LO STUDIO – Dopo l’indagine “closet tracking” (qui la notizia), un’altra bufera si abbatte sul mondo dei fondi d’investimento a gestione attiva. Secondo uno studio condotto da S&P Dow Jones Indices e riportato dall’inserto settimanale del Financial Times, Ftfm, l’86% dei fondi azionari a gestione attiva in Europa che investe nei mercati globali, nei Paesi emergenti e negli Stati Uniti non è riuscito a battere il proprio benchmark negli ultimi 10 anni. Addirittura la totalità di tali fondi venduti nei Paesi Bassi hanno sottoperformato negli ultimi 5 anni. Così come il 95% dei fondi in Svizzera e l’88% di quelli offerti in Danimarca.
LE SOTTOPERFORMANCE – “Sono statistiche scioccanti”, ha spiegato Daniel Ung, direttore ricerche di S&P Dow Jones Indices. “Non stiamo dicendo che la gestione attiva è morta, ma i gestori dovrebbero giustificare quello che stanno facendo”. All’interno di questo campione, il 98,9% dei fondi azionari statunitensi hanno sottoperformato negli ultimi 10 anni, il 97% dei fondi sui mercati emergenti e il 97,8% dei fondi azionari globali. Solo i fondi azionari domiciliati nel Regno Unito – uno dei più grandi mercati di asset management in Europa – hanno avuto delle performance relativamente positive, se si considera l’arco temporale fino a 5 anni. Il discorso cambia se si prende in considerazione come periodo i 10 anni, dove tutte le categorie dei fondi del Paese hanno sottoperformato.
L’INDAGINE IN ITALIA – Lo studio si aggiunge alla recente indagine europea denominata “closet tracking”, nella quale diverse Authority nazionali, hanno scoperto che numerosi fondi, venduti come prodotti a gestione attiva, in realtà tendono a replicare un indice: una pratica che va ovviamente a discapito dell’investitore, che si trova a dover pagare commissioni per una gestione che in realtà potrebbe non esserci. Al momento, dieci tra i principali asset manager attivi sul mercato italiano sono finiti sotto inchiesta da parte della Consob (qui la notizia).