Bnp Paribas IP: Messico, un posto al sole nelle aree emergenti

FLESSIONE PER LE QUOTAZIONI AZIONARIE – “Nel corso della settimana le quotazioni azionarie hanno perso terreno: questa flessione è riconducibile soprattutto alle tensioni politiche internazionali ed al ribasso dei prezzi di petrolio e metalli di base”, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi Asset Strategy di Bnp Paribas IP. “Le intenzioni della Federal Reserve di innalzare i tassi di riferimento a dicembre è stata riportata nei verbali della riunione dell’FOMC di ottobre, e il rialzo adesso è stato già scontato nelle quotazioni di mercato. I principali dati economici in arrivo dagli USA si sono rivelati inferiori alle attese, mentre le rilevazioni nell’area dell’euro e in Giappone hanno dato indicazioni più favorevoli. In questo quadro, l’allocazione degli attivi non è stata modificata”.

USA: CONSUMI SOLIDI, INVESTIMENTI DEBOLI – “La crescita del Pil registrata nel corso del terzo trimestre negli Usa è stata corretta al rialzo grazie al miglioramento del ciclo delle scorte di magazzino. I consumi hanno registrato una lieve flessione ma sono ancora elevati, mentre gli investimenti societari si sono rivelati inferiori alle stime”, sottolinea van Leenders. “Le importazioni hanno segnato un’ulteriore contrazione a fronte di un aumento dei beni importati, e tale andamento ha accentuato gli effetti negativi dell’interscambio commerciale. Le conseguenze principali riguardano le scorte di magazzino, ancora troppo elevate, che potrebbero penalizzare ulteriormente la crescita nel quarto trimestre. Verosimilmente tale andamento è in linea con il PMI rilevato da Markit, che ha registrato un’inattesa flessione a novembre ed è tornato a seguire la tendenza al ribasso osservata dalla metà dell’anno passato. È possibile che le flessioni di questo PMI e dell’indice manifatturiero ISM siano riconducibili all’attuale fase del ciclo delle scorte nel settore manifatturiero USA, ma questa tendenza al ribasso, coincide con l’apprezzamento del dollaro a partire dalla metà del 2014. Tali andamenti, tuttavia, sono stati parzialmente compensati dall’incremento degli ordinativi di beni strumentali. Anche la vivacità del mercato del lavoro, la crescita dei consumi e il complessivo miglioramento dell’edilizia residenziale sono positivi, sebbene quest’ultimo settore, a partire da fine maggio, abbia registrato una sostanziale stagnazione dell’attività e un rallentamento dei prezzi, malgrado il miglioramento dell’occupazione e i tassi ipotecari modesti. Ad ogni modo è ancora troppo presto per tirare conclusioni chiare sulle tendenze del mercato immobiliare. Infine, i consumi hanno iniziato il quarto trimestre su ritmi modesti e la fiducia dei consumatori è scesa a novembre, ma questi dati non sono in sintonia con il forte incremento dei redditi e gli ultimi dati positivi sull’occupazione”.

ZONA EURO: INDICATORI PROSPETTICI POSITIVI –  “Nel mese di novembre, i PMI dell’area dell’euro si sono rivelati superiori alle attese: in particolare l’indice composito si è arrampicato sino a toccare i massimi degli ultimi quattro anni sia nel comparto manifatturiero che nei servizi, benché questi ultimi mostrino maggiore vivacità. Nell’ambito dell’eurozona tuttavia vi sono delle divergenze: in Germania, infatti, il PMI composito è migliorato mentre in Francia è sceso”, aggiunge van Leenders. “La causa di questa discrepanza è chiaramente riconducibile alla flessione del PMI dei servizi in Francia dopo i tragici attentati terroristici di Parigi (sebbene sia rimasto in territorio positivo). Sempre in Germania – smentendo le attese – l’indice Ifo è salito ancora a novembre, mentre la seconda stima relativa alla crescita del PIL nel terzo trimestre resta invariata su livelli modesti, con l’economia interna che assolve ancora il principale ruolo di traino. I consumi sono migliorati e la spesa pubblica ha registrato un forte incremento, ma la crescita è stata frenata da un’espansione più rapida delle importazioni rispetto all’export. Inoltre, gli investimenti societari hanno accusato una flessione notevolmente superiore alle attese, con gli investimenti totali in calo per il secondo mese consecutivo. I venti contrari per la Germania vengono dunque dall’estero, mentre l’economia interna pare più robusta. Nel complesso, a nostro parere, la crescita del PIL tedesco nei prossimi trimestri si attesterà su un livello lievemente superiore al dato tendenziale”. 

