Bnp Paribas IP: fondamentali i consumi per la crescita

I PMI TENGONO – “Due settimane fa, abbiamo analizzato i segnali di flessione arrivati dagli indicatori prospettici dell’OCSE e adesso stiamo seguendo con attenzione gli ultimi indici dei responsabili acquisti (PMI) per trovare una conferma: ebbene, i PMI hanno tenuto abbastanza bene, fatta eccezione per il Giappone, che presenta un quadro meno favorevole”, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi Asset Solutions di Bnp Paribas Ip. “Il recente rialzo dei listini azionari ha riportato in territorio positivo la performance dell’indice S&P 500 dall’inizio dell’anno, come pure quella dell’indice relativo ai paesi emergenti (in USD), mentre le borse in Europa, Giappone e Cina sono ancora in perdita. Infine, i rendimenti obbligazionari sono stati più stabili dopo le recenti oscillazioni legate al cambiamento delle prospettive di crescita e politica monetaria”.

INDICATORI PROSPETTICI: TIENE LA CRESCITA NELL’EUROZONA – “Nella fase attuale, caratterizzata dal ristagno dell’economia USA, dalla frenata della Cina e dalle difficoltà del Giappone, gli analisti si stanno chiedendo se l’area dell’euro sarà in grado di mantenere una crescita vicina o lievemente superiore al potenziale di lungo periodo, in particolare adesso che i fattori favorevoli rappresentati dal ribasso del greggio e dalla debolezza dell’euro paiono destinati a indebolirsi nel corso dell’anno. La nostra opinione è che l’economia europea dovrebbe tenere grazie al miglioramento della spesa in consumi e degli investimenti societari”, aggiunge van Leenders. “I PMI relativi al mese di marzo corroborano queste previsioni: il PMI composito si è collocato su un livello superiore alle stime, come pure quello relativo ai servizi. La relativa solidità di questi ultimi dati indica, in effetti, che la crescita interna sta tenendo bene. In Francia e Germania, il settore dei servizi si è comportato meglio rispetto al comparto manifatturiero, e in particolare il PMI manifatturiero in Francia è sceso sotto la soglia dei 50 punti, che separa la crescita dalla contrazione. Anche il recupero di un punto da parte dell’indice tedesco Ifo è da considerare positivamente, benché tale incremento faccia seguito ad una flessione relativamente netta. A nostro avviso, comunque, è troppo presto per dichiarare il cessato allarme, in particolare poiché la spesa al consumo e la fiducia delle famiglie sono scese a partire dal picco toccato a metà del 2015, mentre le commesse del comparto manifatturiero e le esportazioni hanno registrato delle contrazioni sia a dicembre che a gennaio”.

USA: PMI LIEVEMENTE INFERIORE ALLE ATTESE – “Il PMI manifatturiero degli USA è risultato lievemente inferiore alle attese, dopo che la solidità della fiducia dei consumatori rilevata a livello regionale aveva sollevato la speranza di un rialzo più consistente. La cautela dei nostri esperti è riconducibile anche al rapido accumulo delle scorte di magazzino che fanno prevedere effetti negativi sul fronte della produzione. L’impatto di tali andamenti sulla crescita del PIL potrebbe essere modesto, ma è probabile che le conseguenze per il settore manifatturiero si rivelino più gravi. Intanto, la fiducia dei consumatori è scesa per il terzo mese consecutivo e anche il ritmo della tendenza al ribasso ha accelerato. Le percezioni dei consumatori sono peggiorate sia per quanto riguarda la situazione attuale che in prospettiva. Invece, se si considerano gli andamenti sul mercato del lavoro, i consumatori non dovrebbero avere motivi di preoccupazione: infatti, l’aumento dell’occupazione e il lieve incremento dei prezzi delle case stanno sostenendo i redditi delle famiglie. Nel complesso, dunque, prevediamo che i consumi continueranno a trainare la crescita negli Stati Uniti”, aggiunge van Leenders.

GIAPPONE: PMI AI MINIMI DEGLI ULTIMI TRE ANNI – “In Giappone, il PMI manifatturiero ha rivelato cifre sfavorevoli e potrebbe indicare che l’economia si sta avviando verso una recessione tecnica. In base all’indicatore elaborato dai nostri analisti per prevedere le tendenze economiche a brevissimo temine, negli ultimi tempi la crescita sta rallentando, come mostra anche la flessione di una serie di indicatori prospettici. Un miglioramento del mercato del lavoro che non riesce a produrre aumenti salariali di rilievo è un problema noto, non solo in Giappone, ma a livello globale. In particolare in Giappone, il numero dei lavoratori part-time o in nero sta aumentando e tale tendenza potrebbe frenare le retribuzioni”, precisa van Leenders. “Sinora gli accordi salariali conclusi a primavera hanno deluso le attese, dato che le principali aziende automobilistiche e le società del settore elettronico hanno concesso aumenti più contenuti rispetto ad un anno fa. Tenendo conto della debole crescita dei redditi e della flessione della fiducia dei consumatori, pare poco probabile che i consumi possano offrire grande sostegno all’economia. Inoltre, con l’aumento delle importazioni e il calo dell’export, il peggioramento dell’interscambio netto potrebbe pesare sulla crescita e, pertanto, è possibile che l’economia stia andando effettivamente verso una recessione”.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: PREVALE LA PRUDENZA – “Per quanto riguarda l’allocazione strategica degli attivi, deteniamo una posizione sottopesata nel comparto azionario dei paesi avanzati. In particolare in Europa, nel debito emergente in valuta forte e nei prodotti total return l’esposizione verso le azioni si colloca ai minimi storici. Secondo le nostre previsioni, i mercati azionari incontreranno delle difficoltà nell’attuale contesto: infatti, oltre al calo di fiducia nelle prospettive per la crescita economica, l’inflazione, le politiche monetarie e gli utili societari, riteniamo che la situazione politica internazionale presenti dei rischi per le azioni e gli attivi a maggior rischio. È possibile che gli Stati Uniti si stiano lasciando alle spalle il rallentamento congiunturale, ma i consumatori sono prudenti e il settore manifatturiero deve fare i conti con un accumulo di scorte di magazzino. Inoltre, crediamo che le prospettive della politica monetaria siano poco chiare: infatti, ai vertici della Federal Reserve alcuni funzionari si sono espressi a favore di un incremento dei tassi mentre altri sono stati più prudenti. In un contesto caratterizzato da una crescita debole, la Banca del Giappone potrebbe varare nuove misure di stimolo in tempi brevi. La banca centrale nipponica potrebbe spingere ulteriormente i tassi in territorio negativo, in particolare poiché gli adeguamenti al sistema modulato dei tassi d’interesse sui depositi attutisce gli effetti negativi sui profitti e sui margini delle banche. Tuttavia, gli effetti di tali provvedimenti sull’economia sono dubbi e lo sono ancora di più quelli sui mercati finanziari. Invece, un’accelerazione dell’allentamento quantitativo e un ampliamento degli acquisti azionari nell’ambito di tale programma potrebbero essere accolti più favorevolmente”, conclude van Leenders.

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