Bnp Paribas Ip: Zona euro, dubbi sulle indicazioni prospettiche

MERCATI NERVOSI – “I mercati finanziari sono rimasti nervosi, ma almeno fino alla giornata di giovedì, le notevoli perdite della settimana scorsa non si sono ripetute”, notano Joost van Leenders, chief economist del team Multi Asset Strategy, e Colin Graham, cio e responsabile TAA, multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. “Di positivo c’è che gli indici azionari dei paesi avanzati hanno tenuto bene dopo un’altra forte ondata di vendite in Cina, nonostante i timori per il rapido deprezzamento della valuta cinese e il deflusso dei capitali dal paese. I dati relativi all’ingente avanzo commerciale, alla scarsità degli investimenti esteri diretti ed al brusco calo delle riserve di valuta estera, rappresentano un indicatore affidabile di tali deflussi verificatisi tra novembre e dicembre. Ad ogni modo, l’interscambio commerciale della Cina nello scorso mese di dicembre ha registrato un saldo positivo, sebbene vi siano alcuni fattori da tenere sotto controllo. Infine, spiccano i dati favorevoli rilevati negli USA dal rapporto sul mercato del lavoro di dicembre, che sono stati accolti bene dai mercati dopo varie rilevazioni inferiori alle attese”.

UN INVERNO MITE
– “Le temperature miti di questo inverno potrebbero avere degli effetti positivi su alcuni settori dell’economia – come la produzione industriale e l’attività edilizia – e gli analisti, al momento, si chiedono se sia stato proprio questo fattore che ha trainato il mercato del lavoro USA. Sinora non vi sono stati indicazioni evidenti in questo senso: infatti, se è vero che il numero degli occupati nel settore delle costruzioni è cresciuto in misura maggiore rispetto agli anni scorsi, è importante ricordare che il mercato immobiliare è ancora in fase di ripresa. Dunque anche tenendo conto di eventuali fattori stagionali, le solidità dei dati sull’occupazione dovrebbe attenuare i timori suscitati dalla pubblicazione di PMI inferiori alle attese. Il consistente aumento degli impieghi ha fornito una spinta incoraggiante al tasso di partecipazione al mercato del lavoro. Questa riserva di manodopera potrebbe spiegare una crescita salariale così modesta malgrado il calo della disoccupazione, anche se al momento stanno emergendo dei segnali di tensioni sul mercato del lavoro. Ad ogni modo, l’indice di fiducia delle piccole imprese elaborato dalla NFIB è salito a dicembre ed un numero crescente di società intende innalzare le retribuzioni”, notano i gestori. “L’inverno mite potrebbe anche raffreddare l’economia: negli USA infatti la produzione industriale per vari mesi è risultata più debole rispetto a quella manifatturiera (che esclude i servizi di pubblica utilità, meno soggetti a fattori stagionali). In Francia, si è registrato un andamento simile, mentre in Germania la frenata complessiva è riconducibile soprattutto ad una flessione nella produzione di beni capitali”.

ZONA EURO: DUBBI SUGLI INDICATORI PROSPETTICI – “Gli indicatori prospettici – in particolare il PMI composito, l’Economic Sentiment Indicator (ESI) e l’indice di fiducia dei consumatori – stanno segnalando una crescita superiore al tasso tendenziale che pare in accelerazione, e tale andamento sarebbe particolarmente positivo dopo la frenata degli ultimi trimestri”, fanno sapere van Leenders e Graham. “Sempre secondo questi indicatori prospettici, l’Italia si starebbe avviando verso una forte ripresa: infatti, le rilevazioni dell’ESI relative all’economia locale sono migliori rispetto agli altri principali paesi europei e la fiducia dei consumatori italiani si è collocata al livello più elevato dal 2001. In realtà l’incremento del PIL su base trimestrale ha decelerato nel corso del 2015 (seguendo la tendenza registrata in tutta l’eurozona), la produzione industriale si attesta su livelli nettamente inferiori a quelli registrati prima della crisi finanziaria e la disoccupazione è più alta, ma il punto principale è che – anche se gli indicatori fossero solo parzialmente corretti – la flessione della crescita dovrebbe arrestarsi. Le vendite al dettaglio nell’area dell’euro sono state fiacche, ma la produzione industriale ha registrato una ripresa e il miglioramento del mercato del lavoro sta facendo scendere la disoccupazione. Le ricerche condotte da vari istituti di statistica europei – l’IFO in Germania, l’INSEE in Francia e l’ISTAT in Italia – concordano nel prevedere una crescita dello 0,4% su base trimestrale negli ultimi tre mesi dell’anno scorso e nei primi due trimestri di quest’anno. Nel complesso, condividiamo queste stime, ritenendo che la crescita nel quarto trimestre del 2015 sia stata più consistente rispetto al periodo precedente”.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: PRESA DI PROFITTO SUL SOVRAPPESO NELLE SMALL-CAP EUROPEE RISPETTO ALLE LARGE CAP – “Gli indici azionari dei paesi emergenti si attestano al livello più basso dal luglio del 2009, e abbiamo realizzato i profitti maturati sulla posizione sottopesata in questo comparto. Tuttavia prima di tornare in sovrappeso avemmo bisogno di prospettive più chiare per il futuro dell’economia e dei mercati finanziari della Cina, di un miglioramento dell’interscambio commerciale a livello globale o di una frenata del crollo dei prezzi delle materie prime. Invece, al momento considerando i dati relativi al commercio in termini di valore in dollari, in valute locali o di volume non vi sono segnali di una svolta al rialzo. Per quanto riguarda i mercati azionari internazionali, riteniamo che l’ondata di vendite abbia quasi esaurito la sua corsa. Le quotazioni, negli USA in particolare, devono ancora essere seguite con prudenza, tuttavia le posizioni short stanno tornando a prevalere sul mercato. Per il momento manteniamo una posizione neutra in questo comparto. Abbiamo realizzato i profitti maturati sul sovrappeso nel comparto delle small-cap europee rispetto alle large-cap. Quest’ operazione ha ridotto della metà il sovrappeso nelle small-cap europee dato che deteniamo una posizione sovrappesata anche rispetto al settore immobiliare USA. Le ragioni alla base del sovrappeso nelle small-cap rispetto alle large-cap sono ancora valide per la maggior parte, in particolare per quanto riguarda la forte dinamica di crescita e il numero maggiore di fusioni e acquisizioni, tuttavia, i multipli delle small-cap sono peggiorati, inducendoci a modificare la nostra posizione”, osservano i gestori.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: POSIZIONE DI DURATION SHORT PER I PORTAFOGLI OBBLIGAZIONARI – “Se i mercati azionari sono stati colpiti da un’ondata di vendite, il mercato obbligazionario non è stato in grado di fornire un approdo sicuro. Al momento, dunque, un contesto di mercato caratterizzato dall’avversione al rischio non rappresenta una garanzia di rialzo per le obbligazioni, ma l’economia dell’eurozona che mostra una tenuta relativamente buona dovrebbe gradualmente dissolvere i timori degli investitori per una possibile deflazione, mentre potrebbe giocare a favore anche l’aumento dei rendimenti negli USA. Tuttavia per il momento non abbiamo ritenuto opportuno adottare una posizione short in termini di duration in tutti i portafogli, limitandola a quelli che presentano posizioni obbligazionarie rilevanti”, concludono van Leenders e Graham.

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