Bnp Paribas IP: I mercati tengono bene malgrado i dati economici inferiori alle attese

DATI INFERIORI ALLE ATTESE – “I mercati hanno mostrato una buona tenuta, in una settimana ricca di pubblicazioni di dati macroeconomici che si sono rivelati inferiori alle attese”, spiega Joost van Leenders, Chief economist del Team Multi Asset Strategy di Bnp Paribas IP. “Ci riferiamo in particolare alle vendite al dettaglio USA ed alla crescita nella zona euro e in Giappone. Abbiamo, dunque ridotto il rischio del portafoglio passando in una posizione sottopesata nelle azioni dei mercati emergenti – e mantenendo liquidi i proventi della vendita – mentre nell’ambito dell’allocazione tattica multi-asset ha liquidato la posizione lunga sui titoli societari high-yield Usa rispetto ai Cds”.

ZONA EURO: LA CRESCITA FRENA – “Nel terzo trimestre, l’economia dell’area dell’euro è cresciuta ad un ritmo vicino al tasso tendenziale. Tuttavia l’espansione è risultata lievemente inferiore alle attese facendo segnare il secondo semestre consecutivo in rallentamento. Ad ogni modo, i nostri analisti non hanno abbandonato le valutazioni positive sull’economia dell’area dell’euro: infatti, la produzione industriale è lievemente salita nel terzo trimestre e il deprezzamento della moneta unica dovrebbe favorire le esportazioni, mentre la disoccupazione sta gradualmente diminuendo e le vendite al dettaglio sono aumentate. Sia l’inflazione complessiva che quella core – al netto delle componenti più volatili – sono risultate superiori alle attese, ma rimangono comunque ampiamente inferiori all’obiettivo fissato dalla BCE. A nostro avviso, le recenti dichiarazioni rilasciate da vari alti funzionari della Bce corroborano l’ipotesi di una proroga e di un’eventuale espansione del programma di allentamento quantitativo varato dalla banca centrale. Se si considera il deprezzamento dell’euro registrato dalla metà di ottobre, i mercati stanno integrando nelle quotazioni un probabile intervento della Bce nel mese di dicembre. In effetti, al momento, le nostre previsioni relative ad un potenziamento del programma di acquisto di attivi paiono essersi imposte sul mercato, ed adesso la maggior parte degli esperti attende un’ulteriore riduzione del tasso sui depositi”, prosegue il gestore.

GIAPPONE: DI NUOVO IN RECESSIONE – “Le prime stime relative al PIL del Giappone per il terzo trimestre mostrano che l’economia nipponica è tornata in recessione dopo aver registrato la seconda contrazione trimestrale consecutiva. I consumi – sia pubblici che privati – sono saliti come pure gli investimenti per gli immobili residenziali, ma tali andamenti positivi sono stati compensati dal calo degli investimenti sia da parte dello Stato che delle società private. L’export ha registrato un volume maggiore rispetto alle importazioni, e dunque l’interscambio netto ha fornito un contributo positivo alla crescita, che invece è stata frenata dall’andamento del ciclo delle scorte di magazzino. Tuttavia, tendiamo a escludere che la Banca del Giappone, nel breve termine, accelererà il ritmo degli acquisti di attivi. La situazione economica interna è migliorata: la disoccupazione è bassa, il numero degli impieghi disponibili per disoccupato è il più elevato da oltre dieci anni a questa parte, i salari nominali registrano una crescita graduale ed anche l’inflazione core è salita ad ottobre. Un’accelerazione dell’allentamento quantitativo potrebbe indebolire lo yen, ma la valuta nipponica si è già deprezzata a partire da metà ottobre e il suo valore si colloca vicino ai minimi storici. Inoltre al momento la banca centrale è molto attenta nel valutare i pro e i contro di una moneta debole, che sinora non ha offerto un traino decisivo alle esportazioni ma ha penalizzato il potere d’acquisto”, spiega van Leenders.

USA: IN ATTESA DI UNA NUOVA ACCELERAZIONE – “Per la parte finale dell’anno, i nostri analisti puntano su una nuova accelerazione dell’economia USA dopo la frenata del terzo trimestre, e soprattutto prevedono che la domanda di beni di consumo dovrebbe tenere”, aggiunge il gestore. “Le vendite, infatti, al momento beneficiano del sostegno degli incrementi di reddito e di effetti ricchezza favorevoli, legati in particolare all’andamento positivo del settore immobiliare. Anche se la clientela USA è diventata più sobria dopo la crisi finanziaria, non vi è alcun fattore che possa far prevedere un rallentamento dei consumi. Il valore complessivo delle vendite al dettaglio è rimasto invariato tra agosto e settembre, registrando poi solo un lieve incremento ad ottobre, tuttavia le vendite core – che rappresentano un’approssimazione più affidabile dell’andamento dei consumi – sono andate meglio. I dati in arrivo dal settore industriale hanno delineato un quadro in chiaroscuro: la produzione dell’industria è diminuita ancora ad ottobre, mentre quella manifatturiera – che esclude il settore minerario e le produzioni legate ai servizi di pubblica utilità – è aumentata su base mensile. Secondo le nostre analisi, al momento la produzione viene penalizzata dal vigore del dollaro, ma le flessioni registrate ad agosto e settembre paiono riconducibili soprattutto ad una correzione delle scorte di magazzino. Il settore manifatturiero Usa potrebbe risentire negativamente del vigore del dollaro, ma dovrebbe essere sostenuto dai consumi interni. Infine, l’inflazione complessiva è tornata in territorio positivo nel mese di ottobre, ma resta comunque su livelli molto bassi. Inoltre, i prezzi al consumo core danno indicazioni più favorevoli, attestandosi su un livello appena inferiore al 2%. Pertanto l’inflazione non sarà tra le ragioni suscettibili di accelerare l’innalzamento dei tassi da parte della Federal Reserve e – anche se il ciclo d’inasprimento prendesse avvio a dicembre – il ritmo dei rialzi sarà più graduale rispetto a tutte le altre fasi analoghe del passato”, conclude van Leenders. 

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