GIAPPONE: LA BANCA CENTRALE IN ATTESA – ”Come previsto, la Banca del Giappone non ha modificato il ritmo del programma di allentamento quantitativo, e i verbali dell’ultima riunione dei vertici dell’istituto suggeriscono che non c’è fretta di innalzare i tassi. Gli esperti della banca centrale ritengono che l’economia sia in ripresa e che il miglioramento del mercato del lavoro potrebbe far salire l’inflazione”, osserva van Leenders. “Inoltre, gli economisti della Banca del Giappone, per lo più, sono convinti che il programma di allentamento quantitativo stia ottenendo gli obiettivi desiderati. I dati in arrivo dal Giappone questa settimana hanno delineato un quadro contrastato: nel mese di novembre l’indice PMI manifatturiero è salito per il secondo mese consecutivo malgrado il recente calo della produzione riconducibile alla fase di correzione delle scorte di magazzino (che potrebbe finire in tempi brevi, con effetti positivi per il settore manifatturiero). Anche la fiducia delle piccole imprese è migliorata a novembre, e dato che questo indicatore viene influenzato maggiormente dagli andamenti dell’economia nazionale, sarà interessante vedere se ha imboccato più stabilmente una tendenza al rialzo. Gli andamenti positivi dell’economia interna dovrebbero allontanare un eventuale intervento della banca centrale, anche se l’inflazione risultasse inferiore alle attese”.

MESSICO: UN’ECCEZIONE POSITIVA TRA GLI EMERGENTI - “L’economia del Messico spicca in positivo rispetto alla situazione poco brillante di gran parte dei paesi emergenti, come mostra la crescita del PIL nel terzo trimestre. Considerato l’importante settore energetico del paese, si può dire che l’economia del Messico ha tenuto abbastanza bene. La produzione manifatturiera è salita a settembre, e il PMI relativo al mese di ottobre si è attestato al livello più alto degli ultimi cinque mesi. Le vendite al dettaglio tendono ad aumentare e a ottobre il tasso di disoccupazione è sceso al livello più basso dal 2008. L’inflazione è debole, e si colloca su livelli che ancora non preoccupano”, fa notare il chief economist del team Multi Asset Strategy di Bnp Paribas IP. “Dunque la banca centrale ha potuto mantenere invariati i tassi di riferimento, e – malgrado ciò – il basso costo del denaro non ha fatto accumulare l’indebitamento privato. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), il debito del settore privato del Messico è il più basso nel campione di rilevamento utilizzato. Anche il debito pubblico è basso, e malgrado il peggioramento legato al ribasso del petrolio, il deficit resta lontano da livelli allarmanti. Analogamente, il disavanzo corrente della bilancia dei pagamenti è peggiorato, ma non preoccupa. Fatte queste premesse, tuttavia bisogna rilevare che le riserve valutarie del Messico sono in costante flessione dal marzo di quest’anno. Nell’ambito dell’allocazione degli attivi, deteniamo una posizione rialzista sul peso messicano rispetto al won della Corea del Sud. Quest’operazione si basa sulla quotazione più bassa del peso e sulle prospettive più favorevoli per l’economia messicana. Il Messico dovrebbe trarre vantaggio dalla crescita economica negli Stati Uniti, mentre la Corea del Sud pare esposta alle conseguenze negative della frenata della Cina e del deprezzamento dello yen giapponese. Infine, il debito del settore privato della Corea del Sud è molto più elevato di quello del Messico ed ha registrato un forte incremento negli ultimi anni”.

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