Falsi fondi attivi, è ora di fare i nomi

L’INDAGINE – Continua l’indagine europea (“Closet indexing”) sui falsi fondi attivi condotta dall’Esma che ha monitorato 2.600 fondi europei, trovando che il 5-15% fingono di gestire in modo attivo i patrimoni, mentre in realtà vengono agganciati al benchmark come un prodotto indicizzato. Per ora, spiega Plus24, l’inserto settimanale de Il Sole 24 Ore, i nomi dei fondi non sono stati resi noti e, inoltre, dall’Esma fanno sapere che “sarà necessario un dettagliato follow up dalle authority nazionali competenti”.

TOCCA ALLA CONSOB – La palla ora viene passata alla Consob e alle altre istituzioni locali. Secondo alcune fonti, l’istituto guidato da Giuseppe Vegas già sei anni fa aveva monitorato i fondi flessibili delle prime dieci Sgr in Italia per dimensioni e, in qualche caso, aveva chiesto di diminuire il grado di rischio di alcuni prodotti visto che erano troppo aderenti al benchmark. E i fondi, dopo l’avvertimento, avevano abbassato il grado di rischio.

DEFINIZIONE IN BALLO – Nodo centrale però resta l’aleatoria definizione tra gestione attiva e passiva, sulla quale non è arrivato il chiarimento nemmeno dell’Esma che avrebbe dovuto darla al termine dell’indagine il 2 febbraio. “È vero che non c’è una definizione condivisa di gestione attiva e passiva”, spiegano da Bruxelles, “ma riteniamo che gli obblighi di informativa dello schema Ucits relativi all’index tracking, e in particolare quelli del regolamento Kiid, sono sufficientemente chiari”.

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