L’identikit dell’investitore senior secondo Assogestioni

RISPARMIATORI COI CAPELLI BIANCHI – Rappresentano il 37% della popolazione e hanno oltre il 63% degli asset under management, cioè del patrimonio finanziario totale presente nel nostro paese. Sono i risparmiatori senior nati tra il 1941 e il 1970, che sono stati oggetto di uno studio illustrata da Diego Martone, presidente della società di ricerche di mercato Demia Studio Associato. L’indagine, commissionata da Assogestioni, è stata presentata al Salone del Risparmio 2016 in una conferenza moderata dal giornalista Paolo Zucca, che ha visto la presenza di Alessandro Varaldo, amministratore delegato di Amundi, di Andrea Ghidoni, amministratore delegato di Ubi Pramerica sgr e Walter Ottolenghi, presidente di Mediolanum Gestione Fondi.

PREOCCUPATI DEL FUTURO – La maggior parte dei risparmiatori senior (il 70%) accantona soldi per affrontare gli imprevisti del futuro (per esempio i problemi di salute), mentre una quota più contenuta (31%) lo fa per esigenze previdenziali o per lasciare un’eredità a figli e nipoti (38%). Con questo scenario di fondo, tutti i relatori della conferenza hanno concordato sulla necessità di incentivare l’investimento di medio a lungo termine, abbassando al 12,5% (dal 26% attuale) la tassazione sui capital gain per chi tiene nel portafoglio lo stesso strumento finanziario per un periodo di almeno 3-5 anni. Tuttavia, non è solo il governo che oggi è chiamato a un maggiore impegno su questo fronte. Anche per l’intera industria del risparmio gestito si aprono nuove sfide e la necessità di una riflessione sui rapporti con la clientela. Negli ultimi 2 o 3 anni, con il progressivo azzeramento dei rendimenti dei titoli di stato e con il mercato immobiliare che non garantisce più i guadagni di un tempo, c’è stato infatti un progressivo afflusso di risorse finanziarie per oltre 200 miliardi verso i prodotti del risparmio gestito che hanno un più alto livello di rischio nel breve periodo ma che offrono anche maggiori opportunità di rendimento nel lungo termine. Nonostante questo trend, meno di un quarto dei risparmiatori senior ha sottoscritto negli ultimi 2 o 3 anni le quote di un fondo comune d’investimento. Dunque, per l’industria del risparmio gestito ci sono ancora notevoli margini di crescita.

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