Dnca, ecco il nuovo direttore investimenti in Italia

Continua il percorso di crescita nel mercato italiano di Dnca, con un nuovo ingresso nel team guidato da Enrico Trassinelli. Silvia Ranauro (nella foto) è il nuovo direttore investimenti in Italia. La manager appena arrivata spiega a Bluerating l’asset allocation di gruppo e il perché in questa fase l’Europa sia da preferire al resto del mondo.

Lei ha un passato professionale piuttosto trasversale. Ci racconta da dove viene e quale sarà il suo ruolo in Dnca?
Ho un passato come portfolio manager in società come Banca Esperia, Crédit Agricole asset management e SanPaolo wealth management. Prima di arrivare in Dnca sono stata per quattro anni senior portfolio advisor in Ubi Banca per clienti private da 2,5 milioni di euro in su dove gestivo la relazione tra private banker e clienti finali. Penso quindi di essere la figura adatta per rispondere alle richieste dei nostri partner distributivi e dei clienti istituzionali su temi di mercato e sulla gestione dei fondi. Il ruolo in Dnca, infatti, è di aiutare i nostri clienti (reti di pf e istituzionali) a capire le dinamiche di mercato più importanti. Gli obiettivi sono quelli di preservare il capitale e generare rendimento positivo. Il vostro stile di gestione è value dove predomina la scelta di società di qualità.

Come lo spiegate ai cf?
Che per noi il concetto di valutazioni interessanti non significa necessariamente che sia a sconto ma che abbia un buon profilo di crescita e utili interessanti, buoni dividendi. I cf hanno bisogno di sostegno per capire i mercati e cerchiamo di trasferire loro questo concetto: la soluzione per costruire portafogli efficienti non è solo aumentare il rischio ma ripensare il rischio nel mercato azionario e essere molto selettivi sulle tematiche di investimento.

Qual è la vostra asset allocation in questa fase?
Stiamo suggerendo tematiche di crescita con approccio value. In Europa ci sono opportunità, basti pensare che l’Eurozona ha una performance Ytd negativa del 6% e l’Italia del 12% mentre gli Usa -3% (in euro). Sul lato governativo vediamo interessanti i paesi periferici. Non ci spaventano infatti le elezioni amministrative in Italia o in Spagna; anzi possono essere delle occasioni di acquisto. Stiamo prendendo profitto su high yield Europa che ci dà un rendimento a scadenza del 4,8% con una duration media di 3,4 anni. In questo momento vogliamo presentarci un po’ più scarichi per poter rientrare più avanti. L’investimento in high yield ha senso se è di qualità: a supporto ci sono i tassi di default ai minimi, le valutazioni interessanti e il supporto della politica monetaria. Dal punto di vista azionario, i margini sono al di sotto del 6% e stabili da oltre 5 anni e quindi danno conferma di imprese in salute. Sugli utili, le stime sono state tagliate aggressivamente nei vari settori, tanto da superare la media storica negli ultimi 30 anni. Crediamo che sarà possibile vedere sorprese positive anche perché ci sono tematiche che saranno a supporto.

Quali?
Il Fondo Atlante, per esempio, rappresenta un ottimo volano per il settore bancario: le valutazioni sono ai minimi di sempre (dal 2000 trattava da 1 a 1,2 volte il book value mentre oggi la valutazione media è tra lo 0,3 e lo 0,6%). C’è da dire che questa volta l’Europa è stata reattiva. Bisogna concentrarsi sulla positività di questa operazione (Fondo Atlante, ndr) e non sulle critiche in tema di size. Di positivo ci sono la garanzia dell’aumento di capitale di acquisto dei diritti inoptati sul mercato e una gestione più congrua dei crediti in sofferenza. Questo è un ottimo punto di ingresso per il settore. Gli Stati Uniti sono poco convenienti e gli sugli emergenti l’80% della performance è dovuta a un apprezzamento delle divise. Le valutazioni e i multipli sono a sconto ma non corrispondono a miglioramenti sul fronte macro (eccesso di investimento e di capacità produttiva, rallentamento della crescita eco, mancata visibilità).

Un titolo?
Intesa Sanpaolo. Quota quasi due volte i multipli delle altre ma è best in class. Siamo positivi sull’energy dove ci concentriamo sulle major. Inoltre sulle società che lavorano su temi ad alto tasso di innovazione o su invecchiamento popolazione, ci piace Amplifon. Infine il settore delle macchine autonome che sono più forti della volatilità di breve.

Quali sono i driver che fanno dire sì all’investimento in Europa?
Un miglioramento sul fronte macro, condizioni finanziarie più espansive, valutazioni più a sconto, un migliore rapporto rischio rendimento perché il ciclo economico è più giovane. Siamo agli inizi della ripresa. Inoltre si sta assistendo a un miglioramento nel settore dei prestiti alle imprese e c’è un supporto tangibile anche da parte della politica monetaria, gli effetti li stiamo vedendo solo adesso.

Non teme le tensioni geopolitiche?
Portano volatilità e dunque possono portare occasioni di acquisto. Lo scenario macro resta intatto.

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