Gam: timori eccessivi sui prezzi dei farmaci

DISCUSSIONE SUL PRICING - ”L’aggressivo comportamento in materia di determinazione dei prezzi (pricing) da parte di una piccola società farmaceutica, a controllo privato, ha rianimato la discussione sul pricing dei medicinali, attirando molta attenzione da parte dei candidati in campagna elettorale per le prossime elezioni presidenziali statunitensi”, commenta Christophe Eggmann, Investment Director di GAM. “Il tweet più tagliente è arrivato da Hillary Clinton, che nei giorni successivi ha illustrato il suo piano per porre fine a quella che ha chiamato “speculazione sui prezzi'”.

PROPOSTE NON NUOVE – “Nessuna delle proposte avanzate è nuova o ha avuto successo in passato. Al di là di un tweet che consideriamo populista e che ha accelerato un sell-off già in corso, riteniamo che, da un punto di vista legislativo, si possa fare poco”, sottolinea Eggmann. “Molte proposte del passato, come creare un’agenzia assicurativa sanitaria gestita dal governo, che potrebbe negoziare i prezzi direttamente con i fornitori, non hanno mai avuto possibilità realistiche di successo, anche se i Democratici erano alla Casa Bianca e controllavano sia la Camera sia il Senato. Nel 2007, rispondendo a un’interrogazione dei Democratici, il Congressional Budget Office (CBO) indicò che il Governo non sarebbe in grado di ottenere concessioni significative sui prezzi rispetto a quelle già ottenute dal programma delle società assicuratrici partecipanti. E Medicare non può, per legge, interferire nei negoziati tra i produttori di medicinali e i piani di prescrizione medica assicurati da Medicare stessa. Per quanto riguarda l’innovazione, tuttavia, vediamo un supporto politico con un’ampia base. Nel luglio 2012 il FDA Safety and Innovation Act è diventato legge e, più di recente, la legge 21st Century Cures ha ottenuto un supporto unanime nella Commissione Energia e Commercio della Camera ed è stato approvato con una votazione di 344 “sì” contro 77 “no” dalla Camera, in una rara dimostrazione di cooperazione bipartisan. Entrambe le leggi puntano ad accelerare la scoperta e lo sviluppo di nuovi trattamenti medici, fornendo nuovi fondi al National Institutes of Health (NIH) e alla FDA”.

TIMORI ECCESSIVI – “Infine, uno sguardo ai costi dei medicinali come percentuale della spesa sanitaria totale rivela che questo rapporto, negli ultimi 50 anni, è stato abbastanza costante, attestandosi al 10%”, prosegue Eggmann. “Seppure alcuni medicinali siano diventati più costosi, poiché più innovativi, altri sono diventati più economici. Nessun sistema è perfetto, ma i timori su come le conseguenze negative delle recente discussioni sul pricing possano pesare sulle prospettive del settore sono probabilmente eccessivi. Presumendo che la pressione sui prezzi diventi reale, l’impatto sulla profittabilità sarebbe bilanciato dal taglio dei costi, soprattutto con licenziamenti di lavoratori altamente specializzati e ben pagati. Ciò minerebbe l’innovazione, poiché gli investitori ci penserebbero due volte prima di impegnare fondi per progetti rischiosi con lunghe tempistiche di sviluppo. Grazie al mercato sanitario libero, gli Stati Uniti sono riusciti ad attrarre molti talenti nel settore, così come molti capitali di rischio, che hanno reso il Paese il leader nell’innovazione nel comparto healthcare. A nostro avviso, trovare una maggioranza nel Congresso per modificare questa dinamica di mercato sarà estremamente impegnativo. Invece, la ravvivata discussione sul pricing ci ricorda l’importanza di sviluppare e commercializzare prodotti differenziati, che possano imporre un premio legato all’innovazione. Di conseguenza, concentriamo i nostri investimenti su aree terapeutiche in cui ci sono molte necessità mediche a cui non è ancora stata data risposta e investiamo in società che, a nostro avviso, possono creare valore o tramite l’innovazione di prodotto o tramite una trasformazione strutturale”.

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