Ubp, il 2016 sarà un anno impegnativo

UN ANNO IMPEGNATIVOIl 2016, nel complesso, sarà un anno impegnativo. Parola del team di analisti della banca svizzera Ubp. La crescita economica sarà moderata, con la Fed che alzerà i tassi per la prima volta dal 2007. Fanno sapere: “se gli Stati Uniti sono già in una fase avanzata della ripresa, Europa e Giappone si trovano ancora nelle prime fasi del loro rilancio economico. Dal canto suo la Cina dovrebbe, invece, crescere più lentamente rispetto agli ultimi anni, mentre continuerà ad attuare le riforme economiche e strutturali già in corso”. Nel complesso “la crescita globale dovrebbe restare moderata e sembra improbabile che ci saranno sorprese positive, come l’espansione dell’economia o aumenti dei salari superiori alle attese”.

LA VOLATILITA’ RESTERA’ ABBASTANZA ALTA – Nonostante si stimi che gli utili societari debbano essere positivi, il 2016 potrebbe essere segnato da periodi di panico, come conseguenza degli effetti dei rialzi dei tassi della Fed su settori vulnerabili quali i mercati emergenti. Il 2016 dovrebbe poi vedere la fine del trend ribassista dei tassi di interesse di lungo termine che ha dominato gli ultimi 35 anni, con gli Stati Uniti che dovrebbero essere la prima economia a rialzare i tassi. Spiegano: “sebbene resti un’incertezza, le probabilità di un intervento della Fed a dicembre sono aumentate e le attese dei mercati sono cambiate significativamente. La Fed dovrebbe, tuttavia, restare prudente, impegnata come è a gestire sia i rischi esterni (come la Cina o l’instabilità dei mercati finanziari) sia interni (per esempio la bassa disoccupazione e la possibilità di pressioni rialziste sui salari)”.

COME GESTIRE L’ESPOSIZIONE AI TASSI DI INTERESSE – Bisognerebbe concentrarsi sulle classi di attivi che sono meno sensibili alla questione, come i bond convertibili o high yield. Gli investitori obbligazionari dovrebbero focalizzarsi sulla sola componente credit spread, tralasciando quella legata ai tassi d’interesse, favorendo scadenze brevi. In questo quadro andrebbero privilegiati i mercati azionari: infatti, finché la Fed resterà prudente nella gestione dei tassi, l’impatto sui listini dovrebbe essere modesto e ci aspettiamo una stabilizzazione dei multipli P/E.

CONTINUA IL PLAUSO PER L’EUROPA -Le prospettive continuano a essere rosee per i paesi sviluppati rispetto agli emergenti. “Ciò è particolarmente vero per l’Eurozona, poiché le valutazioni azionarie sono buone, le politiche della Bce sono accomodanti e l’economia sta iniziando a guadagnare velocità. Attualmente il Vecchio Continente sembra essere nella fase in cui gli Stati Uniti si trovavano tre anni fa, quando lanciarono il proprio programma di allentamento quantitativo; ciò vuol dire che nel 2016 gli utili societari europei dovrebbero riservare belle sorprese. A sua volta ciò promette bene per il settore dei beni voluttuari e per quelli legati al ciclo di ripresa domestica”, continuano. Sul fronte degli emergenti, dove l’ottica non può che essere di grande selettività, “in Paesi come l’India il cambiamento del Governo ha permesso di generare rendimenti eccellenti, comparabili a quelli dei mercati sviluppati. Ci aspettiamo andrà bene, così come il Messico; al contrario, siamo meno positivi sul Brasile”.

TECNOLOGIA E HEALTHCARE IN CIMA ALLA LISTA – “In un contesto di crescita moderata, il nostro tema di investimento preferito resta la tecnologia. Il mondo sempre più digitalizzato continuerà a trasformare le nostre vite e, ovviamente, le nostre economie: per questa ragione privilegiamo questo settore. La sua efficienza in termini di costi e la capacità di cambiare dimensione rapidamente sono ulteriori fattori positivi. Poiché l’innovazione tecnologica pervade sempre più la nostra vita quotidiana, il settore sta anche diventando meno suscettibile alla volatilità ciclica. Le valutazioni sono ancora allettanti, specialmente quando vengono confrontate col potenziale di crescita. Ciò è vero anche per il settore healthcare, che potrebbe riprendere parte dello slancio perso, poiché i fondamentali paiono intatti”, concludono gli esperti.

SPETTRO DEFLAZIONE – Per quanto riguarda le notizie negative, i mercati delle materie prime continueranno a essere fonte di rischi deflattivi. Per questo motivo le banche centrali potrebbero non centrare i target sull’inflazione e, inoltre, le economie e le aziende trainate dalle commodity potrebbero esserne colpite.

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