Ubs Am: Brexit, le conseguenze potranno essere a lungo termine

DIBATTITO ACCESO – “Il dibattito sul referendum riguardante la permanenza nell’UE del Regno Unito si è ormai acceso. Ci sono molte argomentazioni circa i costi e i benefici relativi che un’uscita piuttosto che una permanenza nell’Unione Europea potrebbero causare, tuttavia non si tratta che di congetture riguardanti il futuro”, osserva Joshua McCallum, head of fixed income economics di UBS Asset Management. “Ma quale impatto ha oggi sull’economia del Regno Unito il semplice fatto di aver posto la domanda stessa? A nessuno, nel mondo degli affari o della finanza, piace l’incertezza che, anzi, è proprio la ragione per cui le persone dedicano così tanti sforzi per prevedere il futuro. Ma questo, anche nel migliore dei casi, è già sufficientemente complicato. Il referendum rende il pronostico molto difficile e il risultato non è neppure binario; un Regno Unito post-exit potrebbe intraprendere una serie di potenziali relazioni con l’Unione Europea. Nessuno sa realmente che forma prenderanno le politiche economiche in tali circostanze”.

MISURARE L’INCERTEZZA – “Grazie a un lavoro innovativo di Scott Baker, Nick Bloom e Steven Davis abbiamo un modo per misurare il grado di incertezza della politica economica. Gli economisti calcolano un indice basato sulle notizie pubblicate dai giornali in cui si fa riferimento all’incertezza sulla politica economica. L’indice d’incertezza di politica economica che ne risulta rivela una netta divergenza tra la zona Euro e il Regno Unito. In passato, l’incertezza in Europa e nel Regno Unito tendeva a muoversi insieme. Quest’anno, l’incertezza politica nel Regno Unito si è impennata, e questo è quasi certamente l’effetto del referendum”, prosegue l’analisi di McCallum. “Quando ci si trova di fronte ad un’incertezza crescente, il primo istinto è di rinviare quante più decisioni possibili fino a che non si abbiano maggiori informazioni. Per una famiglia questo non riguarderà le spese che compie ogni giorno in cibo o energia, bensì quei prodotti più costosi come una lavatrice o una nuova automobile. Ugualmente, per un’impresa non riguarderà i salari e i costi di gestione ma piuttosto i grandi piani d’investimento o le nuove assunzioni. Nel grande schema delle cose, ritardare un nuovo stabilimento o una nuova attrezzatura di qualche mese non dovrebbe essere un grande problema”.

TUTTO FERMO – “Con sufficiente certezza, possiamo vedere come nel Regno Unito gli investimenti e le decisioni in tema di occupazione stiano slittando. Questo è molto chiaro negli agent scores della Banca di Inghilterra (nulla di così eccitante come potrebbe sembrare; sono le indagini degli uffici regionali della Banca di Inghilterra). Le intenzioni circa nuovi investimenti e nuove assunzioni si sono entrambe mitigate già da diversi mesi, suggerendo una crescente riluttanza a impegnarsi in qualsiasi cosa di lungo termine. L’impatto per quanto riguarda l’industria sembra essere stato più forte (sebbene sia giusto notare che l’industria ha rallentato anche negli Stati Uniti). Tuttavia l’industria, che è maggiormente coinvolta nel commercio internazionale, potrebbe ragionevolmente essere più preoccupata circa gli effetti incerti sul commercio in caso di un esito favorevole all’uscita dall’UE”, aggiunge McCallum. “Le conseguenze per il PIL del Regno Unito nella prima metà dell’anno saranno con ogni probabilità molto negative, e ciò rende ancora più probabile che la Banca di Inghilterra non rialzerà i tassi a breve. I mercati hanno già rimandato il primo possibile rialzo dei tassi al 2018 se non oltre. Lo stesso fenomeno lo abbiamo osservato qualche anno fa negli Stati Uniti. Al tempo incombeva un altro blocco delle attività amministrative del governo. L’indice d’incertezza politica s’impennò e gli investimenti netti crollarono. Nessuno era intenzionato a incrementare la propria capacità produttiva quando c’era tanta incertezza circa il futuro. Una volta scomparsa l’incertezza (la crisi era stata evitata), gli investimenti tornarono a crescere”.

CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE – “A differenza del rischio di arresto delle attività amministrative degli Stati Uniti, che sarebbe stato temporaneo, il referendum per la permanenza nell’Unione potrebbe avere conseguenze di più lungo termine. Nel caso di un voto a favore della permanenza nell’Unione Europea, l’incertezza svanirebbe velocemente nel nulla. Ma nel caso di una votazione contraria, le negoziazioni con il resto dell’Unione Europea potrebbero richiedere anni. Effettivamente, l‘incertezza potrebbe anche crescere in seguito al referendum, che potrebbe avere conseguenze prolungate per l’economia. Qualsiasi volere il voto esprimi, l’effetto sarà un impatto di breve termine negativo per l’economia. In tal caso, l’unica certezza è che la Banca di Inghilterra prenderà in considerazione l’eventualità di posticipare il rialzo dei tassi ancora più in là nel tempo”, conclude l’analisi di McCallum.

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