Lazard Frères Gestion, ecco le quattro paure infondate sui mercati

NON SIAMO ALL’ALBA DI UN NUOVO 2008 -“L’ampiezza dell’attuale correzione dei mercati (-16% per l’Euro Stoxx dall’inizio dell’anno) ha colto di sorpresa molti operatori, noi compresi. Di fronte a questo tipo di andamenti, reagiamo cercando di comprendere le paure dei mercati e stabilire se siano giustificate. Nulla sarebbe più nocivo per la performance a lungo termine dei portafogli della decisione di vendere dopo un forte ribasso, perdendo l’occasione di un eventuale rimbalzo qualora le paure si rivelassero infondate”, sottolinea Lazard Frères Gestion. “Ma quali sono queste paure? Sembrano susseguirsi a un ritmo sfrenato, alimentando senza sosta il pessimismo degli investitori. Prima era la Cina, poi il petrolio e ora la congiuntura statunitense e la stabilità del sistema finanziario. Disorientati, gli investitori hanno spinto la correlazione tra i mercati azionari e il prezzo del petrolio a livelli inediti. I mercati stanno reagendo come se fossimo all’alba di un nuovo 2008. Ma se ci soffermassimo ad analizzare la situazione, vedremmo che siamo più di fronte a un attacco di panico dei mercati che a un reale peggioramento dei fondamentali”.

QUATTRO PAURE INFONDATE – Per quanto riguarda la Cina, ad esempio, secondo Lazard “l’obiettivo del governo cinese è accompagnare il rallentamento in corso. Per questo è da un anno che sta allentando la politica monetaria e adottando misure mirate per rilanciare alcuni settori dell’economia. A settembre, ad esempio, ha abbassato le tasse automobilistiche, dando un forte impulso alle vendite. Questa politica si sta dimostrando efficace da 3 anni. La crescita cinese dovrebbe dunque continuare a rallentare progressivamente, a nostro parere in modo controllato“. Sul fronte del petrolio, per Lazard “il calo del prezzo del greggio non è affatto il segnale di un rallentamento congiunturale secondo noi. Al contrario, porta in sé il germe di una prossima riaccelerazione dell’economia mondiale, sostenuta da una ripresa dei consumi delle famiglie. l’economia statunitense si stia profilando un nuovo credit crunch”. Anche per quanto riguarda gli Usa, Lazard sostiene che “la crescita statunitense, lungi dall’entrare in recessione, subirà una nuova accelerazione nei prossimi mesi”. Infine, se si parla dei rischi relativi al settore bancario europeo, “in caso di scenario estremo sarebbe esposto a perdite per 28 miliardi di euro (ipotizzando un tasso di perdita del 50% sui segmenti più rischiosi e un tasso di recupero nullo). Se tali perdite fossero concentrate nel 2016, basterebbero a ridurre del 25% la capacità del settore di generare utili. L’impatto sul capitale primario di classe 1 sarebbe inferiore al 3%. Un impatto non trascurabile, ma nemmeno paragonabile alle perdite registrate nel 2008 con la crisi dei subprime e che, secondo noi, non giustifica l‘attuale reazione di panico dei mercati”.

SONO LE QUOTAZIONI A FARE LE OPINIONI – In conclusione, a Lazard Frères Gestion “sembra che le attuali paure degli investitori dipendano più dai movimenti al ribasso del mercato stesso che non dall’effettiva qualità dei fondamentali. Come si suol dire, sono ‘le quotazioni a fare le opinioni’. Di fronte ai mercati in forte ribasso, è naturale in effetti reagire cercando una spiegazione razionale e dunque prevedere scenari negativi. Tuttavia, non sempre i mercati sono razionali, e oggi lo sono forse ancor meno di ieri. L’attuale andamento è legato, a nostro parere, alla diminuzione del numero di investitori di lungo termine capaci di operare in controtendenza nelle fasi di ribasso dei mercati, nonché allo sviluppo delle strategie di ‘momentum’ e all’introduzione di meccanismi di sospensione automatica delle contrattazioni che, vendendo in fasi di ribasso del mercato, ne accentuano i movimenti. Nonostante questo avvio d’anno concitato dei mercati, confermiamo il nostro scenario economico di un 2016 sostanzialmente simile al 2015, con una crescita mondiale equilibrata, trainata essenzialmente dalle economie sviluppate. Restiamo esposti agli attivi rischiosi, principalmente le azioni dell’area euro. Pensiamo infine che, una volta tornata la calma, la Federal Reserve proseguirà la normalizzazione della politica monetaria, con ripercussioni sul mercato obbligazionario”.

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