La guerra valutaria è una realtà, lo spiega Natixis

DOMANDE IN CERCA DI RISPOSTA – Non è esagerato parlare di una vera e propria “Guerra delle valute” in atto, che pone diverse domande: cosa c’è dietro la recente volatilità sui mercati valutari? Chi sono i vincitori e vinti nell’attuale guerra delle valute? Per quanto tempo potrà proseguire il rafforzamento del dollaro statunitense prima di diventare dannoso per la crescita americana? Quali prospettive vi sono per lo yuan? Tre esperti degli investimenti del gruppo Natixis Global Asset Management hanno analizzato lo stato di salute, il potere d’acquisto e i possibili interventi manipolativi sui mercati valutari globali. Antonio Bottillo (nella foto), executive managing director per l’Italia di Natixis Global Asset Management, spiega che, “come sottolineano i nostri esperti, è probabile attendersi della volatilità sul mercato valutario. La nostra struttura multi-affiliate ci permette di costruire portafogli più robusti in grado di affrontare eventuali turbolenze di mercato”.


RITORNA LA VOLATILITÀ SUI MERCATI VALUTARI
– Secondo il chief market strategist di Natixis Global Asset Management, David Lafferty, “in un’economia globale piuttosto carente in termini di crescita organica, tutti i paesi sono alla ricerca di soluzioni per stimolare l’attività economica”, continua Lafferty. “Poichè le misure fiscali e monetarie sono quasi del tutto esaurite, le classi politiche di molti paesi si stanno rivolgendo al mercato valutario per rafforzare le proprie esportazioni”. Chi vincerà la guerra delle valute? “Forse nessuno”, sottolinea Lafferty. “Un recente studio della Banca Mondiale ha mostrato che la svalutazione monetaria non è più in grado di rilanciare le esportazioni come accadeva un tempo”. 
E’ DAVVERO UNA GUERRA – Per Brian Hess, global markets fixed income strategist, del full discretion team Loomis, Sayles & Company, “l’espressione guerra delle valute può sembrare sensazionalistica. Tuttavia, la serie di svalutazioni competitive intervenuta sui mercati valutari negli ultimi anni ha essenzialmente generato una serie di conflitti valutari globali. Sono stati gli Stati Uniti a sparare il primo colpo con l’introduzione del Quantitative Easing (QE) nel bel mezzo della crisi finanziaria mondiale, seguita da un rinforzo delle truppe con la seconda ondata di liquidita, il “QE2” del 2010”.  
INTERNAZIONALIZZARE LO YUAN – A proposito delle valute cinese e statunitensi, Brigitte Le Bris, head of emerging markets and currency di Natixis Asset Management, sottolinea che “quest’estate, la Banca popolare cinese (PBOC) ha partecipato a sua volta, svalutando la propria moneta. Molteplici obiettivi hanno sotteso a tale decisione da parte della Cina: regolare il tasso di cambio della propria moneta, che era sensibilmente aumentato, per favorire le esportazioni e combattere la deflazione. Tuttavia, tale mossa è stata attuata principalmente per favorire l’internazionalizzazione dello yuan”. E la valuta Usa? “Fino a quando gli Stati Uniti continueranno a essere l’economia più robusta al mondo, il dollaro dovrebbe restare forte. Se il dollaro statunitense dovesse diventare a un certo punto così forte da iniziare a far deragliare gli utili societari e la bilancia commerciale statunitensi, i mercati dovrebbero essere abbastanza efficienti per adeguarlo a livelli inferiori”. 
 

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