Bnp Paribas IP: Prospettive modeste per la crescita nei Paesi emergenti

I SERVIZI TRAINANO LA CRESCITA – “A ottobre, l’indice Pmi manifatturiero globale ponderato per il Pil ha guadagnato terreno: i progressi, tuttavia, sono stati più sensibili nei paesi avanzati che nei mercati emergenti, dove l’indice è rimasto in territorio negativo per il settimo mese consecutivo”, fa sapere Joost van Leenders, Chief economist del Team Multi Asset Strategy di Bnp Paribas IP. “L’ultima volta che questo indicatore ha fatto registrare una fase di debolezza tanto prolungata è stato negli anni 2008/09. I Pmi manifatturieri rilevati negli Stati Uniti, zona euro e paesi emergenti hanno delineato un quadro in chiaroscuro dell’economia mondiale. Negli USA, nell’area dell’euro, in Messico, Repubblica Ceca, Polonia e Russia gli indici hanno dato segnali ragionevolmente positivi, mentre in Cina lasciano prevedere una perdita di slancio dell’economia. In Brasile e in Sudafrica gli indici sono scesi ulteriormente sotto quota 50 – che separa l’aspettativa di crescita da quella di recessione – mentre in gran parte dell’Asia, malgrado i miglioramenti, sono rimasti al di sotto di questo livello. Il Pmi globale relativo al settore dei servizi ha fatto segnare un lieve recupero, ma continua ad attestarsi su livelli inferiori a quelli registrati nella parte centrale dell’anno. Nella zona euro, il Pmi del settore dei servizi va meglio rispetto a quello manifatturiero, e anche in Asia il recupero del Pmi dei servizi in Giappone e in Cina ha portato un po’ di sollievo, dopo la pubblicazione di dati complessivamente deboli relativi al comparto manifatturiero. Secondo i nostri esperti, gli Stati Uniti e l’eurozona dovrebbero continuare a crescere sui ritmi ragionevolmente buoni registrati negli ultimi tempi, mentre nei paesi emergenti si osserverà una ripresa nel settore dei servizi ed eventualmente anche nel settore dei commerci e della manifattura. Ad ogni modo, per il momento ritieniamo che sia troppo presto per modificare le previsioni prudenti sulle prospettive dei mercati emergenti”, sottolinea van Leenders.

USA: LA FRENATA DELLA CRESCITA NON FERMA LA FEDERAL RESERVE – “Negli Usa la crescita ha registrato un rallentamento nel terzo trimestre, riconducibile soprattutto ai seguenti fattori: un lieve rallentamento della corsa dei consumi, un calo degli investimenti societari e una frenata inaspettatamente brusca del ciclo delle scorte. Non escludiamo l’eventualità di una ripresa nel quarto trimestre”, precisa il gestore. “La fiducia dei consumatori si è indebolita, ma i fondamentali, come l’aumento dei redditi e il mercato degli immobili residenziali sono rimasti solidi. Gli effetti negativi del ciclo delle scorte, si attenueranno gradualmente, mentre le conseguenze sfavorevoli del commercio con l’estero potrebbero ancora farsi sentire. Prevediamo che nel 2016 il Pil degli Usa dovrebbe crescere del 2,5%, e la crescita nell’ultimo trimestre potrebbe attestarsi proprio su questo livello. La frenata dell’attività economica non ha dissuaso la Federal Reserve dal riaffermare con forza le proprie intenzioni di innalzare i tassi prima della fine dell’anno . Naturalmente questa decisione non è stata messa nero su bianco, e la banca centrale USA continua a tenere d’occhio i dati dell’economia reale. Le attese di un rialzo dei tassi sono balzate ad oltre il 50%, e ciò potrebbe determinare una minore instabilità quando quando il giro di vite verrà deciso. Fatta questa premessa, bisogna aggiungere che la Federal Reserve ha corso un rischio annunciando la stretta monetaria con tanto anticipo, sebbene la reazione misurata dei mercati sia stata, a nostro avviso, positiva”.

ZONA EURO: L’ECONOMIA TIENE MA LA BCE INTERVERRÀ COMUNQUE – “Malgrado il rallentamento della crescita nei paesi emergenti e un leggero apprezzamento dell’euro a partire da marzo, sembra che l’economia dell’area dell’euro stia tenendo abbastanza bene”, nota van Leenders. “A ottobre, l’Economic Sentiment Indicator è migliorato per il quarto mese consecutivo arrampicandosi al livello più alto dal giugno del 2011. Il tasso di disoccupazione ha continuato gradualmente a scendere e adesso si attesta sulla soglia più bassa dall’inizio del 2012: detto questo, tuttavia, il numero dei senza lavoro è ancora superiore alle cifre registrate tra il 1998 e il 2011 e ciò significa che la disoccupazione è ancora troppo elevata per creare pressioni su salari o inflazione. L’economia sta tenendo bene e l’inflazione core – al netto delle componenti più volatili – tende gradualmente ad aumentare, mentre l’euro si è indebolito dopo l’annuncio della Bce di nuove misure di allentamento nel mese di dicembre. In questo quadro, i dubbi adesso riguardano proprio un’eventuale marcia indietro della banca centrale che a dicembre potrebbe non intervenire. A nostro avviso è poco probabile, ma nel caso, ciò favorirebbe un apprezzamento dell’euro”.

CINA: I RISULTATI DEL 5° PLENUM DEL PARTITO COMUNISTA – “Questa settimana il Partito Comunista Cinese ha tenuto il quinto plenum in vista dell’elaborazione del 13° piano quinquennale. I progetti di sviluppo più importanti sono concentrati sull’innovazione, sugli interventi di tutela ambientale e sul traguardo del raddoppio del Pil tra il 2010 e il 2020. Quest’ultimo obiettivo richiederà una crescita media annua del 6,5%, che pare troppo ambiziosa. Infatti, prevediamo una crescita del Pil del 6% nel 2016 e un graduale rallentamento negli anni successivi”, conclude van Leenders.

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