Banerji (Vontobel): ecco perché ci piacciono gli investimenti responsabili

INVESTIMENTI RESPONSABILI – In tema di investimenti responsabili, le case di gestione sono tutte in prima fila. Un po’ per seguire una tendenza in atto, un po’ perché di aziende che investono per migliorare le condizioni del pianeta non ne mancano. I principali temi sono legati alle energie alternative (eolico, solare o biogas) e alla scarsità di risorse quali materie prime, agricoltura. Le fonti rinnovabili nel 2014 hanno prodotto il 23% dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno di energia a livello mondiale, garantendo oltre 5.400 TWh di produzione. Il peso delle rinnovabili è inoltre in crescita, con la potenza complessivamente installata che è passata da meno di 1 TW a oltre 1,7 TW dal 2007 al 2014, soprattutto grazie alla crescita di fotovoltaico (da 10 GW nel 2007 a oltre 183 nel 2014) ed eolico (da 95 a oltre 377 GW). Nel 2014 sono stati investiti per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili oltre 235 miliardi di euro a livello globale, in crescita rispetto al 2013 e con una positiva inversione di tendenza rispetto al trend negativo degli anni 2012 e 2013, riportando i livelli di investimento prossimi a quelli record del 2011. Una crescita che tuttavia ha visto spostare il baricentro dall’Europa all’Asia. E questo ha finito a pesare sui risultati di chi investe. A raccontare la strategia del comparto è Sreejith Banerji, gestore del fondo Future Resources di Vontobel.

In cosa investe il fondo?

In società in grado di trarre profitto dalla scarsità di risorse, dal crescente fabbisogno di energia e prodotti agricoli e affini. È un fondo azionario tematico gestito attivamente che investe su scala mondiale. Abbiamo un rigoroso approccio bottom-up, nell’ambito del quale si analizza innanzitutto il potenziale di crescita dei singoli titoli e poi vengono valutate le opportunità offerte dal settore e globalmente dal mercato.

A quali aziende guardate?

Abbiamo un orientamento verso le medie imprese, non c’è nessuna particolare preferenza per quanto riguarda stile d’investimento e l’allocazione geografica o valutaria. L’orizzonte è a lungo termine senza vincoli temporali per la detenzione dei titoli.

Perlopiù ci sono gli Stati Uniti nella sua allocazione geografica (57,7%), poi vengono il Canada, il Giappone, la Germania e la Svezia…

Sì, abbiamo un sovrappeso sugli Stati Uniti e sull’Europa del nord perché è lì che le aziende spendono di più in ricerca tecnologica. Per esempio ci piace l’azienda svedese Boliden che fa estrazione e fusione di rame, zinco, piombo, oro e argento. Guardiamo alle realtà impegnate in materiali chimici e gas, nell’agro, nell’energia da risorse non tradizionali, nel settore dell’acuq, delle risorse rinnovabili e nelle materie prime chimiche.

Quali sono i primi dieci titoli oggi in portafoglio?
Toray Industries Shs, Ipg Photonics Corp, Schlumberger, Cf Ind Holdings, Roper Industries Shs, West Fraser Timber, Archer-Daniels Mi Shs, Syngenta, Celanese Corp -A- Shs, American Water Works.

Il fondo però sta facendo peggio dell’indice ed è negativo da qualche mese. Come mai?
Da inizio anno a oggi è stato il periodo peggiore per l’investimento in risorse, a causa di quanto sta succedendo in Cina e nel crollo del prezzo delle commodity. Inoltre l’indice fa poco testo perchè è fatto dai soliti nomi macroscopici che non riflettono davvero la vastissima industria coinvolta nei vari settori dei materiali avanzati e delle energie rinnovabili e non convenzionali. Inoltre sono le meno efficienti perché molto lente nei processi decisionali e nelle decisioni strategiche. Il settore aerospaziale è interessante e su quello automobilistico potrebbero esserci interessanti dislocazioni. Lo stesso dicasi per lo shale gas: è ancora caro ma è la storia del futuro. Siamo positivi sul settore dei big data che sono entrati nel settore agricolo nella creazione delle piattaforme tecnologiche di monitoraggio. E sull’agri c’è anche un forte uso dei droni. Il 2015 comunque è un anno di transizione.  Molto potenziale c’è anche in paesi come Ucraina e Russia, le risorse sono grandi e sottosviluppate ma le tensioni politiche penalizzano molto. In generale, comunque, basti sapere che il venture capital in Usa ha investito lo scorso anno più di 2 miliardi di dollari in clean technology.

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