Consultinvest: regola numero uno, guardare ai fondamentali

LIVELLI ANOMALI – A due mesi dall’inizio dell’anno i mercati azionari e obbligazionari registrano livelli di volatilità a nostro avviso anomali rispetto ai fondamentali dell’economia mondiale. Il mercato continua a dare molta enfasi ai dati negativi mentre trascura quasi del tutto quelli positivi, come ad esempio quello uscito pochi giorni fa negli Usa sull’acquisto dei beni durevoli, sul quale il mercato si aspettava un +0,2% mentre il dato pubblicato è stato del +1,8%.

TIMORI SULLA CINA – Senza dubbio i timori di un forte rallentamento in Cina con conseguente credit crunch, le tensioni geopolitiche ed i prezzi bassi delle materie prime, che mettono sotto pressione i paesi emergenti, sono tutti fattori che alimentano l’ansia sul mercato e sulle aspettative di crescita dell’economia mondiale. Preferiamo però focalizzarci in questo momento su alcuni fondamentali a livello macro: il consensus sul GDP atteso per i paesi G7 non vede nessun paese proiettato verso la recessione né gli indicatori sulla disoccupazione attesa a livello globale destano preoccupazione. Molti analisti continuano a focalizzare l’attenzione sui livelli di P\E degli indici attraverso analisi comparative con il passato e secondo un approccio a nostro avviso non del tutto corretto in quanto il contesto in cui ci troviamo è profondamente diverso. Oggi i rendimenti sui bond sono in molti casi negativi, basti pensare che ci sono 5.000 miliardi di dollari allocati su bond che danno all’investitore un rendimento negativo. Tale situazione è sicuramente anomala e destinata a cambiare nel medio periodo anche in quanto le politiche monetarie fortemente espansive abbinate a sempre più attese politiche fiscali espansive (attraverso aumento di spesa pubblica dove possibile o riduzione delle imposte) difficilmente porteranno a situazioni deflattive.

PUNTARE SULL’EQUITY – Quindi, riteniamo che non abbia senso investire dei capitali a tassi negativi correndo tra l’altro un forte rischio nell’ipotesi anche di un limitato rialzo dei tassi nel medio termine. Detto questo, da un lato oggi il risparmiatore ha un free risk pari a zero se non addirittura negativo, dall’altro vi è il mondo azionario, che pur nella sua volatilità dei corsi , genera utili compresi tra il 4% e 5%, per cui, anche nell’ipotesi di una rivisitazione al ribasso degli utili aziendali, è pur sempre conveniente rispetto al free risk.Ovviamente tale ragionamento va inquadrato secondo un adeguato orizzonte temporale, ad esempio a cinque anni. Sul mercato obbligazionario preferiamo essere fortemente sovrappesati sul tasso variabile ma tra bond ed equity, pur mettendo in conto che la volatilità dei mercati sarà elevata nei prossimi mesi, preferiamo accumulare costantemente sull’equity e non sui bond.

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