NN Investment Partners, torna la fiducia sul debito degli Emergenti

UN ANNO DIFFICILE – Il 2015 è stato un anno relativamente difficile per i mercati emergenti e per il debito dei mercati emergenti (EMD) con rendimenti penalizzati soprattutto dal forte deprezzamento delle valute regionali. I tassi dei ME hanno fornito un contributo positivo alla performance delle obbligazioni locali, mentre il debito – sia sovrano sia corporate – denominato nelle valute forti è riuscito a generare un rendimento leggermente positivo. Ad ogni modo, il parziale miglioramento delle prospettive di crescita per quest’area, la stabilizzazione del prezzo del petrolio e una maggiore chiarezza sulle intenzioni della Federal Reserve potrebbero determinare un’inversione di tendenza del sentiment.

CRESCITA NEL 2017 – Le riforme e i cambiamenti politici in atto nei vari Paesi dell’area potrebbero esercitare un impatto significativo sui mercati, tuttavia “nelle nostre previsioni per il 2016 intendiamo fare una netta distinzione tra primo e secondo semestre. Se nel primo semestre, infatti, la situazione rimarrà probabilmente invariata rispetto all’ultima parte del 2015, con dinamiche economiche globali molto fragili e prezzi delle materie prime ancora sotto pressione, a partire dal secondo semestre potrebbero emergere alcuni segnali di miglioramento. Ci attendiamo, infatti, un parziale recupero del prezzo del petrolio che, insieme a una maggiore chiarezza sul processo di stretta monetaria negli Stati Uniti, potrebbe creare le basi per una temporanea ripresa del debito degli Emergenti e per un miglioramento delle condizioni di crescita dell’area”, spiega Marcelo Assalin, head of Emerging market debt boutique di NN Investment Partners. Probabilmente, “l’economia dei mercati emergenti tornerà a crescere soltanto nel 2017”, precisa Assalin. Tuttavia, i mercati potrebbero iniziare ad aspettarsi una ripresa già nel secondo semestre di quest’anno, offrendo un sostegno importante al debito degli Emergenti. “L’Asia, in particolare, ha dimostrato la sua resilienza ed è considerata un porto sicuro, grazie alla sua scarsa sensibilità all’andamento dei prezzi delle materie prime e alla stabilità politica che caratterizza la regione. In caso di rialzo dei prezzi delle commodity, gli investitori potrebbero individuare maggior valore in America Latina, con una conseguente possibile sovraperfromance di quest’ultima rispetto all’Asia. Dal punto di vista del rendimento totale, anche l’Asia ne trarrebbe beneficio” sottolinea Assalin. “Ci attendiamo maggiori stimoli di natura monetaria e fiscale in Cina, che dovrebbero sostenere gli asset dei mercati emergenti in generale. Inoltre, in seguito al cambiamento delle aspettative, passate da una previsione di apprezzamento a una di deprezzamento dello yuan, i fattori tecnici del mercato sono favorevoli nel Dragone, poiché siamo in presenza di una maggiore domanda di obbligazioni denominate in dollari Usa a fronte di una minore offerta”, evidenzia l’esperto di NN Investment Partners.

SPERANZA DALL’ARGENTINA – Dando uno sguardo più specifico ai singoli Paesi, “la situazione politica in Brasile e Venezuela necessita di un’attenta osservazione, mentre il recente cambiamento politico in Argentina appare promettente e potrebbe creare molte opportunità interessanti per gli investitori”, sottolinea Assalin che precisa: “in passato diversi Paesi, come Messico, India e Indonesia, hanno attuato, o manifestato la volontà di attuare, riforme strutturali, e ciò è stato accolto positivamente dagli investitori. Oggi, la grande speranza del mercato è l’Argentina. Il nuovo governo ha già cominciato a implementare misure molto dure, ma necessarie, come la rimozione dei controlli sui capitali e la svalutazione della moneta fino ai livelli di equilibrio stabiliti dalle forze di mercato. Il Governo è riuscito inoltre a creare un gabinetto economico molto forte, in un Paese che negli ultimi anni è stato sostanzialmente chiuso agli investitori: penso quindi che nel 2016 l’Argentina farà senz’altro parlare di sé”.

I PRINCIPALI RISCHI – Ma quali sono i principali rischi per i mercati emergenti? Secondo Assalin sono rappresentati da fattori come “una prolungata debolezza delle materie prime, un rallentamento della crescita cinese più accentuato del previsto, una svalutazione disordinata dello yuan, una crescita Usa più debole delle attese, errori politici della Fed e imprevisti default societari”. “In questo scenario siamo cautamente ottimisti sul debito dei mercati emergenti, asset class in cui siamo pionieri e in cui vantiamo un forte track record. Ci attendiamo pertanto un miglioramento del sentiment di mercato nel corso del primo semestre dell’anno e per il 2016 prevediamo rendimenti totali positivi”, afferma Simona Merzagora, managing director di NN Investment Partners. “I rendimenti dei Treasury”, conclude poi Assalin, “potrebbero registrare un parziale rialzo, mentre gli spread dovrebbero subire una contrazione e per le valute dei Mercati Emergenti si prevede una lieve ripresa. Attualmente accordiamo una relativa preferenza al debito denominato in valuta forte rispetto al debito in valuta locale. Nel comparto delle valute forti prediligiamo le obbligazioni sovrane a quelle corporate”.

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