Rahman (Invesco): bond emergenti sotto pressione? Non è colpa della Cina né della Fed

MERCATI EMERGENTI SOTTO PRESSIONE – Non è un momento facile per investire sui mercati emergenti, dove l’incertezza sembra regnare sovrana. E i mercati obbligazionari non fanno eccezione. Detto ciò, evidenzia Rashique Rahman, responsabile fixed income emerging markets di Invesco, è bene analizzare i veri motivi alla base del rallentamento di queste economie. “Non parliamo solo della Cina, ma anche di alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Europa Orientale”, ha detto il gestore a Bluerating. “In molti hanno puntato il dito contro le misure adottate dalla Fed o contro “l’effetto Cina”. In realtà noi siamo convinti che il rallentamento dipenda da dove questi Paesi si trovano all’interno del loro ciclo del credito”. 

 
LE TRE FASI DELLA RIPRESA – L’andamento registrato negli ultimi due anni dai mercati emergenti infatti, prosegue Rahman, “riflette gli squilibri generati negli anni della crescita”. Proprio alla luce della sua natura strutturale, la fase attuale non è destinata a concludersi a stretto giro, secondo il gestore. Che individua tre step fondamentali nella strada verso il ritorno alla crescita: “il primo aggiustamento necessario, che in larga parte si è già compiuto, riguarda la stabilizzazione delle valute; il secondo, che è il momento in cui ci troviamo ora, sta avvenendo a livello domestico attraverso un rallentamento dei consumi interni”: dobbiamo dunque attenderci un’ulteriore frenata prima della vera ripresa, che si concretizzerà con l’implementazione di riforme strutturali – ogni Paese con i suoi tempi – in grado di rendere finalmente autonomi questi mercati. 
 
DOVE INVESTIRE NEI BOND EMERGENTI – Ad oggi dunque le condizioni dei Paesi Emergenti rimangono difficili, conclude Rahman: qualche opportunità per investire si può trovare nelle valute locali, più stabili e più correttamente valutate rispetto a pochi anni fa. A livello geografico invece, il gestore predilige i paesi che stanno effettivamente spingendo sulle riforme, come il Messico, l’India, l’Indonesia e, in ottica più tattica, la Russia. Da evitare invece per il momento Brasile, Turchia e Sud Africa.
 

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