspetto molto importante. E se viene rivisto il modo in cui queste vengono calcolate, gli utili dovranno essere riaggiustati. Cautela, insomma. Sicuramente non è tra i settori che preferiamo in questo momento. Fineco è l’unica società un po’ più difensiva ed è la storia che a noi piace di più. 

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